Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

venerdì 25 febbraio 2022

يفضل بوتين عدم تناسق الغرب

 في النهاية ، حدثت أسوأ البشائر: حافظ بوتين على سلوكه القائم على الأكاذيب والأكاذيب وهاجم عسكريا الدولة الأوكرانية ، معتمدا على رد الفعل الغربي ، الذي يعرف بالخجل هو استخدام تعبير عن الحذر. لقد تبين أن كل التهديدات بالانتقام كانت ضئيلة للغاية في مواجهة تصميم الكرملين ، الأمر الذي رفع مستوى التهديدات بشكل أكبر ضد الديمقراطيات الغربية. كانت إدانات الزعماء الغربيين بمثابة كلمات ظرفية وطمأنت روسيا مع التأكيد على أنه لن يعمل أي جندي غربي على الأراضي الأوكرانية ، وبالتالي ترك كييف لمصيرها. هذا هو الاستنتاج المنطقي للالتزام الأمريكي على الجبهة الأوروبية ، والذي تم تقليصه بالفعل منذ أوباما ، وهو خيار شرعي ، لكنه يضر الحلفاء الرئيسيين للولايات المتحدة ، ربما على المدى القصير ولكن بالتأكيد على المدى المتوسط ​​ويقوض القيادة الأمريكية. في حد ذاته ، ليس فقط سياسيًا ولكن اقتصاديًا أيضًا. لقد تصرفت روسيا بهذه الطريقة لأنها لا تريد الحلف الأطلسي على حدودها ، ولكن بغزو أوكرانيا تتحرك الحدود حتى بولندا ودول البلطيق ، حيث يترسخ الوجود العسكري الغربي الآن. هل سيتسامح الكرملين مع هذا الوجود أم أنه لن يتسامح معه ، كما أوضح بوتين عدة مرات؟ كان من الممكن أن يكون الدفاع الجسدي عن أوكرانيا بوجود وقائي للحلف الأطلسي ، بعد الترحيب بها داخلها ، إجراءً رادعًا ، والذي كان من الممكن أن يسمح بمفاوضات قادرة على إيجاد تقارب ، حتى لو كان على الأرجح قائمًا على نوع من توازن الرعب. على العكس من ذلك ، أردنا أن نختار طريق الحذر ، الذي يقترب من خجل وحماية المصالح التجارية لأوروبا ، التي لم ترغب أبدًا في الانخراط في الدفاع النشط عن نفسها. الولايات المتحدة ، بعد الخطأ الفادح لأفغانستان ، تكرر خطأ ترك الميدان لخصوم أكثر عدوانية وحازمة ، وتختار فك الارتباط الذي ستظهر آثاره السلبية بالكامل على المدى الطويل. يمحو بايدن كل الانطباعات الإيجابية التي صاحبت انتخابه ويكرر ، وإن بطريقة أكثر تكتمًا ، كل الإخفاقات في