Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

venerdì 22 agosto 2025

Gaza: per le Nazioni Unite, Israele provoca la carestia a ed un rapporto dell'esercito israeliano parla dell'83% delle vittime civili sul totale

 Due fatti sono venuti alla ribalta nella vicenda, che vede Israele impegnato nella lotta contro la popolazione palestinese di Gaza; si tratta di due fatti rilevanti sui quali l’opinione pubblica mondiale dovrebbe fare le dovute considerazione e trovare adeguate risposte verso Tel Aviv. La prima è la dichiarazione ufficiale delle Nazioni Unite, che ha dichiarato la presenza della carestia nella Striscia di Gaza, carestia che è la prima in un medio oriente, pur gravemente martoriato da catastrofi militari. Secondo le Nazioni Unite ben 514.000 persone, pari ad un quarto della popolazione, sta affrontando la mancanza alimentare, con un dato proiettato alla fine del mese di settembre che potrà arrivare a riguardare ben 641.000 persone. La particolarità della carestia di Gaza è che non è dovuta a cause metereologiche o sanitarie, ma interamente provocata dall’Uomo, cioè dall’azione compiuta e che sta compiendo l’esercito di Israele. Questo disastro umanitario era evitabile se Tel Aviv non avesse praticato l’ostruzionismo sistematico nei confronti degli aiuti inviati ai confini di Gaza. L’intenzionalità dell’azione israeliana è ancora più grave perché rientra in un piano preciso di indebolire i civili in quanto popolazione palestinese da estirpare con qualunque mezzo dal territorio della Striscia. La volontà del governo ebreo ultra ortodosso è quella di annettersi il territorio di Gaza, ed è, purtroppo, condivisa da gran parte dell’opinione pubblica di Israele. Nonostante la presenza di massicci carichi di cibo al confine il comportamento di Israele non cambia. L’Altro Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, ritiene direttamente responsabile il governo di Israele, tanto da configurare le morti causate dalla fame, come crimini di guerra per omicidio volontario. Questa considerazione introduce il secondo fatto rilevante, che riguarda la questione. Secondo un rapporto segreto delle forze armate israeliane il numero delle vittime civili della guerra di Gaza è apri all’83% delle vittime totali: come si evince da questo dato il basso numero di vittime combattenti, autorizza ad interpretare una pianificazione studiata del genocidio dei palestinesi, tanto da poter essere paragonata ai massacri del Ruanda ed all’eccidio di Mariupol. La combinazione tra fame imposta e morti per attività militare qualifica in maniera netta quale siano state le intenzioni di Netanyahu e del suo governo nei riguardi dei palestinesi: annientarne il più possibile in modo da creare le condizioni di una deportazione dalla Striscia; del resto una recente statistica ha reso pubblico il dato che ben il 79% della popolazione israeliana è d’accordo circa la repressione indiscriminata della popolazione palestinese, che è considerata come occupante abusivo e neppure degno della dignità umana. Naturalmente Netanyahu smentisce questi dati o tutt’al più li giustifica con l’azione di Hamas contro i suoi stessi cittadini, tuttavia lo schema mentale del capo del governo israeliano è sempre lo stesso; mentire spudoratamente e guadagnare tempo per raggiungere i suoi scopi, ricorrendo costantemente ad accusare di anti semitismo chi lo contraddice e rifiutando ogni lettura diversa dalla sua e da quella del proprio governo. Ora aldilà della rispettiva visione politica ed al di fuori delle ovvie ragioni israeliane, l’assenza di reazione a questi crimini perpetrati a civili innocenti e di tutte le età resterà una macchia indelebile su tutti i paesi mondiali, ma ancora di più sulle democrazie occidentali, che si sono rivelate come entità vuote ed assenti quando è necessario difendere il diritto internazionale e popolazioni inermi dalla violenza più bieca, da qualunque parte essa provenga. Solo ultimamente sono arrivate condanne fine a se stesse ed anche il riconoscimento dello stato palestinese che si annuncia numeroso alla prossima assemblea delle Nazioni Unite è un esercizio privo di conseguenze pratiche. Israele va isolato sempre più, la sua violenza deve essere contenuta con ogni mezzo e l’inizio sono sanzioni pesanti che devono condizionare una economia che non dispone di risorse proprie, l’Europa deve fare almeno questo, cercando di innescare una reazione anche in altri paesi, soprattutto quelli arabi; certo questo implicherà una reazione di Trump, ma un blocco consistente capace di isolare Tel Aviv potrà essere un deterrente tardivo ma efficace. 

