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venerdì 20 aprile 2018

北朝鮮は核軍縮に利用可能

ソウルの政府によると、北朝鮮は自国の軍事部門の非核化のプロセスを開始する準備ができてしまう、南オセチア。ソウルのコーラの領土からのアメリカ軍の放棄を求めることなく、この段階では、彼はで再生されています主な被害者として国の南部を見るであろう米国と北朝鮮間の紛争の危険性を打開するための主な目的を持つワシントンと平壌間の仲介者として、非常に慎重に。ソウルが確認したことが真実ならば、北朝鮮が核軍縮の相手に米軍の撤退をしなかったのは初めてだろう。韓国に駐留している米軍は約2万8000人で、核兵器が最終的な侵攻の可能性として利用されたため、北朝鮮の核軍縮の主な障害となっている。一方で、アメリカの撤退は、平壌の武装解除に関する交渉では克服できない障害となるだろう。北朝鮮の斬新さは、その生存のための安全保障が要求される、政権の要求による分析者によって説明される。この仮説が真実ならば、中国からの圧力だけでなく、米国と北朝鮮の代表者間の非公式会合も考えられる。金正日(キム・ジョンウン)大統領は国家維持の安全保障を優先させたが、米国は何度も永続性を脅かした。しかし、これは、それは本当のようではありません唯一の理由であると信じて、可能性が供給より広範囲核兵器へのエスカレーションを引き起こす恐れである可能性があります。日本が核兵器を装備するという脅威は、短期間に原子兵器を作るために必要な知識を既に持っていることから、非常に具体的です。日本の立場は、北朝鮮への譲歩や平壌でのアメリカの開放に非常に重要だ。東京で恐れられているのは、北朝鮮の協力行動は誠実ではなく、軍備の一部を保護するための戦術を隠すことができるということです。日本の態度は、地域平衡への改革を構成し、両国の間に常に潜在的に危険な紛争が存在するため、中国が恐れている。北京にとっては、原子兵器を持つ相手を見つけることは、従来の武器だけを持つこととは大きく異なる。問題は、北朝鮮の発展における二次思えません:中国の目標は、管理下に地域の状況を維持するために、安定性と商業のトラフィックを維持することです:このコンテキストでは金正恩の要求を完全に撤回、中国以来でしょう以前にこの制度を放棄するように操作された。北朝鮮の独裁者が米国と合意すれば、北京との国際的な利用可能性を保証することができる北京との間でまず合意しなければならない。他方、中国にとっても同様に重要な動機は、米国の存在を国境にもたらす南北間の会合を避けることである。このすべては、ソウルをも満足させるワシントンと平壌の間のdétenteによってのみ達成することができます。米国側では、これは外交的勝利であり、オバマでさえも自慢できないだろう。北朝鮮の核軍縮は、国際大国の威信を追いかける米国大統領のキャリアにおける重要なポイントになるだろう