السياسة الخارجية لسلفه ، وسيُسجل في التاريخ كواحد من أسوأ الرؤساء الأمريكيين ، تمامًا مثل ترامب. يأتي هذا الاتجاه من بعيد وقد بدأ مع أوباما ، لكن مثل هذه النقطة المنخفضة ، التي تتكون من مجموع الحالة الأفغانية مع الحالة الأوكرانية ، لم تتأثر من قبل القوة العظمى الأولى في العالم. لقد ترك السلوك الأمريكي أوروبا غير مستعدة ، وما كان يجب أن يحدث هذا ، مع عدم وجود سياسة خارجية ودفاع مشترك ، مقسمة داخليًا بين دول لا تتفق مع انضمامها إلى الاتحاد ومنقسمة بسبب تضارب المصالح التجارية بين أعضائه ؛ من بين أمور أخرى ، أحد أهداف بوتين الجانبية التي سعى إليها مع الحرب الأوكرانية هو على وجه التحديد زيادة الانقسامات الأوروبية والمساهمة في خلق مشاكل جديدة على الفور بين الدول الأعضاء ، والتي سيغذي أولها التدفق المتزايد للاجئين من أوكرانيا. . تصرفت بريطانيا العظمى ، إذا كان ذلك ممكنًا ، بشكل أسوأ ، ويبدو أن رئيس الوزراء البريطاني يريد المضي قدمًا في عقوبات شديدة للغاية ضد روسيا ، لكنه قرر بعد ذلك سلسلة من الإجراءات التي لا تؤثر على الأوليغارشية الموجودة على أراضيه لأنهم يمتلكون سيولة ضخمة في الاقتصاد البريطاني. الآن حقق بوتين انتصارًا فوق كل شيء سياسي ، مما يُظهر عدم اتساق الغرب ، والذي يمكن أن يسمح له بتحقيق أهداف أعلى من أوكرانيا ، وليس من أجل لا شيء ، فقد زاد الخوف في جمهوريات البلطيق وفي بولندا كثيرًا: العقوبات المفصلة تؤثر فقط على 70 النسبة المئوية للاقتصاد الروسي وليس قوتها العسكرية والتهديدات ضد التدخلات المحتملة من جانب كييف ، يبدو أن لديهم التأثيرات المرجوة من قبل الكرملين وأبرزوا كيف أن المشكلة هي بالتأكيد أولاً وقبل كل شيء جيوسياسية ولكن بعد ذلك مباشرة تستثمر. القيم الديمقراطية وسيادة الدول وتقرير المصير للشعوب واحترام القانون الدولي ، وهو الحد الأدنى من أسس التعايش بين الأمم. الالتزام بهذه القيم يجب أن يكون مباشراً والدفاع عنها يجب أن يهم كل الدول القائمة عليها حتى لا تتكبد نفسها خسارة هذه الامتيازات. والعكس يعني العودة إلى الديكتاتورية وإنكار الديمقراطية كما يحدث في أوكرانيا.

