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giovedì 25 febbraio 2021

L'occidente deve ridurre la sua dipendenza produttiva dalla Cina

 L’avvento di Biden alla presidenza statunitense, coinciso con la seconda fase della pandemia, ha soltanto evidenziato la reale necessità di una maggiore indipendenza dai prodotti cinesi per l’autonomia del tessuto produttivo americano, in particolare, ma di tutto l’occidente in generale. La questione ormai è antica: lo spostamento di produzione, anche di prodotti strategici, condizionato soltanto dalla volontà di abbassare i costi del lavoro, ha determinato una dipendenza dal paese cinese, che non è mai stata regolata dai paesi occidentali, attratti dalla deregolamentazione per favorire il guadagno facile delle imprese. Aldilà dei costi sociali e dell’impoverimento del tessuto produttivo occidentale, la questione è sempre stata ben presente ai governi, che sono stati però attratti dalla disponibilità di investimenti cinesi a compensazione della perdita di posti di lavoro, di conoscenze e, soprattutto, di autonomia operativa della produzione industriale. Questo squilibrio doveva prima o poi emergere e l’arrivo della situazione pandemica è stato l’elemento scatenante, che ha reso non più rinviabile una revisione dell’attuale stato di cose. Un esempio pratico è stato costituito nella sospensione della produzione, in alcuni stabilimenti automobilistici americani, a causa della mancanza di pezzi di ricambio provenienti dalla Cina e poi, come non ricordare, l’assoluta penuria di mascherine chirurgiche nella prima fase della pandemia, proprio perché la produzione di questi presidi medici era stata del tutto spostata in territori al di fuori dell’occidente.  La strategia di Biden ha individuato sei aree strategiche su cui operare la revisione della produzione e poi della fornitura, si tratta dei prodotti relativi alla difesa, sanità pubblica e biotecnologia, tecnologie delle telecomunicazioni, energia, trasporti e produzione alimentare e fornitura di materie prime agricole. La scelta appare scontata per avere una autonomia operativa e decisionale da praticare sul proprio territorio e per gli alleati. Certo le ultime tensioni politiche e commerciali hanno imposto questo percorso, ma anche un’analisi sommaria può permettere di affermare come questo processo sia in ritardo per gli equilibri mondiale e per recuperare il gap prodotto fino ad ora dalla situazione pregressa. La strategia del presidente americano si completa con la volontà di collaborare, prima di tutto su queste sei aree strategiche, con gli alleati europei, quelli dell’America latina e quelli asiatici. Si tratta di una inversione di tendenza, rispetto all’isolazionismo portato avanti da Trump, che ha involontariamente sostenuto il predominio cinese della produzione industriale; tuttavia il problema della delocalizzazione non sembra del tutto superato: infatti il coinvolgimento legittimo di paesi con basso costo del lavoro, rischia di spostare delle produzioni dalla Cina presso altri paesi, che, oltretutto, non dispongono delle conoscenze produttive cinesi. Il percorso da affrontare deve essere sostenuto dagli stati per riportare le produzioni essenziali per prime entro i confini occidentali, ma ciò non basta, occorre anche procedere sulla via di una nuova industrializzazione più completa, che deve ricomprendere anche produzioni ritenute meno essenziali, ma complementari ed in grado di assicurare una ancora maggiore autonomia. Certamente non si può pensare che ogni membro degli alleati occidentali possa ricreare un tessuto produttivo del tutto autonomo sul proprio territorio, ma questa strategia deve essere pensata ed attuata a livello di alleanza globale, tenendo conto, però delle peculiarità dei tessuti industriali locali, che devono aumentare la propria autonomia potendo contare su di una qualità produttiva dei prodotti da assemblare almeno pari a quella cinese. Il processo, quindi non è breve e non è agevole e prevede cospicui trasferimenti finanziari e di conoscenza verso i nuovi partner produttivi, di cui deve, però, essere verificata la sicura affidabilità, non solo in termini di alleanza, ma di condivisione dei principi politici circa il rispetto dei diritti umani. Su questo tema si gioca molto, infatti, sul confronto dei paesi occidentali, con gli USA come interprete principale, il confronto con la Cina, da cui discende la necessità di prevenire eventuali blocchi di parti di produzione necessarie all’industria occidentale. Naturalmente il confine tra necessità commerciale e rivalità politica è divenuto sempre più labile e la voglia di aumentare il proprio peso politico da parte di Pechino sarà un fattore determinante per i rapporti con la Cina, che devono essere improntati ad un maggiore galateo diplomatico, senza però arretrare sulle qualità distintive occidentali, primi fra tutti i diritti umani anche al di fuori del perimetro dell’alleanza occidentale.