Gaza: United Nations says Israel is causing famine and Israeli army report says 83% of civilian casualties out of total

 Two facts have come to the forefront in the ongoing conflict between Israel and the Palestinian population of Gaza. These are two significant facts that global public opinion should take due account of and seek appropriate responses toward Tel Aviv. The first is the official United Nations declaration of famine in the Gaza Strip, the first in the Middle East, despite its severe history of military disasters. According to the United Nations, as many as 514,000 people, a quarter of the population, are facing food shortages, with the figure projected to reach as many as 641,000 by the end of September. The unique feature of the Gaza famine is that it is not due to meteorological or health factors, but entirely man-made, namely, the actions of the Israeli army. This humanitarian disaster could have been avoided if Tel Aviv had not systematically obstructed aid sent to Gaza's borders. The Israeli action is even more serious because it is part of a precise plan to weaken civilians, as the Palestinian population must be eradicated by any means from the Strip. The ultra-Orthodox Jewish government's desire to annex Gaza is, unfortunately, shared by much of the Israeli public. Despite the presence of massive food shipments at the border, Israel's behavior remains unchanged. The United Nations High Commissioner for Human Rights holds the Israeli government directly responsible, classifying starvation deaths as war crimes of voluntary manslaughter. This consideration introduces the second relevant fact, which concerns the issue. According to a secret report by the Israeli military, the number of civilian victims of the Gaza war is 83% of the total. As can be seen from this data, the low number of combatant casualties suggests a deliberate planning of the Palestinian genocide, so much so that it can be compared to the massacres in Rwanda and the Mariupol massacre. The combination of enforced starvation and deaths from military activity clearly defines the intentions of Netanyahu and his government regarding the Palestinians: to annihilate as many of them as possible in order to create the conditions for their deportation from the Strip. Moreover, a recent survey revealed that a full 79% of the Israeli population supports the indiscriminate repression of the Palestinian population, whom they consider an abusive occupier unworthy of human dignity. Netanyahu, of course, denies these data, or at most justifies them by citing Hamas's actions against his own citizens. However, the Israeli prime minister's mindset remains the same: to lie shamelessly and buy time to achieve his goals, constantly accusing anyone who contradicts him of being anti-Semitic and rejecting any interpretation different from his own and that of his government. Regardless of political views and obvious Israeli motivations, the lack of response to these crimes perpetrated against innocent civilians of all ages will remain an indelible stain on every country in the world, but even more so on Western democracies, which have revealed themselves as empty and absent when it comes to defending international law and defenseless populations from the most abhorrent violence, from whatever side it comes. Only recently have condemnations arrived, for their own sake, and even the recognition of the Palestinian state, which is expected to be in large numbers at the next United Nations General Assembly, is an exercise devoid of practical consequences. Israel must be increasingly isolated, its violence must be contained by all means, and the start is heavy sanctions that must affect an economy lacking its own resources. Europe must do at least this, trying to trigger a reaction in other countries as well, especially Arab ones. Certainly, this will require a reaction from Trump, but a consistent blockade capable of isolating Tel Aviv could be a belated but effective deterrent.