martedì 22 febbraio 2022

Le reazioni alla decisione di Putin di schierare le truppe nell'Ucraina orientale

 Dopo la dichiarazione di Putin, che ha riconosciuto come indipendenti la Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, dichiaratamente filorusse e quindi formalmente sottratte alla sovranità di Kiev, l’Ucraina ha richiesto una riunione di urgenza del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite, che per una curiosa coincidenza è stata presieduta proprio dalla Russia. La maggior parte dei membri del Consiglio hanno condannato sia il riconoscimento, che la successiva decisione di schierare truppe nell’area, che costituisce il primo passo dell’invasione del territorio ucraino, sebbene sia quello conteso tra Mosca e Kiev. Dal punto di vista di Putin il riconoscimento ufficiale autorizza l’appoggio dei militari russi agli insorti filorussi ed alle loro milizie, ma dal punto di vista del diritto internazionale costituisce una evidente violazione, che, peraltro, non è la prima operata dal Cremlino. Il fatto che Mosca definisca i propri soldati come peacekeeper aggrava il giudizio sulla Russia, che si nasconde in modo maldestro dietro a definizioni ipocrite, che oltrepassano l’ambiguità ed il buon gusto. La seguente dichiarazione di Washington apre ad una serie di sanzioni senza precedenti, che coinvolgerà tutti gli alleati degli USA e le cui conseguenze si annunciano molto pesanti per l’economia mondiale e gli equilibri generali. Nell’immediato la volontà di Putin è quella di assicurarsi una zona cuscinetto tra la Russia e l’Ucraina, per evitare di avere sull’immediato confine russo la presenza dell’Alleanza Atlantica, anche se l’ingresso di Kiev è stato più volte smentito da Bruxelles, tuttavia l’accelerata del Cremlino potrebbe cambiare la situazione: fino ad ora l’Alleanza Atlantica ha smentito di avere in programma di accettare il paese ucraino tra i suoi membri, ma questa evoluzione apre ad ogni possibile sviluppo. L’azzardo di Putin minaccia, però, la consistenza economica del paese russo, che difficilmente potrebbe resistere alle sanzioni preventivate, aprendo scenari che potrebbero consistere in un drastico calo della sua popolarità in Russia. Abbastanza prevedibili le posizioni degli alleati degli Stati Uniti, concordi della concreta possibilità che si stiano creando le condizioni per un conflitto quasi globale; la quasi totalità ha espresso giudizi di condanna sulla violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina e per la violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite. Il rappresentante della Russia alle Nazioni Unite, al contrario, ha sostenuto la decisione di Mosca per tutelare l’etnia russa dei territori riconosciuti e di come il riconoscimento sia stato a lungo ponderato ed ha invitato le potenze occidentali a non abbandonare la soluzione diplomatica. L’Ucraina, da parte sua, ha ribadito la sovranità sui propri territori ed ha praticamente sfidato la Russia, in uno scontro che non pare in grado di sostenere. Molto più attenuata la posizione della Cina, che malgrado la vicinanza più volte espressa alla Russia, non deroga dai propri principi in politica estera, scegliendo una sorta di equidistanza e raccomandando alle parti in causa la massima prudenza e l’intensificazione dell’azione diplomatica. Aldilà dell’avversione agli Stati Uniti ed il gradimento della politica russa, Pechino dimostra di temere maggiormente i contraccolpi di una crisi economica a livello globale, che potrebbe mettere in pericolo la crescita cinese; tuttavia la scelta di non recitare un ruolo da protagonista, soprattutto per incrementare una azione pacificatrice, da parte di Pechino, rivela come la Cina sia ancora ben lontana da diventare quella grande potenza a livello globale, che dice di volere diventare. L’occasione di recitare un ruolo da protagonista, senza essere al fianco di una delle due parti, ma soltanto in favore della pace, poteva costituire una prova vista con favore da tutte le angolazioni, anche nel caso di mancata riuscita, viceversa questo atteggiamento pavido rivela tutta l’inesperienza e la mancanza di capacità di rischio del governo di Pechino, che resta troppo legato agli aspetti economici a discapito di quelli di politica internazionale. Il presidente Biden ha espressamente ordinato di vietare ogni tipo di finanziamenti, investimenti e transazioni commerciali con le aree invase dalla Russia e ciò rappresenta, senz’altro, la prima soluzione che precederà le ben più pesanti sanzioni già minacciate e previste per l’atteggiamento deciso dalla Russia. Di seguito cosa possa accadere è difficilmente pronosticabile.