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The West must reduce its productive dependence on China

 Biden's advent to the US presidency, which coincided with the second phase of the pandemic, only highlighted the real need for greater independence from Chinese products for the autonomy of the American productive fabric, in particular, but of the whole West in general. . The question is now ancient: the shift in production, including strategic products, conditioned only by the desire to lower labor costs, has determined a dependence on the Chinese country, which has never been regulated by Western countries, attracted by deregulation to favor the easy earning of businesses. Beyond the social costs and the impoverishment of the Western productive fabric, the question has always been very present to governments, which have however been attracted by the availability of Chinese investments to compensate for the loss of jobs, knowledge and, above all, autonomy operational of industrial production. This imbalance had to emerge sooner or later and the arrival of the pandemic situation was the trigger, which made a review of the current state of affairs no longer postponable. A practical example was the suspension of production, in some American car factories, due to the lack of spare parts from China and then, how can we forget, the absolute shortage of surgical masks in the first phase of the pandemic, precisely because the production of these medical devices had been completely moved to territories outside the West. Biden's strategy has identified six strategic areas on which to operate the review of production and then of supply, these are products related to defense, public health and biotechnology, telecommunications technologies, energy, transport and food production and the supply of agricultural raw materials. . The choice appears obvious in order to have operational and decision-making autonomy to be practiced on one's own territory and for allies. Of course, the latest political and commercial tensions have imposed this path, but even a summary analysis can allow us to affirm how this process is overdue for the world balance and to recover the gap produced up to now by the previous situation. The strategy of the American president is completed by the desire to collaborate, first of all in these six strategic areas, with European, Latin American and Asian allies. This is a reversal of the trend, with respect to the isolationism carried on by Trump, which unwittingly supported the Chinese dominance of industrial production; however, the problem of delocalization does not seem completely overcome: in fact, the legitimate involvement of countries with low labor costs risks moving production from China to other countries, which, moreover, do not have Chinese production knowledge. The path to be faced must be supported by the states to bring essential productions back to the western borders first, but this is not enough, it is also necessary to proceed on the path of a new more complete industrialization, which must also include productions considered less essential, but complementary and able to ensure even greater autonomy. Certainly one cannot think that every member of the Western allies can recreate a completely autonomous productive fabric on its own territory, but this strategy must be conceived and implemented at the level of a global alliance, taking into account, however, the peculiarities of local industrial fabrics, which increase its autonomy by being able to count on a production quality of the products to be assembled at least equal to that of China. The process, therefore, is not short and not easy and involves substantial financial and knowledge transfers to the new production partners, whose reliable reliability must, however, be verified, not only in terms of alliance, but of sharing political principles. about respect for human rights. In fact, a lot is played out on this issue on the comparison of Western countries, with the US as the main interpreter, the comparison with China, which leads to the need to prevent any blocks of production parts necessary for Western industry. Naturally, the boundary between commercial necessity and political rivalry has become increasingly blurred and Beijing's desire to increase its political weight will be a determining factor for relations with China, which must be marked by greater diplomatic etiquette, without however to withdraw from the distinctive western qualities, first of all human rights even outside the perimeter of the western alliance.

Occidente debe reducir su dependencia productiva de China

 