كوريا الشمالية متاحة لنزع السلاح النووي

ووفقًا لحكومة سيول ، فإن كوريا الشمالية ستكون مستعدة لبدء عملية نزع السلاح النووي من القطاع العسكري في البلاد ، دون أن تطلب التخلي عن القوات الأمريكية من إقليم كورا الجنوبية ، في هذه المرحلة ، تقوم سيول بتفسير حرص شديد على دور الوسيط بين واشنطن وبيونغ يانغ ، حيث كان الهدف الرئيسي لنزع فتيل خطر الصراع بين الولايات المتحدة وكوريا الشمالية ، والذي من شأنه أن يرى الجزء الجنوبي من البلاد كضحية رئيسية. إذا كان ما أكدته سيئول صحيحًا ، فستكون هذه هي المرة الأولى التي لا تضع فيها كوريا الشمالية رحيل القوات الأمريكية في نظائرها لنزع سلاحها النووي. يبلغ عدد الجنود الأميركيين المتمركزين في كوريا الجنوبية حوالي 28 ألف جندي ، ويشكلون حتى الآن العقبة الرئيسية أمام نزع السلاح النووي في كوريا الشمالية ، وذلك بالتحديد لأن السلاح النووي استخدم كاحتمال محتمل لغزو في نهاية المطاف. من ناحية أخرى ، فإن الانسحاب الأميركي سيكون عقبة لا يمكن تجاوزها في التفاوض على نزع سلاح بيونغ يانغ. ويفسر المحللون الجدد في كوريا الشمالية محللون من خلال طلب النظام الذي سيتطلب ضمانات أمنية لبقائه ؛ إذا كانت هذه الفرضية صحيحة ، لا يمكن للمرء أن يفكر فقط في شكل من أشكال الضغط من الصين ، ولكن أيضا الاجتماعات غير الرسمية المستمرة بين ممثلي أمريكا وكوريا الشمالية. كان من المفترض أن يمنح كيم جونغ أون الأولوية للأمن المتبقي المسؤول عن الدولة ، وهو تهديد استمر عدة مرات من قبل الولايات المتحدة. ومع ذلك ، وللاعتقاد بأن هذا هو السبب الوحيد الذي لا يبدو حقيقياً ، يمكن أن يتمثل أحد الاحتمالات في الخوف من إطلاق تصعيد نحو هبة أسلحة ذرية أكثر انتشاراً. إن تهديدات اليابان بتزويد نفسها بسلاح نووي أمرًا ملموسًا جدًا ، نظرًا لأن طوكيو لديها بالفعل كل المعرفة اللازمة لبناء السلاح النووي في وقت قصير. موقف اليابان ينتقد بشدة التنازلات المحتملة لكوريا الشمالية والافتتاحات الأمريكية في بيونغ يانغ. ما يُخشى في طوكيو هو أن السلوك التعاوني لكوريا الشمالية ليس صادقًا ، بل يمكنه إخفاء تكتيك يهدف إلى حماية جزء من ترسانته العسكرية. وتخشى الصين كثيراً من الموقف الياباني ، لأنه يشكل تغييراً في التوازن الإقليمي ولأن هناك دائماً خلافات محفوفة بالمخاطر بين البلدين. بالنسبة لبكين ، فإن العثور على منافس بسلاح ذري يختلف اختلافاً كبيراً عن وجود سلاح له أسلحة تقليدية فقط. لا تبدو القضية ثانوية في تطورات كوريا الشمالية: الهدف الصيني هو الحفاظ على وضع في المنطقة تحت السيطرة ، للحفاظ على الاستقرار والاتجار التجاري: في ضوء ذلك ، فإن طلب كيم جونغ أون يقع بالكامل ، عملت سابقا لتسليم النظام. إذا وافق الديكتاتور الكوري الشمالي مع الولايات المتحدة ، فعليه أولاً أن يتفق مع بكين التي يمكن أن تضمن توافر دولي أكبر. من ناحية أخرى ، هناك دافع مهم بنفس القدر للصين هو تجنب اجتماع الكوريتين ، الأمر الذي من شأنه أن يؤدي إلى الوجود الأمريكي على حدودها. لا يمكن تحقيق كل هذا إلا من خلال انفراج بين واشنطن وبيونغ يانغ ، وهو ما يرضي سيول أيضًا. على الجانب الأمريكي بالنسبة إلى ترامب ، سيكون هذا انتصارا دبلوماسيا ، لا يمكن حتى لأوباما أن يتباهى به: إن نزع السلاح النووي لكوريا الشمالية سيكون نقطة بارزة في مسيرة رئيس الولايات المتحدة ، الأمر الذي سيعزز مكانته في الوطن على المسرح الدولي. .