Reactions to Putin's decision to deploy troops in eastern Ukraine

 After Putin's declaration, which recognized as independent the People's Republics of Donetsk and Lugansk, openly pro-Russian and therefore formally removed from the sovereignty of Kiev, Ukraine requested an emergency meeting of the United Nations Security Council, which for a a curious coincidence was presided over by Russia. Most members of the Council condemned both the recognition and the subsequent decision to deploy troops in the area, which constitutes the first step in the invasion of Ukrainian territory, although it is the one disputed between Moscow and Kiev. From Putin's point of view, official recognition authorizes the support of the Russian military for pro-Russian insurgents and their militias, but from the point of view of international law it constitutes an evident violation, which, moreover, is not the first made by the Kremlin. The fact that Moscow defines its soldiers as peacekeepers aggravates the judgment on Russia, which clumsily hides behind hypocritical definitions that go beyond ambiguity and good taste. The following Washington declaration opens to an unprecedented series of sanctions, which will involve all US allies and whose consequences are expected to be very serious for the world economy and general equilibrium. In the immediate future, Putin's will is to secure a buffer zone between Russia and Ukraine, to avoid having the Atlantic Alliance presence on the immediate Russian border, even if the entry of Kiev has been repeatedly denied. from Brussels, however, the acceleration of the Kremlin could change the situation: until now the Atlantic Alliance has denied having any plans to accept the Ukrainian country among its members, but this evolution opens up to any possible development. Putin's gamble, however, threatens the economic consistency of the Russian country, which could hardly resist the foreseen sanctions, opening scenarios that could consist of a drastic decline in its popularity in Russia. The positions of the allies of the United States are quite predictable, agreeing on the concrete possibility that the conditions are being created for an almost global conflict; almost all of them expressed condemnation on the violation of the territorial integrity of Ukraine and for the violation of the principles of the United Nations Charter. The representative of Russia to the United Nations, on the contrary, supported Moscow's decision to protect the Russian ethnicity of the recognized territories and how the recognition had long been considered and urged the Western powers not to abandon the diplomatic solution. Ukraine, on its part, has reaffirmed its sovereignty over its territories and has practically challenged Russia, in a clash that it does not seem capable of sustaining. China's position is much more attenuated, which despite its repeatedly expressed closeness to Russia, does not derogate from its principles in foreign policy, choosing a sort of equidistance and recommending to the parties involved the utmost prudence and the intensification of diplomatic action. Beyond the aversion to the United States and the approval of Russian politics, Beijing shows that it is more afraid of the repercussions of a global economic crisis, which could endanger Chinese growth; however, the choice not to play a leading role, above all to increase a pacifying action, by Beijing, reveals how China is still far from becoming that great power on a global level, which it says it wants to become. The opportunity to play a leading role, without being at the side of one of the two parties, but only in favor of peace, could constitute a test viewed with favor from all angles, even in the case of failure, vice versa this fearful attitude reveals all the inexperience and lack of risk capacity of the Beijing government, which remains too tied to the economic aspects to the detriment of those of international politics. President Biden has expressly ordered to ban all types of financing, investments and commercial transactions with the areas invaded by Russia and this certainly represents the first solution that will precede the much heavier sanctions already threatened and foreseen for the decisive attitude. from Russia. What can happen below is difficult to predict.

Reacciones a la decisión de Putin de desplegar tropas en el este de Ucrania

