Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

mercoledì 30 settembre 2015

Vertice alle Nazioni Unite contro il terrorismo

Il presidente statunitense Obama si è dimostrato ottimista sui possibili risultati della guerra contro lo Stato islamico, che sta diventando sempre più l’obiettivo principale della fine del mandato. Il vertice tenuto a New York, presso le Nazioni Unite, sulla lotta al terrorismo ha visto la partecipazione di circa 100 nazioni, di cui 60 fanno o sono entrate a fare parte della coalizione contro il califfato, che ha registrato, proprio in occasione del summit, l’adesione di Nigeria e Malesia. Questa massiccia partecipazione contro le forze dello Stato islamico, tuttavia, appare un dato sostanzioso soltanto dal punto di vista numerico, dato che le adesioni si articolano su forme di partecipazione molto differente, che va dal semplice appoggio, alla partecipazione diplomatica, fino all’impegno militare diretto. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha messo  in guardia le nazioni partecipanti sul crescente pericolo rappresentato dai combattenti stranieri che si arruolano nelle fila del califfato: si stima, infatti, che si sia registrata una crescita di questo fenomeno nell’ordine di circa il 70 per cento. Si è calcolato che gli appartenenti stranieri nelle milizie dello Stato islamico  provengano da almeno un centinaio di paesi differenti, questo fattore espone così, praticamente il mondo intero, sebbene a livello locale con percentuali differenti, ad un rischio molto alto rappresentato dal terrorismo di ritorno. Si tratta di miliziani, che finita la propria esperienza impegnati nei combattimenti per il  califfato, tornano in patria, spesso in paesi occidentali, ma anche asiatici ed africani, con una preparazione militare evidentemente maggiore e, sopratutto, con un indottrinamento estremista, che può costituire la base per la formazione di cellule terroristiche che possono sfuggire al controllo delle froze dell’ordine. D’altro canto questa metodologia di allargamento del fronte di combattimento in un frazionamento massiccio, tale da portare la guerra islamica fino dentro a nazioni con istituzioni molto radicate, rappresenta un obiettivo del califfato, che potrà diventare sempre più importante a prescindere dalle sorti del conflitto. Quello che teme il Segretario delle Nazioni Unite è che si venga a creare un sempre più diffuso stato di emergenza nel mondo, in grado di alterare equilibri politici consolidati, per diffondere ed attuare il messaggio fondamentalista. Non a caso uno dei punti maggiormente discussi è stato quello su come stroncare la propaganda dell Stato islamico, che si è rivelata, attraverso un uso sapiente dei moderni mezzi di comunicazione, lo strumento che più ha permesso di raccogliere le adesioni degli stranieri tra i combattenti del terrorismo islamico. Ma aldilà di questi temi, molto importanti e seguiti il clou del vertice è stato l’incontro tra Obama e Putin, che pur mantenendo le proprie posizioni su altre questioni cruciali, come l’Ucraina, hanno convenuto sulla necessità di una collaborazione militare per combattere lo Stato islamico. Per la Russia la necessità di sconfiggere il califfato è forse ancora maggiore di quella degli Stati Uniti, per la presenza di diversi gruppi estremisti sul proprio territorio, da cui provengono diversi combattenti che si sono arruolati nelle milizie integraliste. Le differenze tra Mosca e Washington riguardano il destino della Siria, individuata come punto di partenza necessario per risolvere la questione con il califfato. In effetti se si raggiungesse una fine della guerra civile siriana, con la sconfitta delle forze integraliste presenti sul terreno, verrebbe ristretta la capacità di manovra delle forze del califfato, a cui resterebbero i territori irakeni e diventerebbe meno difficile cercare la definitiva sconfitta dei fondamentalisti. Putin resta fermo sulla sua posizione di mantenere al potere Assad, o almeno, garantirgli un ruolo ufficiale se si arriverà ad un negoziato per la definizione del governo del paese siriano, questa determina una grande distanza da Obama, tuttavia la necessità di fermare il conflitto ed il conseguente esodo dei profughi, sembra rimandare questa questione a favore di una intesa su di una possibile collaborazione militare incentrata su raid aerei congiunti. Putin, ufficialmente sembra seguire Obama sul rifiuto di impiegare proprie truppe sul terreno, ma ciò mette in pericolo un possibile risultato positivo, difficilmente raggiungibile, come finora dimostrato, senza un impegno diretto sul terreno. Proprio questo punto dimostra la debolezza di una coalizione, che seppure tanto vasta, non riesce a dotarsi dei mezzi necessari per perseguire la vittoria contro milizie, che sono certamente organizzate, ma che hanno come unico punto di forza tattico militare il presidio del territorio e sfruttano la mancanza di volontà degli avversari internazionali di affrontarli direttamente sul campo di battaglia. 