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La llegada de Biden a la presidencia estadounidense, que coincidió con la segunda fase de la pandemia, solo puso de relieve la necesidad real de una mayor independencia de los productos chinos para la autonomía del tejido productivo estadounidense, en particular, pero de todo Occidente en general. La pregunta es ya antigua: el cambio en la producción, incluso de productos estratégicos, condicionado solo por el deseo de bajar los costos laborales, ha determinado una dependencia del país chino, que nunca ha sido regulado por los países occidentales, atraído por la desregulación para favorecer la economía. fácil obtención de negocios. Más allá de los costes sociales y el empobrecimiento del tejido productivo occidental, la cuestión siempre ha estado muy presente para los gobiernos, que sin embargo se han visto atraídos por la disponibilidad de inversiones chinas para compensar la pérdida de puestos de trabajo, conocimientos y, sobre todo, autonomía operativa. de la producción industrial. Este desequilibrio tenía que surgir tarde o temprano y la llegada de la situación pandémica fue el detonante, lo que hizo que la revisión de la situación actual ya no fuera postergable. Un ejemplo práctico fue la suspensión de la producción, en algunas fábricas de automóviles estadounidenses, por la falta de repuestos de China y luego, cómo olvidar, la absoluta escasez de mascarillas quirúrgicas en la primera fase de la pandemia, precisamente por la producción de estos dispositivos médicos se habían trasladado completamente a territorios fuera de Occidente. La estrategia de Biden ha identificado seis áreas estratégicas sobre las que operar la revisión de la producción y luego de la oferta, estos son productos relacionados con la defensa, salud pública y biotecnología, tecnologías de telecomunicaciones, energía, transporte y producción de alimentos y el suministro de materias primas agrícolas. La elección parece obvia para tener una autonomía operativa y de toma de decisiones para ser practicada en el propio territorio y para los aliados. Por supuesto, las últimas tensiones políticas y comerciales han impuesto este camino, pero incluso un análisis sumario puede permitirnos afirmar cómo este proceso está atrasado para el equilibrio mundial y recuperar la brecha producida hasta ahora por la situación anterior. La estrategia del presidente estadounidense se completa con el deseo de colaborar, en primer lugar en estas seis áreas estratégicas, con los aliados europeos, latinoamericanos y asiáticos. Se trata de una inversión de la tendencia, con respecto al aislacionismo perseguido por Trump, que sin saberlo apoyó el dominio chino de la producción industrial; sin embargo, el problema de la deslocalización no parece superado por completo: de hecho, la participación legítima de países con bajos costos laborales corre el riesgo de trasladar la producción de China a otros países que, además, no tienen conocimiento de producción china. El camino a afrontar debe ser apoyado por los estados para traer primero las producciones esenciales a las fronteras occidentales, pero esto no es suficiente, también es necesario avanzar por el camino de una nueva industrialización más completa, que debe incluir también las producciones consideradas. menos esencial, pero complementario y capaz de garantizar una autonomía aún mayor. Ciertamente no se puede pensar que cada miembro de los aliados occidentales pueda recrear un tejido productivo completamente autónomo en su propio territorio, pero esta estrategia debe ser concebida e implementada a nivel de alianza global, teniendo en cuenta, sin embargo, las peculiaridades de la industria local. tejidos, que debe incrementar su autonomía al poder contar con una calidad de producción de los productos a ensamblar al menos igual a la de China. El proceso, por lo tanto, no es corto ni fácil e implica importantes transferencias financieras y de conocimiento a los nuevos socios de producción, cuya confiabilidad debe, sin embargo, verificarse, no solo en términos de alianza, sino de compartir principios políticos. derechos humanos. Mucho se juega en este tema, de hecho, en el enfrentamiento de los países occidentales, con EE. UU. Como principal intérprete, el enfrentamiento con China, de ahí la necesidad de evitar los bloqueos de piezas de producción necesarios para la industria occidental. Naturalmente, el límite entre la necesidad comercial y la rivalidad política se ha vuelto cada vez más difuso y el deseo de Pekín de aumentar su peso político será un factor determinante para las relaciones con China, que deben estar marcadas por una mayor etiqueta diplomática, sin por ello apartarse de las cualidades occidentales distintivas. , en primer lugar los derechos humanos incluso fuera del perímetro de la alianza occidental.