 Tras la declaración de Putin, que reconocía como independientes a las Repúblicas Populares de Donetsk y Lugansk, abiertamente prorrusas y por tanto retiradas formalmente de la soberanía de Kiev, Ucrania solicitó una reunión de emergencia del Consejo de Seguridad de Naciones Unidas, que por una curiosa coincidencia estuvo presidida por encima de Rusia. La mayoría de los miembros del Consejo condenaron tanto el reconocimiento como la posterior decisión de desplegar tropas en la zona, que constituye el primer paso de la invasión del territorio ucraniano, aunque es el que disputan Moscú y Kiev. Desde el punto de vista de Putin, el reconocimiento oficial autoriza el apoyo de militares rusos a los insurgentes prorrusos y sus milicias, pero desde el punto de vista del derecho internacional constituye una violación evidente, que, además, no es la primera que comete el Kremlin. El hecho de que Moscú defina a sus soldados como fuerzas de paz agrava el juicio sobre Rusia, que torpemente se esconde tras definiciones hipócritas que van más allá de la ambigüedad y el buen gusto. La siguiente declaración de Washington abre una serie de sanciones sin precedentes, que involucrarán a todos los aliados de Estados Unidos y cuyas consecuencias se prevén muy graves para la economía mundial y el equilibrio general. En el futuro inmediato, la voluntad de Putin es asegurar una zona de amortiguamiento entre Rusia y Ucrania, para evitar tener presencia de la Alianza Atlántica en la frontera rusa inmediata, aunque se ha negado repetidamente la entrada de Kiev.Desde Bruselas, sin embargo, la aceleración de el Kremlin podría cambiar la situación: hasta ahora la Alianza Atlántica ha negado tener planes de aceptar al país ucraniano entre sus miembros, pero esta evolución se abre a cualquier posible desarrollo. La apuesta de Putin, sin embargo, amenaza la solidez económica del país ruso, que difícilmente podría resistir las sanciones previstas, abriendo escenarios que podrían consistir en una drástica caída de su popularidad en Rusia. Las posiciones de los aliados de Estados Unidos son bastante predecibles, coincidiendo en la posibilidad concreta de que se están creando las condiciones para un conflicto casi global; casi todos expresaron su condena por la violación de la integridad territorial de Ucrania y por la violación de los principios de la Carta de las Naciones Unidas. El representante de Rusia ante las Naciones Unidas, por el contrario, apoyó la decisión de Moscú de proteger la etnia rusa de los territorios reconocidos y cómo el reconocimiento se había considerado durante mucho tiempo e instó a las potencias occidentales a no abandonar la solución diplomática. Ucrania, por su parte, ha reafirmado su soberanía sobre sus territorios y prácticamente ha desafiado a Rusia, en un choque que no parece capaz de sostener. Mucho más atenuada es la posición de China, que a pesar de su reiterada cercanía expresada con Rusia, no se aparta de sus principios en política exterior, optando por una especie de equidistancia y recomendando a las partes implicadas la máxima prudencia y la intensificación de la acción diplomática. Más allá de la aversión a Estados Unidos y la aprobación de la política rusa, Pekín muestra que tiene más miedo a las repercusiones de una crisis económica mundial, que podría poner en peligro el crecimiento chino; sin embargo, la elección de no jugar un papel protagónico, sobre todo para incrementar una acción pacificadora, por parte de Beijing, revela cómo China aún está lejos de convertirse en esa gran potencia a nivel mundial, que dice querer ser. La oportunidad de jugar un papel protagónico, sin estar del lado de una de las dos partes, sino sólo a favor de la paz, podría constituir una prueba vista con buenos ojos desde todos los ángulos, incluso en caso de fracaso, viceversa esta actitud temerosa revela toda la inexperiencia y falta de capacidad de riesgo del gobierno de Pekín, que sigue demasiado atado a los aspectos económicos en detrimento de los de la política internacional. El presidente Biden ha ordenado expresamente prohibir todo tipo de financiamientos, inversiones y transacciones comerciales con las áreas invadidas por Rusia y esto ciertamente representa la primera solución que precederá a las sanciones mucho más severas ya amenazadas y previstas por la actitud decisiva de Rusia. Lo que puede suceder a continuación es difícil de predecir.

