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lunedì 12 marzo 2012

Gli scenari possibili di un attacco di Israele all’Iran

Se si analizzano le opzioni militari per un eventuale attacco israeliano all’Iran, occorre partire dalla assoluta mancanza del fattore sorpresa, spesso determinante per l’esito di una azione bellica. Ciò non è da ritenere una mancanza dello stato maggiore di Tel Aviv, ma una precisa strategia politica elaborata per tenere sotto pressione, con le sanzioni americane ed europee lo stato iraniano. Tuttavia i progressi della ricerca nucleare di Teheran sono stati solo rallentati ma non fermati. Secondo alcuni analisti se l’Iran doveva essere colpito, il momento era intorno al 2002 o 2003, quando il programma nucleare era all’inizio, per stroncarlo sul nascere. Adesso la situazione è peggiorata perchè i dieci anni trascorsi hanno dato tempo a Teheran, oltre che per procedere con la ricerca, anche di organizzarsi nascondendo i suoi siti ed evolvere la propria strategia di difesa. Per Israele la minaccia è però insostenibile e all’interno dello stato cresce la volontà di azione, sopratutto nel governo. Guardando alla dotazione aerea israeliana, l’arma con cui Tel Aviv intende agire contro l’Iran, si evince la difficoltà di portare avanti questo progetto da solo come ha più volte minacciato Benjamin Netanyahu. L’aviazione militare israeliana, infatti è dotata di velivoli pensati per un conflitto di difesa e non di attacco, che non hanno la grande autonomia di volo necessaria per coprire i 1.600 chilometri che separano Israele dall’Iran. Oltre il fattore distanza, è da prendere in considerazione che il volo dei bombardieri con la stella di David non sarebbe lineare sull’obiettivo, in quanto la forza aerea iraniana opporrebbe una resistenza capace di impedire l’accesso ai cieli di Teheran. La necessità del rifornimento in volo diventa fondamentale, senza i grandi aerei cisterna, di cui Israele non disporrebbe, l’attacco aereo rimane una minaccia impraticabile. Per superare questa difficoltà tecnica insormontabile, esistono diverse opzioni, la prima delle quali è la partecipazione degli USA al conflitto. Con gli Stati Uniti impegnati con i propri mezzi, almeno nella fase logistica, per Israele il problema sarebbe superato, ma per il momento Obama non vuole forzare la mano, almeno prima di arrivare alle elezioni, ed anche un impiego obbligato delle forza armate americane, dettato da un’entrata in guerra di Israele non concordata, avrebbe delle ricadute diplomatiche tra i due stati con conseguenze fortemente negative. Per ovviare a questa causa ostativa, se Israele continuasse nel suo proposito di attaccare da solo potrebbero aprirsi nuovi scenari. Il coinvolgimento della Giordania, dove sono appena state costruite installazioni missilistiche in grado di proteggere Israele, potrebbe essere una opzione, ma occorre valutare una ritorsione iraniana contro un paese sunnita, il che potrebbe innescare una guerra santa in seno all’Islam, un regolamento di conti più volte minacciato tra sciti e sunniti, con l’Arabia Saudita in prima fila contro Teheran. Si tratta di un’opzione terribile per le conseguenze possibili e probabili, che gli USA, verosimilmente avversano, temendo un coinvolgimento in grande scala del proprio esercito. Un’altra possibilità è il passaggio degli aerei israeliani da altri paesi per potere effettuare percorsi più brevi. Una possibilità è offerta dall’Iraq, che non è dotato di difese antiaeree, ma che non darebbe mai il benestare al passaggio per bombardare un paese scita, con cui sta intessendo rapporti. Il sorvolo non autorizzato verrebbe condannato dall’opinione pubblica internazionale, perchè effettuato in dispregio del diritto internazionale. Vi sono ancora due opzioni, una è usare basi turche, ma i pessimi rapporti attuali tra i due stati non danno la minima possibilità a questa evenienza e neppure pare possibile convincere uno stato confinante con l’Iran dal lato europeo come Gerogia o Armenia ad ospitare le basi degli attacchi, per non essere coinvolto in una spirale di guerra e terrorismo che ne potrebbe minare la stabilità. Se queste considerazioni sono vere l’attacco israeliano in solitaria appare soltanto una minaccia impossibile da portare a termine se non con l’aiuto USA, ma il sentimento di paura crescente potrebbe portare a pessime determinazioni. Tuttavia nell’attesa della fine delle elezioni americane, quello che sembra più probabile è la ripresa in grande scala della guerra segreta, che Tel Aviv sembra avere interrotto. Per il momento è l’unica strada praticabile per contrastare la ricerca nucleare iraniana.

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