La notizia riportata dalla BBC, dove si affermava che Hamas non avrebbe preso parte ad una ritorsione armata contro Israele, nel caso quest'ultimo avesse attaccato l'Iran è priva di fondamento. D'altronde non pareva possibile, nonostante le speranze, che uno dei maggiori alleati iraniani, geograficamente posizionato in modo strategico, nel caso di un conflitto fra Tel Aviv e Teheran, negasse il proprio aiuto dopo anni di collaborazione ed aiuti. Quello che mancava era solo l'ufficialità ma l'appoggio era dato per scontato dall'inizio della questione; anche se si pensava che non fosse un appoggio così esplicito ed impegnativo. Così le parole di smentita su quanto detto dalla BBC, pronunciate da Mahmoud al-Zahar, fondatore di Hamas, non sono giunte inattese, ma hanno destato comunque una grande sorpresa negli ambienti diplomatici. Hamas oltre a ribadire il suo appoggio al fianco dell'Iran ha anche dato la sua disponibilità a combattere anche contro chi affiancherà Israele. E' una minaccia diretta agli USA, che pur tentando tutte le vie diplomatiche possibili, saranno sicuramente al fianco di Tel Aviv nel sempre più probabile confronto militare. Se non bastavano le previsioni di una profonda destabilizzazione della regione, la dichiarazione di Hamas coinvolge direttamente la questione palestinese nel confronto con l'Iran
ed azzera i tentativi portati avanti da diverse parti per la creazione di uno stato autonomo della Palestina. Ciò fornisce anche ad Israele la giustificazione di portare avanti i metodi repressivi e la colonizzazione condannata dagli stessi USA. Quella di Hamas è una posizione ingenua che vanifica anni di sforzi e di negoziati e rende anche più debole l'OLP, che a questo punto non potrà che smarcarsi dall'avversario politico, con il quale aveva firmato una tregua, per portare avanti le trattative sia con l'ONU che con Israele. La scontata rottura tra hamas ed OLP che seguirà questa dichiarazione di appoggio all'Iran, potrebbe portare come estrema conseguenza il distacco della Striscia di Gaza, dove Hamas ha la maggioranza, dal progetto della creazione dello stato palestinese e comunque comporta un indebolimento sostanziale di tutto il movimento palestinese. Anche se, come sperato, non dovesse esserci il confitto la posizione di Hamas, con queste dichiarazioni, risulta definitivamente compromessa e ne fa un interlocutore ormai inattendibile. Difficile interpretare una dichiarazione di tale portata effettuata in questo momento, anche se non è possibile che tale presa di posizione, troppo esplicita, non sia stata studiata nei tempi e nei modi nei quali è avvenuta. Potrebbe esserci Teheran dietro la minaccia di Hamas, che, forse, nei pensieri iraniani, può costituire un elemento di pressione, certamente di ulteriore caos nel divenire della situazione, ma certamente per l'Iran la dichiarazione di Hamas ha più un impatto mediatico da riscuotere nel mondo arabo, dove la questione palestinese gode sempre di una grande presa.
Militarmente Hamas può poco contro l'esercito israeliano, ma può, mediante i suoi kamikaze, mettere Israele nel più completo terrore ed incertezza, attraverso l'uso intensivo di attentati. Non è poco se unito ad una situazione di guerra come potrebbe essere quello che accadrebbe in caso di conflitto con l'Iran, con la popolazione civile in ostaggio di uno stato permanente di paura. Inoltre risorse militari israeliane potrebbero essere impegnate ancor più stabilmente contro la striscia di Gaza, sottraendole dal conflitto. Ma forse l'effetto maggiormente cercato è di chiamare a raccolta tutto il mondo arabo, perlomeno la parte più oltranzista, per trasformare il conflitto in guerra santa definitiva contro l'invasore sionista, probabilmente con l'appoggio di religiosi islamici più radicali. Se questo aspetto è vero non è da escludere una deriva non limitata al teatro regionale, ma estesa, anche con azioni spettacolari, come attentati in luoghi simbolo, in paesi alleati di USA ed Israele, in modo da coinvolgere più stati possibili nel clima del conflitto.
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