Summit at the United Nations against terrorism

US President Obama was optimistic about the possible results of the war against the Islamic Republic, which is increasingly becoming the main target of the end of the mandate. The summit held in New York, at the United Nations, on the fight against terrorism was attended by about 100 nations, 60 of which are or have become part of the coalition against the caliphate, which recorded, on the occasion of the summit , the accession of Nigeria and Malaysia. This massive participation against the forces of the Islamic State, however, appears as a substantial only from the numerical point of view, given that the subscriptions are arranged in very different forms of participation, ranging from simple support, participation in diplomatic efforts to direct military. The Secretary General of the United Nations Ban Ki Moon warned the nations participating in the growing danger posed by foreign fighters who join the ranks of the Caliphate: it is estimated, in fact, that has registered a growth of this phenomenon in the order of about 70 percent. It is estimated that foreign members of the militias of the Islamic state from at least a hundred different countries, this factor exposes so, virtually the whole world, although at the local level with different percentages, to a very high risk that is terrorism in return. These militiamen, who finished his experience engaged in the fighting for the caliphate, returning home, often in Western countries, but also in Asia and Africa, with a clearly greater military preparedness and, especially, with an extremist indoctrination, which can be the basis for the formation of terrorist cells that can escape the control of the order froze. On the other hand this method of enlargement of the fighting front in a mass fractionation, such as to bring the war to Islamic institutions in a nation with deeply rooted, is an objective of the Caliphate, which will become increasingly important regardless of the outcome of the conflict . What he fears is the Secretary of the United Nations which is to create a more widespread state of emergency in the world, able to alter the political balance established to disseminate and implement the fundamentalist message. Not surprisingly one of the most discussed was that of how to break the propaganda of the Islamic state, which proved, through clever use of modern means of communication, the tool that has allowed us to collect more accessions of foreigners among the fighters Islamic terrorism. But beyond these issues, very important and followed the highlight of the summit was the meeting between Obama and Putin, that while maintaining their positions on other crucial issues, such as Ukraine, have agreed on the need for military cooperation to fight the Islamic state. For Russia the need to defeat the caliphate is perhaps even greater than that of the United States, due to the presence of different extremist groups on its territory, from which several fighters who have enrolled in the fundamentalist militia. The differences between Moscow and Washington concerning the fate of Syria, identified as a necessary starting point to solve the issue with the caliphate. In fact if you reach the end of a civil war in Syria, with the defeat of fundamentalist forces on the ground, it would be restricted ability to maneuver forces of the caliphate, which would remain in the Iraqi territories and become less difficult to seek the definitive defeat of the fundamentalists. Putin remains firm on its position to keep Assad in power, or at least, grant him an official if it will lead to negotiations for the establishment of the Syrian government in the country, this results in a large distance from Obama, however, the need to stop the conflict and the resulting exodus of refugees, seems to refer this question in favor of an agreement on a possible military cooperation focused on joint raids. Putin officially seems to follow Obama's refusal to employ its troops on the ground, but would endanger a possible positive result, difficult to reach, as shown so far, no direct involvement on the ground. Precisely this point demonstrates the weakness of a coalition, that although so vast, it fails to take the necessary measures to achieve victory against the militias, which are certainly organized, but whose sole strength tactical military the defense of the territory and exploit the lack of will of the international competitors to deal with them directly on the battlefield.