venerdì 13 aprile 2018

L'Europa si interroga sulle sanzioni contro l'Iran per la Siria

Esiste un conflitto all’interno dei paesi europei circa l’atteggiamento da tenere con l’Iran. Le questioni sono due, ed anche se paiono non collegate tra loro, costituiscono un problema sulle relazioni con Teheran, ma anche con Washington. Il coinvolgimento iraniano nella guerra siriana al fianco di Assad, e quindi di tutte le sue malefatte, impone di ai paesi europei di dare una risposta forte di tipo diplomatico al paese iraniano: la soluzione trovata sarebbe quella di imporre a Teheran delle sanzioni, tuttavia, la ragione della discussione è di quale gravità dovrebbero essere questi provvedimenti. L’interrogativo è legato all’accordo sul nucleare che l’Iran ha stipulato anche con l’Unione Europea, la Germania, la Francia ed il Regno Unito. Il timore è che, a causa delle sanzioni per la presenza in Siria, Teheran abbia una reazione negativa anche sull’accordo relativo al nucleare, sopratutto per le pressioni che arrivano dagli USA, che, con il presidente Trump, sembra che vogliano recedere da quanto concordato. Quello che gli europei temono è che mettere nuove sanzioni sull’Iran possa costituire per Teheran una sorta di scusa per rendere inefficace il trattato ed aprire la strada allo sviluppo militare atomico iraniano. Questo scenario sarebbe il peggiore possibile in questa fase, caratterizzata dalle tensioni tra americani e russi, perchè riaprirebbe ufficalmente il fronte iraniano. In realtà il comportamento di Trump è influenzato, oltre che dai preconcetti della Casa Bianca, anche dalle pressioni degli israeliani e delle monarchie sunnite, tradizionali avversari di Teheran. Il rischio concreto è quello della proliferazione nucleare e di uno stato di tensione permanente, con l’Iran che potrebbe rivendicare il suo diritto alla ricerca nucleare, anche per fini militari e una dialettica costituita da minacce di intervento armato, e di adeguate risposte, come era già accaduto prima del raggiungimento della firma sull’accordo. Per evitare il ritorno di un equilibrio del terrore su scala multipolare, e, quindi, più difficile da controllare, Berlini, Parigi e Londra hanno proposto di sanzione l’Iran con uno schema di provvedimenti selettivi: la ragione è quella di non causare un irrigidimento di Teheran e, nello stesso tempo, dimostrare a Washington, che, con questa modalità, si può essere severi con  l’Iran senza indurlo a  ritirarsi dal trattato.  Nonostante il disaccordo con alcuni partner europei, le misure proposte riguardano non lo stato iraniano, ma i suoi funzionari ritenuti direttamente coinvolti nel conflitto siriano. Se, da un lato, si tratta evidentemente di una operazione condotta dimostrando tutta la buona volontà possibile nei confronti di un paese che si è comunque reso responsabile di massacri verso i civili, dall’altro lato, proprio questa cautela potrebbe essere scambiata per debolezza da Trump e, di conseguenza fornirgli l’occasione per continuare nel progetto di boicottare il trattato sul nucleare. Il pericolo reale è che, oltre al presidente statunitense, anche il governo iraniano approfitti di queste sanzioni per rinnegare il trattato, considerando anche, che gli attesi benefici in campo economico sono stati fino ad ora molto ridotti. In altre parole a Teheran potrebbero giudicare più conveniente procedere verso la direzione di diventare una potenza atomica e, nel contempo rinforzare le relazioni politiche e commerciali con i paesi nemici degli americani come la Russia, ma anche la Cina, ritenute più vantaggiose in senso strategico, anhe a discapito dei possibili vantaggi economici, per ora non arrivati, che la fine delle sanzioni da parte di europei ed americani avrebbero dovuto garantire. Occorrerà attendere cosa il governo di Teheran riterrà più importante: se gli aspetti geopolitici o quelli economici, certo senza vantaggi tangibili appare scontato che l’Iran prediliga le sue ambizioni internazionali.

Europe wonders about sanctions against Iran for Syria

There is a conflict within European countries about the attitude to be taken with Iran. There are two issues, and even if they seem unrelated to each other, they are a problem on relations with Teheran, but also with Washington. Iranian involvement in the Syrian war alongside Assad, and therefore all of his misdeeds, requires European countries to give a strong diplomatic response to the Iranian country: the solution found would be to impose sanctions on Teheran, however, the reason for the discussion is how serious these measures should be. The question is related to the nuclear agreement that Iran has also stipulated with the European Union, Germany, France and the United Kingdom. The fear is that, because of the sanctions for the presence in Syria, Teheran has a negative reaction also on the nuclear agreement, especially for the pressure coming from the USA, which, with President Trump, seems to want to withdraw from what agreed. What Europeans fear is that putting new sanctions on Iran could be a sort of excuse for Tehran to make the treaty ineffective and pave the way for Iranian atomic military development. This scenario would be the worst possible at this stage, characterized by tensions between Americans and Russians, because the Iranian front would open up officially. In fact, Trump's behavior is influenced not only by the preconceptions of the White House, but also by the pressures of the Israelis and Sunni monarchies, traditional opponents of Tehran. The concrete risk is that of nuclear proliferation and a state of permanent tension, with Iran that could claim its right to nuclear research, also for military purposes and a dialectic consisting of threats of armed intervention, and adequate responses, such as it had already happened before the signature on the agreement was reached. In order to avoid the return of a balance of terror on a multipolar scale, and therefore more difficult to control, Berlini, Paris and London have proposed sanctions against Iran with a scheme of selective measures: the reason is not to cause a tightening of Tehran and, at the same time, demonstrate to Washington that, in this way, one can be strict with Iran without inducing him to withdraw from the treaty. Despite the disagreement with some European partners, the proposed measures concern not the Iranian state, but its officials believed to be directly involved in the Syrian conflict. If, on the one hand, it is clearly an operation carried out demonstrating all the goodwill possible towards a country that has in any case been responsible for massacres against civilians, on the other hand, precisely this caution could be mistaken for weakness from Trump and, therefore, provide him with the opportunity to continue the project to boycott the nuclear treaty. The real danger is that, in addition to the US president, even the Iranian government take advantage of these sanctions to renounce the treaty, considering, too, that the expected benefits in the economic field have been hitherto greatly reduced. In other words, Teheran could judge that it is more convenient to move towards becoming an atomic power and, at the same time, reinforce political and commercial relations with the enemy countries of the Americans like Russia, but also China, considered more advantageous in a strategic sense. anhe at the expense of the possible economic benefits, for now not arrived, that the end of the sanctions by Europeans and Americans should have guaranteed. It will be necessary to wait what the Teheran government will consider more important: if the geopolitical or economic aspects, certainly without tangible benefits, it seems obvious that Iran favors its international ambitions.