Reaktionen auf Putins Entscheidung, Truppen in der Ostukraine einzusetzen

 Nach Putins Erklärung, die die Volksrepubliken Donezk und Lugansk als unabhängig anerkannte, die offen pro-russisch und damit formell der Souveränität von Kiew enthoben waren, beantragte die Ukraine eine Dringlichkeitssitzung des Sicherheitsrates der Vereinten Nationen, die aus einem merkwürdigen Zufall den Vorsitz führte vorbei an Russland. Die meisten Mitglieder des Rates verurteilten sowohl die Anerkennung als auch die anschließende Entscheidung, Truppen in dem Gebiet zu stationieren, was den ersten Schritt zur Invasion des ukrainischen Territoriums darstellt, obwohl es sich um den zwischen Moskau und Kiew umstrittenen handelt. Aus Putins Sicht legitimiert die offizielle Anerkennung die Unterstützung des russischen Militärs für pro-russische Aufständische und ihre Milizen, stellt aber aus völkerrechtlicher Sicht einen offensichtlichen Verstoß dar, der zudem nicht der erste ist, der von der Russischen Föderation begangen wurde Kreml. Dass Moskau seine Soldaten als Friedenstruppen definiert, verschärft das Urteil über Russland, das sich ungeschickt hinter heuchlerischen Definitionen versteckt, die über Zweideutigkeit und guten Geschmack hinausgehen. Die folgende Washingtoner Erklärung eröffnet eine beispiellose Reihe von Sanktionen, an denen alle US-Verbündeten beteiligt sein werden und deren Folgen für die Weltwirtschaft und das allgemeine Gleichgewicht voraussichtlich sehr schwerwiegend sein werden. In unmittelbarer Zukunft will Putin eine Pufferzone zwischen Russland und der Ukraine sichern, um eine Präsenz des Atlantischen Bündnisses an der unmittelbaren russischen Grenze zu vermeiden, auch wenn Kiew wiederholt die Einreise verweigert wurde Der Kreml könnte die Situation ändern: Bisher hat die Atlantische Allianz bestritten, das ukrainische Land in ihre Mitglieder aufnehmen zu wollen, aber diese Entwicklung öffnet sich für jede mögliche Entwicklung. Putins Wagnis bedroht jedoch die wirtschaftliche Stärke des russischen Landes, das den vorgesehenen Sanktionen kaum standhalten könnte, und eröffnet Szenarien, die in einem drastischen Rückgang seiner Popularität in Russland bestehen könnten. Die Positionen der Verbündeten der Vereinigten Staaten sind ziemlich vorhersehbar und stimmen über die konkrete Möglichkeit überein, dass die Bedingungen für einen fast globalen Konflikt geschaffen werden; fast alle verurteilten die Verletzung der territorialen Integrität der Ukraine und die Verletzung der Grundsätze der Charta der Vereinten Nationen. Der Vertreter Russlands bei den Vereinten Nationen hingegen unterstützte die Entscheidung Moskaus, die russische Ethnizität der anerkannten Gebiete zu schützen, und wie lange über die Anerkennung nachgedacht wurde, und forderte die Westmächte auf, die diplomatische Lösung nicht aufzugeben. Die Ukraine ihrerseits hat ihre Souveränität über ihre Territorien bekräftigt und Russland praktisch herausgefordert, in einem Zusammenstoß, den sie anscheinend nicht aushalten kann. Wesentlich gedämpfter ist die Position Chinas, das trotz seiner immer wieder bekundeten Nähe zu Russland nicht von seinen außenpolitischen Grundsätzen abweicht, eine Art Äquidistanz wählt und den Beteiligten größte Vorsicht und Intensivierung diplomatischen Handelns empfiehlt. Jenseits der Abneigung gegen die Vereinigten Staaten und der Zustimmung zur russischen Politik zeigt Peking, dass es sich eher vor den Auswirkungen einer globalen Wirtschaftskrise fürchtet, die das chinesische Wachstum gefährden könnte; Die Entscheidung Pekings, keine führende Rolle zu spielen, sondern vor allem eine befriedende Aktion zu verstärken, zeigt jedoch, wie China noch weit davon entfernt ist, die Großmacht auf globaler Ebene zu werden, die es nach eigenen Angaben werden will. Die Möglichkeit, eine führende Rolle zu spielen, ohne an der Seite einer der beiden Parteien zu stehen, sondern nur zugunsten des Friedens, könnte auch im Falle des Scheiterns eine von allen Seiten wohlwollende Prüfung darstellen, umgekehrt diese ängstliche Haltung offenbart die ganze Unerfahrenheit und mangelnde Risikofähigkeit der Pekinger Regierung, die zu sehr an wirtschaftlichen Aspekten zu Lasten der internationalen Politik gebunden bleibt. Präsident Biden hat ausdrücklich angeordnet, alle Arten von Finanzierungen, Investitionen und Handelstransaktionen mit den von Russland besetzten Gebieten zu verbieten, und dies stellt sicherlich die erste Lösung dar, die den viel strengeren Sanktionen vorausgehen wird, die bereits für die entschlossene Haltung Russlands angedroht und vorgesehen wurden. Was unten passieren kann, ist schwer vorherzusagen.

Réactions à la décision de Poutine de déployer des troupes dans l'est de l'Ukraine