Cumbre de las Naciones Unidas contra el terrorismo

Presidente Obama se mostró optimista sobre los posibles resultados de la guerra contra la República Islámica, que se está convirtiendo cada vez más en el principal objetivo del fin de su mandato. La cumbre celebrada en Nueva York, en las Naciones Unidas, en la lucha contra el terrorismo asistieron alrededor de 100 países, 60 de los cuales están o han pasado a formar parte de la coalición contra el califato, que registró, con motivo de la cumbre , la adhesión de Nigeria y Malasia. Esta participación masiva en contra de las fuerzas del Estado islámico, sin embargo, aparece como un importante sólo desde el punto de vista numérico, ya que las suscripciones están dispuestos en muy diferentes formas de participación, que van desde la simple apoyo, la participación en los esfuerzos diplomáticos a militar directa. El Secretario General de la ONU, Ban Ki Luna Naciones Unidas advirtió a las naciones que participan en el creciente peligro que representa combatientes extranjeros que se unen a las filas del Califato: se estima, de hecho, que ha registrado un crecimiento de este fenómeno en el orden de aproximadamente 70 por ciento. Se estima que los miembros extranjeros de las milicias del estado islámico de al menos un centenar de diferentes países, este factor expone así, prácticamente todo el mundo, aunque a nivel local con diferentes porcentajes, a un riesgo muy alto de que es el terrorismo a cambio. Estos milicianos, que terminaron su experiencia dedicada a la lucha por el califato, volver a casa, a menudo en los países occidentales, pero también en Asia y África, con una claridad mayor preparación militar y, sobre todo, con un adoctrinamiento extremista, que pueden ser la base para la formación de células terroristas que pueden escapar el control de la congeló orden. Por otra parte este método de ampliación de la frente de lucha en un fraccionamiento de masas, tal como para llevar la guerra a las instituciones islámicas en un país con profundas raíces, es un objetivo del Califato, que será cada vez más importante, independientemente del resultado del conflicto . Lo que teme es el Secretario de las Naciones Unidas, que es la creación de un estado más generalizado de emergencia en el mundo, capaz de alterar el equilibrio político establecido para difundir y aplicar el mensaje fundamentalista. No en vano uno de los más discutidos fue el de cómo romper la propaganda del Estado islámico, que demostró, a través de un uso inteligente de los medios modernos de comunicación, la herramienta que nos ha permitido recoger más adhesiones de extranjeros entre los combatientes el terrorismo islámico. Pero más allá de estas cuestiones, muy importante y seguido el punto culminante de la cumbre fue la reunión entre Obama y Putin, que, manteniendo sus posiciones sobre otros temas cruciales, como Ucrania, han convenido en la necesidad de la cooperación militar para luchar el estado islámico. Para Rusia la necesidad de derrotar el califato es quizás aún mayor que la de los Estados Unidos, debido a la presencia de diferentes grupos extremistas en su territorio, de la que varios combatientes que se han inscrito en la milicia fundamentalista. Las diferencias entre Moscú y Washington sobre el destino de Siria, identificados como un punto de partida necesario para resolver el problema con el califato. De hecho, si se llega al final de una guerra civil en Siria, con la derrota de las fuerzas fundamentalistas en el suelo, que se limitaría la capacidad de maniobrar las fuerzas del califato, que se mantendría en los territorios iraquíes y ser menos difícil de buscar la derrota definitiva de los fundamentalistas. Putin se mantiene firme en su posición de mantener Assad en el poder, o al menos, le conceda un funcionario si va a conducir a las negociaciones para el establecimiento del gobierno sirio en el país, esto da lugar a una gran distancia de Obama, sin embargo, la necesidad de detener el conflicto y el éxodo resultante de los refugiados, parece referirse a esta cuestión en favor de un acuerdo sobre una posible cooperación militar centrado en redadas conjuntas. Putin parece oficialmente a seguir la negativa de Obama a emplear sus tropas sobre el terreno, pero podría poner en peligro un posible resultado positivo, de difícil acceso, como se muestra hasta el momento, ninguna participación directa en el suelo. Precisamente este punto demuestra la debilidad de una coalición, que a pesar de tan vasto, que no adopte las medidas necesarias para lograr la victoria contra las milicias, que son sin duda organizados, pero cuya única fortaleza táctica militar la defensa del territorio y explotar la falta de voluntad de los competidores internacionales para tratar con ellos directamente en el campo de batalla.