Europa se pregunta sobre las sanciones contra Irán por Siria

Existe un conflicto dentro de los países europeos sobre la actitud que debe tomarse con Irán. Hay dos cuestiones, e incluso si parecen no tener relación entre sí, son un problema en las relaciones con Teherán, pero también con Washington. La participación iraní en la guerra siria junto a Assad, y por lo tanto todas sus fechorías, requiere que los países europeos den una fuerte respuesta diplomática al país iraní: la solución encontrada sería imponer sanciones a Teherán, sin embargo, el motivo de la discusión es cuán serias deberían ser estas medidas. La pregunta está relacionada con el acuerdo nuclear que Irán también ha estipulado con la Unión Europea, Alemania, Francia y el Reino Unido. El temor es que, debido a las sanciones por la presencia en Siria, Teherán también tenga una reacción negativa sobre el acuerdo nuclear, especialmente por la presión proveniente de Estados Unidos, que, con el presidente Trump, parece querer retirarse de lo que él estuvo de acuerdo. Lo que los europeos temen es que aplicar nuevas sanciones a Irán podría ser una especie de excusa para que Teherán haga que el tratado sea ineficaz y allane el camino para el desarrollo militar atómico iraní. Este escenario sería el peor posible en esta etapa, caracterizado por tensiones entre estadounidenses y rusos, porque el frente iraní se abriría oficialmente. De hecho, el comportamiento de Trump está influenciado no solo por las ideas preconcebidas de la Casa Blanca, sino también por las presiones de las monarquías israelíes y sunitas, los opositores tradicionales de Teherán. El riesgo concreto es el de la proliferación nuclear y un estado de tensión permanente, con Irán que podría reclamar su derecho a la investigación nuclear, también con fines militares y una dialéctica consistente en amenazas de intervención armada, y respuestas adecuadas, como ya había sucedido antes de que se alcanzara la firma del acuerdo. Para evitar el retorno del equilibrio del terror en una escala multipolar, y por lo tanto más difícil de controlar, Berlini, París y Londres han propuesto sanciones contra Irán con un esquema de medidas selectivas: el motivo no es provocar un ajuste de Teherán y, al mismo tiempo, demostrar a Washington que, de esta manera, uno puede ser estricto con Irán sin inducirlo a retirarse del tratado. A pesar del desacuerdo con algunos socios europeos, las medidas propuestas no se refieren al estado iraní, pero se cree que sus funcionarios están directamente involucrados en el conflicto sirio. Si, por una parte, se trata claramente de una operación llevó a cabo la demostración de la mejor voluntad posible contra un país que era al menos responsable de masacres contra la población civil, por el contrario, precisamente esta precaución podría confundirse con debilidad Trump y, por lo tanto, darle la oportunidad de continuar el proyecto para boicotear el tratado nuclear. El peligro real es que, además del presidente de Estados Unidos, incluso el gobierno iraní aproveche estas sanciones para renunciar al tratado, considerando también que los beneficios esperados en el campo económico se han reducido hasta ahora. En otras palabras, Teherán puede juzgar más conveniente para proceder hacia la dirección de convertirse en una potencia nuclear y, al mismo tiempo, fortalecer las relaciones políticas y comerciales con los países enemigos de los estadounidenses como Rusia, sino también a China, mejor considerada en un sentido estratégico, anhe a expensas de los posibles beneficios económicos, por ahora no alcanzados, que el fin de las sanciones de europeos y estadounidenses debería tener garantizado. Habrá que esperar lo que el gobierno de Teherán considerará más importante: si los aspectos geopolíticos o económicos, ciertamente sin beneficios tangibles, parece obvio que Irán favorece sus ambiciones internacionales.