Der Westen muss seine produktive Abhängigkeit von China verringern

 Bidens Amtsantritt in den USA, der mit der zweiten Phase der Pandemie zusammenfiel, unterstrich nur die tatsächliche Notwendigkeit einer größeren Unabhängigkeit von chinesischen Produkten für die Autonomie des amerikanischen Produktivgefüges im Besonderen, aber des gesamten Westens im Allgemeinen. Die Frage ist jetzt uralt: Die Verlagerung der Produktion, selbst strategischer Produkte, die nur durch den Wunsch nach Senkung der Arbeitskosten bedingt ist, hat eine Abhängigkeit von dem chinesischen Land festgestellt, das von westlichen Ländern nie reguliert wurde und von der Deregulierung angezogen wurde, um das zu begünstigen einfaches Verdienen von Unternehmen. Abgesehen von den sozialen Kosten und der Verarmung des westlichen Produktionsgefüges war die Frage für die Regierungen immer sehr präsent, die jedoch von der Verfügbarkeit chinesischer Investitionen angezogen wurden, um den Verlust von Arbeitsplätzen, Wissen und vor allem der operativen Autonomie auszugleichen der industriellen Produktion. Dieses Ungleichgewicht musste früher oder später auftreten, und das Eintreffen der Pandemiesituation war der Auslöser, der eine Überprüfung des aktuellen Zustands nicht mehr aufschob. Ein praktisches Beispiel war die Einstellung der Produktion in einigen amerikanischen Autofabriken aufgrund des Mangels an Ersatzteilen aus China und, wie wir vergessen können, der absolute Mangel an Operationsmasken in der ersten Phase der Pandemie, gerade wegen der Produktion von diesen medizinischen Geräten waren vollständig in Gebiete außerhalb des Westens verlegt worden. Bidens Strategie hat sechs strategische Bereiche identifiziert, in denen die Überprüfung der Produktion und dann der Versorgung durchgeführt werden soll. Dies sind Produkte in den Bereichen Verteidigung, öffentliche Gesundheit und Biotechnologie, Telekommunikationstechnologien, Energie, Transport und Lebensmittelproduktion sowie die Lieferung landwirtschaftlicher Rohstoffe. Die Wahl liegt auf der Hand, um auf dem eigenen Territorium und für Verbündete operative und Entscheidungsautonomie zu üben. Natürlich haben die jüngsten politischen und kommerziellen Spannungen diesen Weg aufgezwungen, aber selbst eine zusammenfassende Analyse kann es uns ermöglichen, zu bestätigen, wie überfällig dieser Prozess für das Weltgleichgewicht ist, und die Lücke zu schließen, die bisher durch die vorherige Situation entstanden ist. Die Strategie des amerikanischen Präsidenten wird durch den Wunsch vervollständigt, zunächst in diesen sechs strategischen Bereichen mit den europäischen, lateinamerikanischen und asiatischen Verbündeten zusammenzuarbeiten. Dies ist eine Umkehrung des Trends in Bezug auf den von Trump verfolgten Isolationismus, der die chinesische Dominanz der Industrieproduktion unwissentlich unterstützte. Das Problem der Delokalisierung scheint jedoch nicht vollständig überwunden zu sein: Tatsächlich besteht die legitime Beteiligung von Ländern mit niedrigen Arbeitskosten die Gefahr, die Produktion von China in andere Länder zu verlagern, die darüber hinaus keine chinesischen Produktionskenntnisse haben. Der Weg, dem wir uns stellen müssen, muss von den Staaten unterstützt werden, um wesentliche Produktionen zuerst an die westlichen Grenzen zurückzubringen. Dies reicht jedoch nicht aus, sondern es ist auch notwendig, den Weg einer neuen, vollständigeren Industrialisierung einzuschlagen, zu der auch die berücksichtigten Produktionen gehören müssen weniger wichtig, aber komplementär und in der Lage, eine noch größere Autonomie zu gewährleisten. Man kann sicherlich nicht glauben, dass jedes Mitglied der westlichen Verbündeten auf seinem eigenen Territorium ein völlig autonomes Produktivgefüge schaffen kann, aber diese Strategie muss auf der Ebene eines globalen Bündnisses konzipiert und umgesetzt werden, wobei jedoch die Besonderheiten der lokalen Industrie berücksichtigt werden Stoffe, die ihre Autonomie erhöhen müssen, indem sie auf eine Produktionsqualität der zu montierenden Produkte zählen können, die mindestens der von China entspricht. Der Prozess ist daher nicht kurz und nicht einfach und beinhaltet einen erheblichen finanziellen und Wissenstransfer zu den neuen Produktionspartnern, deren verlässliche Zuverlässigkeit jedoch nicht nur im Hinblick auf das Bündnis, sondern auch auf den Austausch politischer Grundsätze über die Einhaltung überprüft werden muss Menschenrechte. In dieser Frage wird viel über die Konfrontation westlicher Länder mit den USA als Hauptdolmetscher, die Konfrontation mit China und damit die Notwendigkeit, jegliche für die westliche Industrie notwendigen Blockaden von Produktionsteilen zu verhindern, ausgespielt. Natürlich ist die Grenze zwischen kommerzieller Notwendigkeit und politischer Rivalität zunehmend verschwommen, und Pekings Wunsch, sein politisches Gewicht zu erhöhen, wird ein entscheidender Faktor für die Beziehungen zu China sein, die durch eine größere diplomatische Etikette gekennzeichnet sein müssen, ohne sich jedoch von den charakteristischen westlichen Qualitäten zurückzuziehen vor allem Menschenrechte auch außerhalb des westlichen Bündnisses.

