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venerdì 18 maggio 2012

Obama punta sui diritti per la rielezione

La svolta verso il riconoscimento del matrimonio omossessuale di Obama è sembrata una novità sulla scena del dibattito elettorale. In realtà già il vice presidente Biden aveva manifestato un chiaro appoggio al riconoscimento dei diritti delle famiglie omossessuali, che lasciava intendere una decisa posizione sull'argomento da parte dei vertici del partito democratico. Tuttavia il presidente in carica aveva preferito mantenere un atteggiamento maggiormente distaccato, per non urtare una consistente parte elettorale decisamente avversa all'argomento. Ora, con la netta presa presa di posizione, Obama decide di giocare in attacco e mettere un punto fermo sui diritti alla propria campagna elettorale. Così facendo, nel conto dei costi e benefici, l'inquilino della Casa Bianca cerca di guadagnare consensi da quella parte politica, che se decide di andare a votare non può che votare per lui. In un colpo solo Obama rinuncia al voto più conservatore, considerandolo definitivamente per perso, e cerca di riconquistare chi lo ha pesantemente criticato da sinistra per non essere riuscito a mantenere le promesse nel campo dell'economia e, sopratutto, cerca di pescare nella grande massa dell'astensionismo dei delusi dalla politica e lo fa con un messaggio forte, impossibile da passare sotto silenzio e non essere notato. La strategia elettorale del presidente in carica aveva comunque bisogno di una scossa decisa, a causa del pericoloso avvicinamento nei sondaggi del candidato repubblicano. La questione economica resta il punto centrale della contesa, gli Stati Uniti faticano ancora troppo a riprendersi a causa della congiuntura economica mondiale ed in questi casi la ricetta liberista può consentire guadagni elettorali inaspettati in una popolazione come quella americana. Su questo argomento Obama non può inventare molto, se non ribadire la propria concezione dell'economia, supportata da un piano dello welfare, che non riesce ad attuare per l'ostruzionismo repubblicano al congresso. In effetti il peggiore intralcio ai programmi di Obama è stata la difficle coabitazione con un parlamento a maggioranza avversa, che non ha assecondato in alcun modo la politica economica e fiscale del presidente USA. Meglio va con la politica estera, cavallo vincente del programma democratico, grazie ai successi ottenuti in campo militare e diplomatico e con la promessa mantenuta del ritiro dai punti caldi del pianeta dove l'esercito USA è impegnato. La situazione era però di stasi, la task force elettorale di Obama ha certamente avallato, se non espressamente consigliato la mossa che deve dare una scossa. Puntare sui diritti fondamentali di tutti i cittadini rappresenta uno schema di rottura in un paese piuttosto conservatore rispetto a questo punto; il partito repubblicano è stato colto impreparato a questa sfida restando su posizioni che vanno bene soltanto alla parte più profonda del paese, ma che non possono accontentare gli abitanti delle metropoli, d'latra parte l'accoglienza da parte della stampa è stata tutt'altro che sfavorevole, fornendo un chiaro segnale della percezione della società americana. Il tema, oltre che particolarmente sentito, rappresenta anche una apertura verso ulteriori problematiche del genere: estendere alla maggior parte delle persone di un paese, se non alla totalità, il pieno godimento dei diritti civili, rappresenta una sfida molto sentita dal popolo americano, almeno dalla maggior parte di esso, tradizionalmente sensibile ai temi delle libertà nel senso più ampio del termine. L'augurio è che se eletto Obama mantenga la promessa e ciò permetta conquiste ancora maggiori da parte non solo di chi ha diverse inclinazioni sessuali, ma anche per emigrati ed ogni categoria svantaggiata e ciò sia di esempio anche per altri paesi, anche quelli che credono di essere all'avanguardia sul problema dei diritti, ma lo sono solo sulla carta.

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