Europa wundert sich über Sanktionen gegen Iran für Syrien

In den europäischen Ländern herrscht ein Konflikt über die Haltung gegenüber dem Iran. Es gibt zwei Probleme, und selbst wenn sie nicht miteinander verwandt zu sein scheinen, sind sie ein Problem in den Beziehungen zu Teheran, aber auch zu Washington. Die iranische Beteiligung am syrischen Krieg an der Seite Assads und damit all seine Untaten erfordern von den europäischen Ländern eine starke diplomatische Antwort auf das iranische Land. Die Lösung wäre, Teheran mit Sanktionen zu belegen. Der Grund für die Diskussion ist, wie ernst diese Maßnahmen sein sollten. Die Frage bezieht sich auf das Atomabkommen, das der Iran auch mit der Europäischen Union, Deutschland, Frankreich und dem Vereinigten Königreich vereinbart hat. Die Angst ist, dass Teheran wegen der Sanktionen für die Anwesenheit in Syrien auch auf das Atomabkommen eine negative Reaktion hat, besonders für den Druck aus den USA, der sich mit Präsident Trump aus dem zu entfernen scheint er stimmte zu. Was die Europäer fürchten, ist, dass die Einführung neuer Sanktionen gegen den Iran eine Art Entschuldigung für Teheran sein könnte, um den Vertrag wirkungslos zu machen und den Weg für die iranische Entwicklung des atomaren Militärs zu ebnen. Dieses Szenario wäre zu diesem Zeitpunkt das Schlimmste, das durch Spannungen zwischen Amerikanern und Russen gekennzeichnet wäre, weil sich die iranische Front offiziell öffnen würde. In der Tat wird Trumps Verhalten nicht nur durch die Vorurteile des Weißen Hauses beeinflusst, sondern auch durch den Druck der Israelis und sunnitischen Monarchien, traditionelle Gegner Teherans. Das konkrete Risiko besteht in der nuklearen Proliferation und einem permanenten Spannungszustand, wobei der Iran sein Recht auf Nuklearforschung beanspruchen könnte, auch für militärische Zwecke und eine Dialektik, die aus der Drohung einer bewaffneten Intervention und adäquaten Antworten besteht, wie z es war bereits geschehen, bevor die Unterzeichnung des Abkommens erreicht wurde. Um die Rückkehr eines terroristischen Gleichgewichts zu vermeiden, das schwieriger zu kontrollieren ist, haben Berlini, Paris und London Sanktionen gegen den Iran mit einem System selektiver Maßnahmen vorgeschlagen: Der Grund ist nicht eine Verschärfung von Teheran und demonstrieren gleichzeitig Washington, dass man auf diese Weise strikt gegenüber dem Iran sein kann, ohne ihn zum Rückzug aus dem Vertrag zu veranlassen. Trotz der Meinungsverschiedenheiten mit einigen europäischen Partnern betreffen die vorgeschlagenen Maßnahmen nicht den iranischen Staat, sondern seine Beamten glauben, direkt am syrischen Konflikt beteiligt zu sein. Wenn es sich auf der einen Seite um eine Operation handelt, bei der der ganze Wohlwollen gegenüber einem Land gezeigt wird, das auf jeden Fall für Massaker an der Zivilbevölkerung verantwortlich ist, könnte man genau diese Vorsicht fälschlicherweise für Schwäche halten Trump und bieten ihm daher die Möglichkeit, das Projekt zum Boykott des Atomvertrags fortzusetzen. Die reale Gefahr besteht darin, dass neben dem US-Präsidenten auch die iranische Regierung diese Sanktionen ausnutzt, um auf den Vertrag zu verzichten, wobei auch zu berücksichtigen ist, dass die erwarteten Vorteile im wirtschaftlichen Bereich bisher stark reduziert wurden. Mit anderen Worten, Teheran könnte beurteilen, dass es günstiger ist, eine Atomkraft zu werden und gleichzeitig die politischen und kommerziellen Beziehungen zu den feindlichen Ländern der Amerikaner wie Russland, aber auch China, das im strategischen Sinne als vorteilhafter angesehen wird, zu verstärken. Auf Kosten der möglichen wirtschaftlichen Vorteile, die jetzt nicht erreicht werden, sollte das Ende der Sanktionen von Europäern und Amerikanern garantiert sein. Es wird notwendig sein abzuwarten, was die Teheraner Regierung für wichtiger halten wird: Wenn die geopolitischen oder wirtschaftlichen Aspekte, sicherlich ohne greifbare Vorteile, offensichtlich sind, wird der Iran seine internationalen Ambitionen bevorzugen.