Gipfeltreffen der Vereinten Nationen gegen den Terrorismus

US-Präsident Obama zeigte sich optimistisch über die möglichen Folgen des Krieges gegen die Islamische Republik, die immer mehr zum Hauptziel der Ablauf des Mandats. Der Gipfel in New York stattfand, bei den Vereinten Nationen, auf dem Kampf gegen den Terrorismus wurde von über 100 Nationen, von denen 60 sind oder werden Teil der Koalition gegen das Kalifat, das aufgezeichnete anlässlich des Gipfels teil, Der Beitritt von Nigeria und Malaysia. Diese massive Beteiligung gegen die Kräfte des Islamischen Staates scheint jedoch als wesentlichen nur von der numerischen Sicht, da die Abonnements werden in sehr unterschiedlichen Formen der Beteiligung angeordnet, die von einfachen Unterstützung, Teilnahme an diplomatischen Bemühungen um direkte militärische. Der Generalsekretär des Ban Ki Moon Vereinten Nationen warnte die Nationen, die an der wachsenden Gefahr durch ausländische Kämpfer, die in die Reihen des Kalifats beitreten gestellt: es wird geschätzt, in der Tat, dass ein Wachstum dieses Phänomens in der Größenordnung von etwa registriert hat 70 Prozent. Es wird geschätzt, dass die ausländischen Mitglieder der Milizen des islamischen Staates von mindestens hundert verschiedenen Ländern, macht dieser Faktor so, praktisch die ganze Welt, wenn auch auf der lokalen Ebene mit verschiedenen Prozentsätzen, zu einem sehr hohen Risiko, dass der Terrorismus zurück. Diese Milizen, der seine Erfahrung in den Kämpfen um das Kalifat in den westlichen Ländern engagiert, der Rückkehr nach Hause, oft aber auch in Asien und Afrika, mit einem deutlich größeren militärischen Abwehrbereitschaft und vor allem mit extremistischem Indoktrination abgeschlossen, was sein kann, die Grundlage für die Bildung von terroristischen Zellen, die die Kontrolle über die Reihenfolge erstarrte entweichen kann. Auf der anderen Seite diese Methode der Erweiterung der Kampffront in einem Massen Fraktionierung, beispielsweise, um den Krieg zu islamischen Institutionen in einem Land mit tief verwurzelt zu bringen, ist ein Ziel des Kalifats, das immer mehr an Bedeutung, unabhängig vom Ergebnis des Konflikts werden wird . Was er fürchtet, ist der Generalsekretär der Vereinten Nationen, die um eine weitere Verbreitung der Ausnahmezustand in der Welt zu schaffen, in der Lage, das politische Gleichgewicht gegründet, um die Verbreitung und Umsetzung des fundamentalistischen Nachricht zu ändern ist. Nicht überraschend einer der am meisten