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L'Occident doit réduire sa dépendance productive à l'égard de la Chine

 L'avènement de Biden à la présidence américaine, qui a coïncidé avec la deuxième phase de la pandémie, n'a fait que mettre en évidence le besoin réel d'une plus grande indépendance vis-à-vis des produits chinois pour l'autonomie du tissu productif américain, en particulier, mais de tout l'Occident en général. La question est désormais ancienne: le déplacement de la production, même des produits stratégiques, conditionné uniquement par la volonté de baisser les coûts salariaux, a déterminé une dépendance à l'égard du pays chinois, qui n'a jamais été régulé par les pays occidentaux, attiré par la dérégulation pour favoriser la revenus faciles des entreprises. Au-delà des coûts sociaux et de l'appauvrissement du tissu productif occidental, la question a toujours été très présente aux gouvernements, qui ont pourtant été attirés par la disponibilité des investissements chinois pour compenser la perte d'emplois, de connaissances et, surtout, d'autonomie opérationnelle. de la production industrielle. Ce déséquilibre devait apparaître tôt ou tard et l’arrivée de la situation pandémique en était le déclencheur, ce qui ne permettait plus de reporter l’examen de l’état actuel des choses. Un exemple concret a été la suspension de la production, dans certaines usines automobiles américaines, en raison du manque de pièces détachées en provenance de Chine et puis, comment oublier, la pénurie absolue de masques chirurgicaux dans la première phase de la pandémie, précisément parce que la production de ces dispositifs médicaux avaient été complètement déplacés vers des territoires en dehors de l'Ouest. La stratégie de Biden a identifié six domaines stratégiques sur lesquels opérer la revue de la production puis de l'approvisionnement, il s'agit des produits liés à la défense, à la santé publique et aux biotechnologies, aux technologies des télécommunications, à l'énergie, aux transports et à la production alimentaire et à l'approvisionnement en matières premières agricoles. Le choix apparaît évident afin de disposer d'une autonomie opérationnelle et décisionnelle à pratiquer sur son propre territoire et pour ses alliés. Certes, les dernières tensions politiques et commerciales ont imposé cette voie, mais même une analyse sommaire peut nous permettre d'affirmer combien ce processus est en retard pour l'équilibre mondial et de combler l'écart produit jusqu'à présent par la situation antérieure. La stratégie du président américain est complétée par la volonté de collaborer, tout d'abord dans ces six domaines stratégiques, avec les alliés européens, latino-américains et asiatiques. Il s'agit d'un renversement de tendance, par rapport à l'isolationnisme poursuivi par Trump, qui soutenait involontairement la domination chinoise de la production industrielle; cependant, le problème de la délocalisation ne semble pas totalement résolu: en fait, l'implication légitime de pays à faibles coûts de main-d'œuvre risque de déplacer la production de la Chine vers d'autres pays qui, de plus, n'ont pas de connaissances en production chinoise. Le chemin à parcourir doit être soutenu par les Etats pour ramener les productions essentielles aux frontières occidentales en premier, mais cela ne suffit pas, il faut aussi avancer sur la voie d'une nouvelle industrialisation plus complète, qui doit également inclure des productions envisagées. moins indispensable, mais complémentaire et capable d'assurer une autonomie encore plus grande. Certes, on ne peut pas penser que chaque membre des alliés occidentaux puisse recréer un tissu productif complètement autonome sur son propre territoire, mais cette stratégie doit être conçue et mise en œuvre au niveau d'une alliance globale, en tenant compte cependant des particularités de l'industrie locale. tissus, qui doit augmenter son autonomie en pouvant compter sur une qualité de production des produits à assembler au moins égale à celle de la Chine. Le processus n'est donc ni court ni facile et implique d'importants transferts financiers et de connaissances vers les nouveaux partenaires de production, dont la fiabilité fiable doit cependant être vérifiée, non seulement en termes d'alliance, mais de partage de principes politiques. droits humains. Beaucoup se joue sur cette question, en fait, sur la confrontation des pays occidentaux, avec les États-Unis comme principal interprète, la confrontation avec la Chine, d'où la nécessité de prévenir les blocages de pièces de production nécessaires à l'industrie occidentale. Naturellement, la frontière entre nécessité commerciale et rivalité politique s'est estompée de plus en plus et la volonté de Pékin d'accroître son poids politique sera un facteur déterminant pour les relations avec la Chine, qui doivent être marquées par une plus grande étiquette diplomatique, sans pour autant se retirer des qualités occidentales distinctives. , tout d'abord les droits de l'homme même en dehors du périmètre de l'alliance occidentale.