 Après la déclaration de Poutine, qui reconnaissait comme indépendantes les républiques populaires de Donetsk et de Lougansk, ouvertement pro-russes et donc formellement soustraites à la souveraineté de Kiev, l'Ukraine a demandé une réunion d'urgence du Conseil de sécurité des Nations unies, qui, pour une curieuse coïncidence, a été présidée par la Russie. La plupart des membres du Conseil ont condamné à la fois la reconnaissance et la décision subséquente de déployer des troupes dans la région, qui constitue la première étape de l'invasion du territoire ukrainien, bien qu'il s'agisse de celle contestée entre Moscou et Kiev. Du point de vue de Poutine, la reconnaissance officielle autorise le soutien des militaires russes aux insurgés pro-russes et à leurs milices, mais du point de vue du droit international, elle constitue une violation évidente, qui n'est d'ailleurs pas la première commise par les Kremlin. Le fait que Moscou définisse ses soldats comme des casques bleus aggrave le jugement porté sur la Russie, qui se cache maladroitement derrière des définitions hypocrites qui dépassent l'ambiguïté et le bon goût. La déclaration de Washington qui s'ensuit ouvre sur une série de sanctions sans précédent, qui impliqueront tous les alliés des États-Unis et dont les conséquences devraient être très graves pour l'économie mondiale et l'équilibre général. Dans l'immédiat, la volonté de Poutine est de sécuriser une zone tampon entre la Russie et l'Ukraine, pour éviter d'avoir la présence de l'Alliance atlantique à la frontière russe immédiate, même si l'entrée de Kiev a été refusée à plusieurs reprises depuis Bruxelles, l'accélération de le Kremlin pourrait changer la donne : jusqu'à présent l'Alliance atlantique a nié avoir l'intention d'accepter le pays ukrainien parmi ses membres, mais cette évolution ouvre la porte à toute évolution possible. Le pari de Poutine menace cependant la solidité économique du pays russe, qui pourrait difficilement résister aux sanctions envisagées, ouvrant des scénarios qui pourraient consister en une baisse drastique de sa popularité en Russie. Les positions des alliés des États-Unis sont assez prévisibles, s'accordant sur la possibilité concrète que se créent les conditions d'un conflit quasi mondial ; presque tous ont exprimé leur condamnation pour la violation de l'intégrité territoriale de l'Ukraine et pour la violation des principes de la Charte des Nations Unies. Le représentant de la Russie auprès des Nations unies, au contraire, a soutenu la décision de Moscou de protéger l'ethnie russe des territoires reconnus et comment la reconnaissance était depuis longtemps envisagée et a exhorté les puissances occidentales à ne pas abandonner la solution diplomatique. L'Ukraine, pour sa part, a réaffirmé sa souveraineté sur ses territoires et a pratiquement défié la Russie, dans un affrontement qu'elle ne semble pas capable de soutenir. La position de la Chine est beaucoup plus atténuée, qui malgré sa proximité maintes fois exprimée avec la Russie, ne déroge pas à ses principes de politique étrangère, choisissant une sorte d'équidistance et recommandant aux parties concernées la plus grande prudence et l'intensification de l'action diplomatique. Au-delà de l'aversion pour les États-Unis et de l'approbation de la politique russe, Pékin montre qu'il a plus peur des répercussions d'une crise économique mondiale, qui pourrait mettre en danger la croissance chinoise ; cependant, le choix de Pékin de ne pas jouer un rôle moteur, surtout pour multiplier une action pacificatrice, révèle à quel point la Chine est encore loin de devenir cette grande puissance à l'échelle mondiale, qu'elle dit vouloir devenir. L'opportunité de jouer un rôle moteur, sans être aux côtés de l'une des deux parties, mais uniquement en faveur de la paix, pourrait constituer une épreuve vue avec faveur sous tous les angles, même en cas d'échec, inversement cette attitude craintive révèle toute l'inexpérience et le manque de capacité à prendre des risques du gouvernement de Pékin, qui reste trop attaché aux aspects économiques au détriment de ceux de la politique internationale. Le président Biden a expressément ordonné d'interdire tout type de financement, d'investissement et de transactions commerciales avec les zones envahies par la Russie et cela représente certainement la première solution qui précédera les sanctions beaucoup plus lourdes déjà menacées et prévues pour l'attitude décisive de la Russie. Ce qui peut arriver ci-dessous est difficile à prévoir.