diskutierten, war, dass, wie die Propaganda der Islamischen Staat, der, erwies sich durch geschickten Einsatz von modernen Kommunikationsmittel, das Werkzeug, das es uns ermöglicht, weitere Beitritte von Ausländern unter den Kämpfern zu sammeln brechen islamischen Terrorismus. Aber jenseits dieser Fragen sehr wichtig, und folgte der Höhepunkt des Gipfels war das Treffen zwischen Obama und Putin, dass, während ihre Positionen auf anderen wichtigen Fragen, wie der Ukraine aufrechterhalten, haben über die Notwendigkeit einig für militärische Zusammenarbeit zu kämpfen der islamische Staat. Für Russland die Notwendigkeit, das Kalifat zu besiegen ist vielleicht noch größer als die von den Vereinigten Staaten, aufgrund der Anwesenheit von verschiedenen extremistischen Gruppen auf seinem Territorium, von dem mehrere Kämpfer, die in der fundamentalistischen Miliz eingeschrieben haben. Die Unterschiede zwischen Moskau und Washington über das Schicksal von Syrien, als eine notwendige Ausgangspunkt identifiziert, um das Problem mit dem Kalifat zu lösen. In der Tat, wenn Sie das Ende eines Bürgerkriegs in Syrien zu erreichen, mit der Niederlage der fundamentalistischen Kräfte auf dem Boden, es beschränkt werden würde Fähigkeit, Kräfte des Kalifats, die in den irakischen Gebieten bleiben und weniger schwierig, die endgültige Niederlage der Fundamentalisten versuchen würde zu manövrieren. Putin bleibt fest auf den Standpunkt Assad an der Macht zu halten, oder zumindest, gib ihm eine offizielle, wenn es um Verhandlungen zur Einrichtung der syrischen Regierung in dem Land führen, führt dies zu einem großen Abstand von Obama, jedoch die Notwendigkeit, den Konflikt zu beenden und die resultierende Abwanderung von Flüchtlingen, scheint diese Frage zugunsten einer Einigung über eine mögliche militärische Zusammenarbeit bei gemeinsamen Razzien konzentriert beziehen. Putin offiziell scheint Obamas Weigerung zu folgen, seine Truppen auf dem Boden zu verwenden, würde aber eine mögliche positive Ergebnis gefährden, schwer zu erreichen, wie gezeigt Bisher wurden keine direkte Beteiligung am Boden. Gerade dieser Punkt zeigt die Schwäche der Koalition, dass zwar so groß, doch fehlt es an die notwendigen Maßnahmen zum Sieg gegen die Milizen, die sicherlich organisiert sind zu erreichen, aber deren einzige Stärke die taktische militärische Verteidigung des Territoriums und zu nutzen der Mangel an Willen der internationalen Konkurrenz um mit ihnen direkt auf dem Schlachtfeld umzugehen.

