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venerdì 9 marzo 2012

I fatti del Kerala, pericoloso precedente per il diritto internazionale

Il fatto dei soldati italiani, impegnati come scorta contro la pirateria in mare di una nave mercantile, imprigionati in India con l'accusa di avere ucciso due pescatori, rischia di creare un pericoloso precedente nel diritto internazionale. I fatti si sono svolti nel mare di fronte allo stato del Kerala, in una zona di passaggio delle navi mercantili ma anche dove operano, con le loro reti, i pescherecci indiani; una pratica di questi pescherecci è di deviare la rotta delle grandi navi cargo, per evitare che queste rompano le reti da pesca durante il loro passaggio. Questa pratica viene attuata avvicinando le navi con piccole barche, la pratica ricorda l'azione dei pirati, che usano mezzi piccoli e veloci per abbordare i grandi mercantili e prenderli in ostaggio. Dopo i ripetuti casi di pirateria, che hanno obbligato diversi stati a schierare navi militari nelle acque internazionali del Mare Arabico, gli armatori civili hanno scelto di ingaggiare militari professionisti, con l'avvallo del proprio stato, a bordo delle navi per difenderle dagli attacchi. Se nell'episodio di cui si parla si sia trattato di tragico errore o di effettivo attacco di pirati, non è ancora stato chiarito del tutto, anche perchè le autorità indiane hanno immediatamente cremato i corpi delle vittime, senza neppure effettuare l'autopsia di rito. Quello che importa è che il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali, come stabilito dalle misurazioni effettuate attraverso i satelliti. Nel Kerala, stato dove sono imminenti le elezioni, si registra una ampia ostilità verso l'Italia, dovuta alle origini di Sonia Gandhi, leader del Congresso Nazionale Indiano, uno dei principali partiti del paese. In questo stato, come in altre zone dell'India non è mai stato accettato che una straniera diventasse una delle figure più potenti del paese, cosa che si può anche comprendere in una nazione che è uscita in tempi relativamente recenti dalla dominazione coloniale. Ma questa è una questione interna, che va ad interferire con le norme che regolano il diritto tra gli stati. Un caso del genere è destinato a fare da scuola per il diritto internazionale e forse anche creare un pericoloso precedente in grado di generare questioni, conflitti e ritorsioni in una materia che deve essere, al contrario sempre più sicura ed affidabile. La prassi dice che per un fatto del genere, cioè l'episodio potenzialmente delittuoso, accaduto in acque internazionali, la giurisdizione spetta al paese per il quale batte bandiera la nave. Lo stato del Kerala, facendo intervenire le proprie forze armate e facendo pressione sull'armatore, con il ricatto di vietare alle sue navi l'approdo nei porti dello stato, ha interrotto questa norma riconosciuta dal diritto internazionale, soltanto per una questione interna, riguardante la propria competizione elettorale. Se i militari italiani, ora detenuti nelle carceri dello stato indiano, dovessero essere anche solo giudicati, cosa che in parte è già avvenuta, dalla corte del Kerala si verrebbe a creare un precedente pericolosissimo in grado di bloccare, potenzialmente, i commerci marittimi. E' singolare che intorno alla questione la disputa continui ad essere circoscritta alle diplomazie di Italia ed India, senza che dall'ONU si levi voce alcuna. Quello che appare è che non si voglia disturbare una potenza emergente come l'India anche in presenza di una violazione palese del diritto internazionale per cui, anzi, dovrebbe essere sanzionata. La speranza è che tutto si chiuda dopo le elezioni del Kerala e si arrivi ad una ricomposizione della questione. Tuttavia quello accaduto segnala una pericolosa deriva verso cui si muove il mondo. Ancora una volta particolari interessi locali vanno oltre l'applicazione delle regole comuni sovranazionali, esercizio necessario necessario per governare un mondo dove i confini nazionali vengono sempre più superati, sia per fattori economici, che tecnologici, che politici. Il nuovo assetto mondiale ha bisogno sempre più di leggi sovra statali il più possibile condivise, che tutelino l'universalità dei rapporti. Purtroppo il fatto del Kerala è l'ennesima spia di una tendenza sempre più presente che cerca di anteporre l'interesse particolare al generale, anche quando questo interesse è palesemente interesse di parte, distorcendo così la visione del rapporto internazionale stesso.

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