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O Ocidente deve reduzir sua dependência produtiva da China

 

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A chegada de Biden à presidência dos Estados Unidos, que coincidiu com a segunda fase da pandemia, apenas destacou a real necessidade de maior independência dos produtos chineses para a autonomia do tecido produtivo americano, em particular, mas de todo o Ocidente em geral. A questão agora é antiga: o deslocamento da produção, mesmo de produtos estratégicos, condicionada apenas pelo desejo de baratear o custo da mão de obra, determinou uma dependência do país chinês, que nunca foi regulamentado pelos países ocidentais, atraídos pela desregulamentação para favorecer os fácil obtenção de negócios. Para além dos custos sociais e do empobrecimento do tecido produtivo ocidental, a questão sempre esteve muito presente aos governos, que no entanto têm sido atraídos pela disponibilidade de investimentos chineses para compensar a perda de empregos, conhecimento e, sobretudo, autonomia operacional da produção industrial. Este desequilíbrio teve de surgir mais cedo ou mais tarde e a chegada da situação de pandemia foi o estopim, o que fez com que a revisão da situação atual não fosse mais adiada. Um exemplo prático foi a suspensão da produção, em algumas fábricas de automóveis americanas, por falta de peças sobressalentes da China e depois, como não podemos esquecer, a falta absoluta de máscaras cirúrgicas na primeira fase da pandemia, justamente pela produção desses dispositivos médicos foram completamente movidos para territórios fora do Ocidente. A estratégia de Biden identificou seis áreas estratégicas para operar a revisão da produção e depois do abastecimento, que são produtos relacionados à defesa, saúde pública e biotecnologia, tecnologias de telecomunicações, energia, transporte e produção de alimentos e fornecimento de matérias-primas agrícolas. A escolha parece óbvia para que haja autonomia operacional e decisória a ser exercida no próprio território e para os aliados. É claro que as últimas tensões políticas e comerciais impuseram esse caminho, mas mesmo uma análise sumária pode nos permitir afirmar o quanto esse processo está atrasado para o equilíbrio mundial e recuperar a lacuna produzida até agora pela situação anterior. A estratégia do presidente americano se completa com a vontade de colaborar, antes de mais nada nessas seis áreas estratégicas, com os aliados europeus, latino-americanos e asiáticos. Esta é uma reversão da tendência, no que diz respeito ao isolacionismo perseguido por Trump, que involuntariamente apoiou o domínio chinês da produção industrial; no entanto, o problema da deslocalização não parece totalmente superado: de fato, o envolvimento legítimo de países com baixos custos de mão de obra corre o risco de transferir a produção da China para outros países, que, aliás, não têm conhecimento da produção chinesa. O caminho a ser percorrido deve ser apoiado pelos estados para trazer primeiro as produções essenciais de volta às fronteiras ocidentais, mas isso não basta, é preciso também avançar no caminho de uma nova industrialização mais completa, que deve incluir também as produções consideradas. menos essenciais, mas complementares e capazes de garantir uma autonomia ainda maior. Certamente não se pode pensar que cada membro dos aliados ocidentais possa recriar um tecido produtivo totalmente autônomo em seu próprio território, mas essa estratégia deve ser concebida e implementada no nível de uma aliança global, levando em conta, no entanto, as peculiaridades da indústria local. tecidos, que deve aumentar sua autonomia por poder contar com uma qualidade de produção dos produtos a serem montados pelo menos igual à da China. O processo, portanto, não é curto e nem fácil e envolve substanciais transferências financeiras e de conhecimento para os novos parceiros de produção, cuja confiabilidade confiável deve, no entanto, ser verificada, não apenas em termos de aliança, mas de compartilhamento de princípios políticos. direitos humanos. Muito se joga nesta questão, aliás, no confronto dos países ocidentais, tendo os EUA como principal intérprete, o confronto com a China, daí a necessidade de se evitar quaisquer blocos de peças de produção necessários à indústria ocidental. Naturalmente, a fronteira entre necessidade comercial e rivalidade política tornou-se cada vez mais tênue e o desejo de Pequim de aumentar seu peso político será um fator determinante para as relações com a China, que devem ser marcadas por uma maior etiqueta diplomática, sem, no entanto, se afastar das características distintivas do Ocidente. , em primeiro lugar os direitos humanos, mesmo fora do perímetro da aliança ocidental.