Sommet à l'ONU contre le terrorisme

Président américain Barack Obama était optimiste sur les résultats possibles de la guerre contre la République islamique, qui est de plus en plus la cible principale de la fin du mandat. Le sommet tenue à New York, à l'ONU, sur la lutte contre le terrorisme a été suivi par environ 100 pays, dont 60 sont ou sont devenues partie intégrante de la coalition contre le califat, qui a enregistré, à l'occasion du sommet , l'adhésion du Nigeria et la Malaisie. Cette participation massive contre les forces de l'État islamique, cependant, apparaît comme une importante seulement du point de vue numérique, étant donné que les abonnements sont disposés dans des formes très différentes de participation, allant de simple support, la participation dans les efforts diplomatiques à militaire directe. Le Secrétaire général de l'Ban Ki Moon Nations Unies a averti les nations participant au danger croissant posé par les combattants étrangers qui rejoignent les rangs du califat: on estime, en effet, qui a enregistré une croissance de ce phénomène dans l'ordre d'environ 70 pour cent. On estime que les membres étrangers des milices de l'Etat islamique d'au moins une centaine de pays différents, ce facteur expose donc, pratiquement tout le monde, même si au niveau local avec des pourcentages différents, à un risque très élevé qui est le terrorisme en retour. Ces miliciens, qui a terminé son expérience engagée dans la lutte pour le califat, retour à la maison, souvent dans les pays occidentaux, mais aussi en Asie et en Afrique, avec une plus grande évidence de préparation militaire et, surtout, avec un endoctrinement extrémiste, qui peuvent être la base de la formation de cellules terroristes qui peuvent échapper au contrôle de l'ordre gelé. D'autre part, cette méthode d'élargissement du front de combat dans un fractionnement de masse, de manière à amener la guerre à des institutions islamiques dans une nation avec profondément enracinée, est un objectif du califat, qui deviendra de plus en plus importante indépendamment de l'issue du conflit . Qu'est-ce qu'il craint est le secrétaire des Nations Unies, qui est de créer un état d'urgence plus répandue dans le monde, capable de modifier l'équilibre politique établi pour diffuser et mettre en œuvre le message fondamentaliste. Sans surprise l'un des plus discuté est celui de la façon de briser la propagande de l'Etat islamique, qui a prouvé, grâce à l'utilisation intelligente des moyens de communication modernes, l'outil qui nous a permis de recueillir plus d'adhésions d'étrangers parmi les combattants le terrorisme islamique. Mais au-delà de ces questions, très important et suivi le point culminant du sommet était la rencontre entre Obama et Poutine, qui, tout en maintenant leurs positions sur d'autres questions cruciales, comme l'Ukraine, sont convenus de la nécessité de la coopération militaire pour lutter contre l'Etat islamique. Pour la Russie la nécessité de vaincre le califat est peut-être même plus grande que celle des États-Unis, en raison de la présence de différents groupes extrémistes sur son territoire, à partir de laquelle plusieurs combattants qui se sont inscrits dans la milice fondamentaliste. Les différences entre Moscou et Washington concernant le sort de la Syrie, identifiés comme un point de départ nécessaire pour résoudre le problème avec le califat. En fait, si vous atteignez la fin d'une guerre civile en Syrie, avec la défaite des forces fondamentalistes sur le terrain, il serait limité la capacité de manœuvre des forces du califat, qui resterait dans les territoires irakiens et devenir moins difficile à chercher la défaite définitive des intégristes. Poutine reste ferme sur sa position pour maintenir Assad au pouvoir, ou du moins, lui accorder un fonctionnaire si elle va mener à des négociations pour la mise en place du gouvernement syrien dans le pays, cela se traduit par une grande distance de Obama, cependant, la nécessité d'arrêter le conflit et l'exode des réfugiés résultant, semble se référer à cette question en faveur d'un accord sur une éventuelle coopération militaire axé sur les raids conjoints. Poutine semble officiellement de suivre le refus d'Obama d'employer ses troupes sur le terrain, mais mettrait en danger un éventuel résultat positif, difficiles à atteindre, comme indiqué jusqu'à présent, aucune implication directe sur le terrain. Précisément ce point démontre la faiblesse de la coalition, que, bien que si vaste, il ne parvient pas à prendre les mesures nécessaires pour parvenir à la victoire contre les milices, qui sont certainement organisés, mais dont la seule force militaire de la défense du territoire tactique et exploiter le manque de volonté des concurrents internationaux de traiter avec eux directement sur le champ de bataille.