Reações à decisão de Putin de enviar tropas para o leste da Ucrânia

Após a declaração de Putin, que reconheceu como independentes as Repúblicas Populares de Donetsk e Lugansk, abertamente pró-russas e, portanto, formalmente retiradas da soberania de Kiev, a Ucrânia solicitou uma reunião de emergência do Conselho de Segurança das Nações Unidas, que por uma curiosa coincidência foi presidida pela Rússia. A maioria dos membros do Conselho condenou tanto o reconhecimento quanto a posterior decisão de enviar tropas para a área, que constitui o primeiro passo para a invasão do território ucraniano, embora seja a disputada entre Moscou e Kiev. Do ponto de vista de Putin, o reconhecimento oficial autoriza o apoio dos militares russos aos insurgentes pró-russos e suas milícias, mas do ponto de vista do direito internacional constitui uma violação evidente, que, aliás, não é a primeira feita pelo Kremlin. O fato de Moscou definir seus soldados como pacificadores agrava o julgamento sobre a Rússia, que desajeitadamente se esconde atrás de definições hipócritas que vão além da ambiguidade e do bom gosto. A declaração de Washington que se segue abre-se a uma série de sanções sem precedentes, que envolverá todos os aliados dos EUA e cujas consequências deverão ser muito graves para a economia mundial e para o equilíbrio geral. No futuro imediato, a vontade de Putin é garantir uma zona tampão entre a Rússia e a Ucrânia, para evitar a presença da Aliança Atlântica na fronteira russa imediata, mesmo que a entrada de Kiev tenha sido repetidamente negada. o Kremlin pode mudar a situação: até agora, a Aliança Atlântica negou ter planos de aceitar o país ucraniano entre seus membros, mas essa evolução abre para qualquer desenvolvimento possível. A aposta de Putin, no entanto, ameaça a força econômica do país russo, que dificilmente resistiria às sanções previstas, abrindo cenários que poderiam consistir em uma queda drástica de sua popularidade na Rússia. As posições dos aliados dos Estados Unidos são bastante previsíveis, concordando com a possibilidade concreta de que estão sendo criadas as condições para um conflito quase global; quase todos expressaram condenação pela violação da integridade territorial da Ucrânia e pela violação dos princípios da Carta das Nações Unidas. O representante da Rússia nas Nações Unidas, pelo contrário, apoiou a decisão de Moscou de proteger a etnia russa dos territórios reconhecidos e como o reconhecimento havia sido considerado e instou as potências ocidentais a não abandonar a solução diplomática. A Ucrânia, por sua vez, reafirmou sua soberania sobre seus territórios e praticamente desafiou a Rússia, em um embate que não parece capaz de sustentar. A posição da China é muito mais atenuada, que apesar de reiteradamente expressa proximidade com a Rússia, não derroga seus princípios em política externa, optando por uma espécie de equidistância e recomendando às partes envolvidas a máxima prudência e a intensificação da ação diplomática. Além da aversão aos Estados Unidos e da aprovação da política russa, Pequim mostra que tem mais medo das repercussões de uma crise econômica global, que poderia colocar em risco o crescimento chinês; no entanto, a escolha de não protagonizar, sobretudo para incrementar uma ação pacificadora, por parte de Pequim, revela como a China ainda está longe de se tornar aquela grande potência em nível global, que diz querer se tornar. A oportunidade de desempenhar um papel de liderança, sem estar ao lado de uma das duas partes, mas apenas a favor da paz, poderia constituir um teste visto com favor de todos os ângulos, mesmo em caso de fracasso, vice-versa essa atitude temerosa revela toda a inexperiência e falta de capacidade de risco do governo de Pequim, que permanece muito atrelado aos aspectos econômicos em detrimento dos da política internacional. O presidente Biden ordenou expressamente a proibição de todo tipo de financiamento, investimentos e transações comerciais com as áreas invadidas pela Rússia e isso certamente representa a primeira solução que precederá as sanções muito mais pesadas já ameaçadas e previstas para a atitude decisiva da Rússia. O que pode acontecer abaixo é difícil de prever.