Запад должен уменьшить свою производительную зависимость от Китая

 Приход Байдена на пост президента США, который совпал со второй фазой пандемии, только высветил реальную потребность в большей независимости от китайских товаров для автономии производственной ткани Америки, в частности, и всего Запада в целом. Вопрос теперь древний: изменение производства, даже стратегической продукции, обусловленное только желанием снизить затраты на рабочую силу, определило зависимость от китайской страны, которая никогда не регулировалась западными странами, привлеченная дерегулированием в пользу страны. легкий заработок на бизнесе. Помимо социальных издержек и обнищания производственной структуры Запада, этот вопрос всегда был очень актуален для правительств, которых, однако, привлекала доступность китайских инвестиций для компенсации потери рабочих мест, знаний и, прежде всего, автономии. промышленного производства. Этот дисбаланс должен был рано или поздно проявиться, и возникновение пандемической ситуации стало спусковым крючком, сделавшим обзор текущего положения дел более не откладываемым. Практическим примером была приостановка производства на некоторых американских автомобильных заводах из-за отсутствия запасных частей из Китая, а затем, как мы можем забыть, абсолютная нехватка хирургических масок на первом этапе пандемии именно потому, что производство из этих медицинских устройств были полностью вывезены за пределы Запада. Стратегия Байдена определила шесть стратегических областей, по которым следует проводить обзор производства, а затем поставок, это продукты, связанные с обороной, общественным здравоохранением и биотехнологиями, телекоммуникационными технологиями, энергетикой, транспортом и производством продуктов питания, а также поставками сельскохозяйственного сырья. Выбор кажется очевидным, чтобы иметь оперативную автономию и автономию в принятии решений, которую можно было бы практиковать на своей собственной территории и для союзников. Конечно, последняя политическая и коммерческая напряженность навязала этот путь, но даже сводный анализ может позволить нам подтвердить, насколько этот процесс запоздалым для мирового баланса, и восстановить разрыв, возникший до сих пор из-за предыдущей ситуации. Стратегия американского президента дополняется желанием сотрудничать, прежде всего в этих шести стратегических областях, с европейскими, латиноамериканскими и азиатскими союзниками. Это полная противоположность тенденции изоляционизма, проводимого Трампом, который невольно поддерживал доминирование Китая в промышленном производстве; однако проблема делокализации, похоже, не решена полностью: на самом деле, законное участие стран с низкими затратами на рабочую силу грозит перемещением производства из Китая в другие страны, которые, к тому же, не обладают знаниями китайского производства. Государства должны поддержать путь, который предстоит пройти, чтобы сначала вернуть основные производства к западным границам, но этого недостаточно, необходимо также продолжить путь новой, более полной индустриализации, которая также должна включать рассматриваемые производства. менее важен, но дополняет и может обеспечить еще большую автономность. Конечно, нельзя думать, что каждый член западных союзников может воссоздать полностью автономную производственную структуру на своей собственной территории, но эта стратегия должна быть задумана и реализована на уровне глобального альянса с учетом, однако, особенностей местных промышленных предприятий. ткани, которые должны повысить свою автономию, имея возможность рассчитывать на качество производства собираемых продуктов, по крайней мере, такое же, как в Китае. Таким образом, этот процесс не является коротким и непростым и включает в себя значительную финансовую передачу и передачу знаний новым производственным партнерам, надежность которых, однако, должна быть проверена не только с точки зрения альянса, но и общих политических принципов. права человека. В этом вопросе много разыгрывается, фактически, на конфронтации западных стран, с США в качестве основного интерпретатора, противостояния с Китаем, отсюда и необходимость предотвращения любых блоков производства деталей, необходимых для западной промышленности. Естественно, граница между коммерческой необходимостью и политическим соперничеством становится все более размытой, и желание Пекина увеличить свой политический вес станет определяющим фактором для отношений с Китаем, которые должны быть отмечены более строгим дипломатическим этикетом, но без отказа от отличительных качеств Запада. , в первую очередь, права человека даже вне периметра западного альянса.

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