Summit nas Nações Unidas contra o terrorismo

US presidente Barack Obama estava otimista sobre os possíveis resultados da guerra contra a República Islâmica, que é cada vez mais o principal alvo do fim do mandato. A cimeira realizada em Nova Iorque, na sede das Nações Unidas, na luta contra o terrorismo foi assistido por cerca de 100 nações, 60 dos quais são ou se tornaram parte da coalizão contra o califado, que registrou, por ocasião da cimeira , a adesão da Nigéria e Malásia. Esta participação massiva contra as forças do Estado islâmico, no entanto, aparece como uma substancial só do ponto de vista numérico, já que as assinaturas são dispostos em formas muito diferentes de participação, que vão desde o apoio simples, a participação nos esforços diplomáticos para militar direta. O Secretário-Geral das Nações Unidas, Ban Ki Moon alertou as nações participando do crescente perigo representado por combatentes estrangeiros que ingressam nas fileiras do Califado: estima-se, de fato, que tem registado um crescimento deste fenómeno na ordem de cerca de 70 por cento. Estima-se que os membros estrangeiros das milícias do estado islâmico de pelo menos uma centena de diferentes países, esse fator expõe assim, praticamente todo o mundo, embora a nível local com diferentes percentuais, para um risco muito elevado que é o terrorismo em troca. Esses milicianos, que terminou a sua experiência engajados nos combates para o califado, voltando para casa, muitas vezes em países ocidentais, mas também na Ásia e na África, com uma clareza maior prontidão militar e, especialmente, com uma doutrinação extremista, que podem ser a base para a formação de células terroristas que podem escapar ao controlo do congelou fim. Por outro lado, este método de alargamento da frente de combate em um fracionamento de massa, de modo a levar a guerra a instituições islâmicas em um país com raízes profundas, é um objectivo do Califado, que se tornará cada vez mais importante, independentemente do resultado do conflito . O que ele teme é o secretário das Nações Unidas, que é criar um estado mais generalizado de emergência no mundo, capaz de alterar o equilíbrio político estabelecido para disseminar e implementar a mensagem fundamentalista. Não surpreendentemente um dos mais discutidos foi a de como quebrar a propaganda do Estado islâmico, que provou, por meio do uso inteligente dos meios modernos de comunicação, a ferramenta que nos permitiu recolher mais adesões de estrangeiros entre os lutadores terrorismo islâmico. Mas, para além destas questões, muito importante e seguiu o destaque da cúpula foi a reunião entre Obama e Putin, que, mantendo as suas posições sobre outras questões cruciais, como a Ucrânia, chegaram a acordo sobre a necessidade de cooperação militar para combater o Estado islâmico. Para a Rússia a necessidade de derrotar o califado é talvez ainda maior do que a dos Estados Unidos, devido à presença de diferentes grupos extremistas no seu território, a partir da qual vários lutadores que se matriculou na milícia fundamentalista. As diferenças entre Moscou e Washington sobre o destino da Síria, identificadas como um ponto de partida necessário para resolver o problema com o califado. De fato, se você chegar ao final de uma guerra civil na Síria, com a derrota das forças fundamentalistas no chão, seria restrita capacidade de manobrar forças do califado, que iria permanecer em território iraquiano e se tornar menos difícil para buscar a derrota definitiva dos fundamentalistas. Putin mantém-se firme em sua posição para manter Assad no poder, ou, pelo menos, conceder-lhe um funcionário se ele vai levar a negociações para o estabelecimento do governo sírio no país, isso resulta em uma grande distância de Obama, no entanto, a necessidade de parar o conflito e o êxodo resultante de refugiados, parece referir-se a esta questão em favor de um acordo sobre uma possível cooperação militar focado em ataques conjuntos. Putin parece oficialmente para acompanhar a recusa de Obama para empregar suas tropas no terreno, mas poria em perigo um possível resultado positivo, de difícil acesso, como mostrado até agora, nenhum envolvimento direto no chão. Precisamente neste ponto demonstra a fraqueza de uma coalizão, que, apesar de tão vasto, ele não tomar as medidas necessárias para conseguir a vitória contra as milícias, que são certamente organizados, mas cuja única força tática militar da defesa do território e explorar a falta de vontade dos concorrentes internacionais para lidar com eles diretamente no campo de batalha.