L'Europe s'interroge sur les sanctions contre l'Iran pour la Syrie

Il y a un conflit au sein des pays européens quant à l'attitude à adopter avec l'Iran. Il y a deux problèmes, et même s'ils ne semblent pas liés les uns aux autres, ils posent problème sur les relations avec Téhéran, mais aussi avec Washington. L'implication iranienne dans la guerre syrienne aux côtés d'Assad, et donc de tous ses méfaits, exige que les pays européens donnent une réponse diplomatique forte au pays iranien: la solution trouvée serait d'imposer des sanctions à Téhéran, cependant, la raison de la discussion est la gravité de ces mesures. La question est liée à l'accord nucléaire que l'Iran a également stipulé avec l'Union européenne, l'Allemagne, la France et le Royaume-Uni. La crainte est que, à cause des sanctions pour la présence en Syrie, Téhéran a également une réaction négative de l'accord sur l'énergie nucléaire, en particulier pour les pressions qui viennent des États-Unis, qui, avec Trump Président, semblent vouloir se retirer de ce il a accepté. Ce que craignent les Européens, c'est que l'imposition de nouvelles sanctions à l'Iran pourrait être une sorte d'excuse pour que Téhéran rende le traité inefficace et ouvre la voie au développement militaire atomique iranien. Ce scénario serait le pire possible à ce stade, caractérisé par des tensions entre Américains et Russes, car le front iranien s'ouvrirait officiellement. En fait, le comportement de Trump est influencé non seulement par les idées préconçues de la Maison Blanche, mais aussi par les pressions des Israéliens et des monarchies sunnites, adversaires traditionnels de Téhéran. Le risque concret est celui de la prolifération nucléaire et d'un état de tension permanente, avec l'Iran qui pourrait revendiquer son droit à la recherche nucléaire, y compris à des fins militaires et une dialectique constituée de menaces d'intervention armée, et de réponses adéquates, telles que cela s'était déjà produit avant la signature de l'accord. Pour éviter le retour d'un équilibre multipolaire de la terreur d'échelle, et donc plus difficiles à contrôler, Bertini, Paris et Londres ont proposé de sanctionner l'Iran avec un motif de mesures sélectives: la raison est de ne pas provoquer un raidissement de Téhéran et, en même temps, démontrer à Washington que, de cette façon, on peut être strict avec l'Iran sans l'inciter à se retirer du traité. Malgré le désaccord avec certains partenaires européens, les mesures proposées ne concernent pas l'Etat iranien, mais ses responsables supposés être directement impliqués dans le conflit syrien. Si, d'une part, cela est clairement une opération menée démontrant la meilleure volonté possible contre un pays qui était au moins responsable des massacres contre des civils, d'autre part, précisément cette mise en garde pourrait être confondu avec la faiblesse Trump et, par conséquent, lui donner l'occasion de continuer le projet de boycott du traité nucléaire. Le vrai danger est que, outre le président américain, même le gouvernement iranien profite de ces sanctions pour renoncer au traité, estimant également que les avantages attendus dans le domaine économique ont été considérablement réduits jusqu'à présent. En d'autres termes, Téhéran peut juger plus commode de se diriger vers la direction de devenir une puissance nucléaire et, en même temps de renforcer les relations politiques et commerciales avec les pays ennemis des Américains comme la Russie, mais aussi la Chine, mieux considéré dans un sens stratégique, Au détriment des avantages économiques possibles, pour l'instant non arrivés, la fin des sanctions des Européens et des Américains aurait dû être garantie. Il faudra attendre ce que le gouvernement de Téhéran considérera comme plus important: si les aspects géopolitiques ou économiques, certainement sans avantages tangibles, il semble évident que l'Iran favorise ses ambitions internationales.