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giovedì 24 maggio 2012

Alcuni suggerimenti contro l'astensionismo elettorale in Italia

L'Italia, alle prese con una crisi economica molto dura, rischia di affogare nel pantano dell'antipolitica. Il clima di sfiducia verso partiti che sembrano esistere solo per salvaguardare se stessi ha portato alle ultime elezioni livelli raramente raggiunti di astensionismo. Il fenomeno, condannato da più parti, in realtà deve essere letto come una estensione del diritto di voto, una casistica valida per chi non ritiene l'offerta elettorale all'altezza o per chi non si riconosce in alcun partito presente sulla scheda elettorale. Sostanzialmente questa accezione non si differenzia da chi, pur recandosi alle urne, non esprime comunque il proprio voto, consegnando una scheda priva di indicazione, scheda bianca, o sceglie di annullarla. Il ritornello del diritto-dovere di voto, allora non ha più senso, in quanto l'elettore assolve il proprio dovere di scelta semplicemente non esercitandola per mancanza delle condizioni materiali affinchè possa essere praticata. Ciò rappresenta così una lettura estensiva e più matura, una vera e propria evoluzione del diritto di voto. La soluzione consente di evitare la scelta del meno peggio e quindi di rendersi complici di scelte che si è già consapevoli di non potere condividere. Ma nonostante queste accezioni positive l'astensionismo troppo elevato resta una patologia del sistema democratico, perchè, essenzialmente manifesta la mancanza di proposte adeguate, l'assenza di soluzioni convincenti e la sfiducia in una classe politica immobile, statica e composta da sempre le stesse persone e, peggio ancora, molte volte appartenenti alle stesse famiglie. Se si vuole combattere questa tendenza, che per le prossime elezioni politiche italiane del 2013, rischia di diventare maggioranza assoluta, occorre mettere mano da subito, sia ad una legge che renda i partiti maggiormente democratici e trasparenti, sia ad una legge elettorale che si focalizzi, piuttosto che sulle alchimie della composizione del parlamento, su un insieme di norme capaci di frenare e limitare la perpetuazione del potere e che invece punti ad un maggiore coinvolgimento nelle istituzioni. A questo proposito sarebbe essenziale limitare i mandati ad un massimo di due consecutivi per gli eletti, ai quali deve seguire uno stop per almeno una legislatura; allargare le incompatibilità vietando assolutamente di avere più di una carica contemporaneamente, mettere un controllo sulle assenze, prevedendo che oltre un certo numero, per qualsiasi motivo, sia prevista la decadenza dalla carica, l'impossibilità di abbandonare una carica per concorrere per un'altra, magari più prestigiosa, la fine delle attuali condizioni economiche, prevedendo il percorso nelle istituzioni per i fini pensionistici, una semplice tappa nel percorso lavorativo della persona. L'astensionismo dovrebbe, poi essere conteggiato al fine della composizione di una assemblea elettiva: fatta salva una quota fisiologica di astenuti, ad esempio il 10%, i seggi da assegnare dovrebbero essere sottratti e lasciati vuoti in proporzione del numero dei non votanti; ciò determinerebbe una azione maggiormente attenta della classe politica ai bisogni ed ai sentimenti del corpo elettorale. Decisiva anche la questione partiti, che sono i soggetti principali dell'azione democratica: in quest'ottica non è ammissibile che queste organizzazioni politiche non abbiamo obbligatoriamente un governo di tipo democratico della loro vita. Ma quello che resta centrale per combattere il fenomeno dell'astensionismo che va inevitabilmente a sconfinare nell'antipolitica intesa come sentimento nettamente contrario a quelli che sono i soggetti della politica attiva, è cercare di coinvolgere la maggior parte possibile di persone nell'amministrazione della cosa pubblica: proprio in questa ragione prende corpo la motivazione della rotazione negli incarichi pubblici ed il divieto di ricoprire più cariche pubbliche contemporaneamente. E' chiaro che sono provvedimenti di rottura non graditi ai professionisti della politica, ma assolutamente necessari per risvegliare quel senso civico, di cui si sente in maniera troppo marcata la mancanza in Italia.

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