Саммит в Организации Объединенных Наций против терроризма

Президент США Обама с оптимизмом смотрит на возможные результаты войны против Исламской Республики, которая все больше становится главной мишенью в конце мандата. Саммит состоится в Нью-Йорке, в Организации Объединенных Наций, по борьбе с терроризмом приняли участие около 100 стран, 60 из которых являются или становятся частью коалиции против халифата, в котором отражены, по случаю саммита , присоединение Нигерии и Малайзии. Это массовое участие против сил Исламского Государства, однако, как представляется, как значительная только с численной точки зрения, учитывая, что подписок расположены в самых разных формах участия, начиная от простого поддержки, участие в дипломатических усилий по прямое военное. Генеральный секретарь Пан Ги Мун Организации Объединенных Наций предупредила народы участвуют в растущей опасности, исходящей от иностранных боевиков, которые вступают в ряды халифата: по оценкам, в самом деле, что зарегистрирован рост этого явления в порядке около 70 процентов. Считается, что иностранные члены ополчения исламского государства по меньшей мере из ста разных стран, этот фактор открывает так, практически весь мир, хотя на местном уровне с различными процентах, на очень большой риск, что терроризм в ответ. Эти милиционеры, которые закончили его опыт занимаются в боях за халифата, возвращаясь домой, часто в западных странах, но также в Азии и Африке, с четко большей военной готовности и, особенно, с экстремистской идеологической обработки, которые могут быть основой для формирования террористических ячеек, которые могут убежать контроль порядка замерзла. С другой стороны, этот метод расширения боевого фронта в массовом фракционирования, например, довести войну до исламских институтов в стране с глубоко укоренившейся, является задачей халифата, который становится все более важным, независимо от исхода конфликта , То, что он боится, является секретарем Организации Объединенных Наций, которая заключается в создании более широкого чрезвычайное положение в мире, в состоянии изменить политический баланс, созданный для распространения и реализации фундаменталистского сообщение. Не удивительно одним из самых обсуждаемых в том, что о том, как разорвать пропаганду исламского государства, которое оказалось через умное использование современных средств связи, инструмент, который позволил нам собрать больше присоединения иностранцев среди боевиков Исламский терроризм. Но за этим вопросам, очень важно и с последующим событием саммита стала встреча Обамы и Путина, что при сохранении своих позиций на других важных вопросов, таких как Украина, договорились о необходимости военного сотрудничества для борьбы исламское государство. Для России необходимость победить халифата, пожалуй, даже больше, чем в Соединенных Штатах, из-за наличия различных экстремистских групп на своей территории, с которой несколько бойцов, которые зачислены в фундаменталистской милиции. Различия между Москвой и Вашингтоном о судьбе Сирии, идентифицированные как необходимой отправной точкой, чтобы решить вопрос с халифата. В самом деле, если вы дойдете до конца гражданской войны в Сирии, с поражением фундаменталистских сил на земле, он будет ограничен в возможности маневрировать силами халифата, который останется в иракских территорий и стать менее трудно искать окончательное поражение фундаменталистов. Путин остается фирма на своей позиции, чтобы сохранить Асада у власти, или, по крайней мере предоставить ему официальное если это приведет к переговорам о создании сирийского правительства в стране, это приводит к большим расстоянием от Обамы, однако, необходимость остановить конфликт и в результате исход беженцев, кажется, относится этот вопрос в пользу соглашения о возможном военном сотрудничестве, ориентированной на совместных рейдов. Путин официально, кажется, следует отказ Обамы использовать свои войска на земле, но может поставить под угрозу возможный положительный результат, трудно достичь, как показано Пока ни непосредственного участия на местах. Именно эта точка демонстрирует слабость коалиции, что, хотя настолько обширна, она не в состоянии принять необходимые меры для достижения победы над ополченцев, которые, безусловно, организованных, но, единственной силы тактическая военная оборону территории и использовать отсутствие воли международных конкурентов, чтобы иметь дело с ними прямо на поле боя.