Gaza: Naciones Unidas dice que Israel está causando hambruna y un informe del ejército israelí dice que el 83% de las víctimas civiles del total

 Dos hechos han cobrado protagonismo en el conflicto actual entre Israel y la población palestina de Gaza. Se trata de dos hechos significativos que la opinión pública mundial debería tener debidamente en cuenta y buscar respuestas adecuadas hacia Tel Aviv. El primero es la declaración oficial de hambruna en la Franja de Gaza por parte de las Naciones Unidas, la primera en Oriente Medio, a pesar de su grave historial de desastres militares. Según las Naciones Unidas, hasta 514.000 personas, una cuarta parte de la población, se enfrentan a la escasez de alimentos, y se prevé que la cifra alcance las 641.000 para finales de septiembre. La singularidad de la hambruna en Gaza reside en que no se debe a factores meteorológicos ni sanitarios, sino a causas totalmente humanas, concretamente a las acciones del ejército israelí. Este desastre humanitario podría haberse evitado si Tel Aviv no hubiera obstruido sistemáticamente el envío de ayuda a las fronteras de Gaza. La acción israelí es aún más grave porque forma parte de un plan preciso para debilitar a la población civil, ya que la población palestina debe ser erradicada por cualquier medio de la Franja. Lamentablemente, el deseo del gobierno judío ultraortodoxo de anexionarse Gaza es compartido por gran parte de la población israelí. A pesar de la presencia de masivos cargamentos de alimentos en la frontera, el comportamiento de Israel permanece inalterado. El Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos responsabiliza directamente al gobierno israelí, clasificando las muertes por inanición como crímenes de guerra por homicidio voluntario. Esta consideración introduce el segundo hecho relevante, que afecta al asunto. Según un informe secreto del ejército israelí, el número de víctimas civiles de la guerra de Gaza representa el 83% del total. Como se desprende de estos datos, el bajo número de bajas entre combatientes sugiere una planificación deliberada del genocidio palestino, hasta el punto de que puede compararse con las masacres de Ruanda y la masacre de Mariupol. La combinación de inanición forzada y muertes por actividad militar define claramente las intenciones de Netanyahu y su gobierno respecto a los palestinos: aniquilar al mayor número posible de ellos para crear las condiciones para su deportación de la Franja. Además, una encuesta reciente reveló que el 79% de la población israelí apoya la represión indiscriminada de la población palestina, a la que considera un ocupante abusivo e indigno de la dignidad humana. Netanyahu, por supuesto, niega estos datos, o como mucho los justifica citando las acciones de Hamás contra sus propios ciudadanos. Sin embargo, la mentalidad del primer ministro israelí sigue siendo la misma: mentir descaradamente y ganar tiempo para lograr sus objetivos, acusando constantemente de antisemita a quien lo contradiga y rechazando cualquier interpretación diferente a la suya y a la de su gobierno. Independientemente de las opiniones políticas y las obvias motivaciones israelíes, la falta de respuesta a estos crímenes perpetrados contra civiles inocentes de todas las edades seguirá siendo una mancha indeleble en todos los países del mundo, pero aún más en las democracias occidentales, que se han mostrado vacías y ausentes a la hora de defender el derecho internacional y a las poblaciones indefensas de la violencia más abominable, venga de donde venga. Solo recientemente han llegado las condenas, por sí mismas, e incluso el reconocimiento del Estado palestino, que se espera sea masivo en la próxima Asamblea General de las Naciones Unidas, es un ejercicio sin consecuencias prácticas. Israel debe ser cada vez más aislado, su violencia debe ser contenida por todos los medios, y el comienzo son fuertes sanciones que deben afectar a una economía que carece de recursos propios. Europa debe hacer al menos esto, intentando provocar también una reacción en otros países, especialmente en los árabes. Ciertamente, esto requerirá una reacción de Trump, pero un bloqueo constante capaz de aislar a Tel Aviv podría ser un elemento disuasorio tardío pero eficaz.

Gaza: Die Vereinten Nationen sagen, Israel verursache eine Hungersnot, und ein Bericht der israelischen Armee spricht von 83 % zivilen Opfern

 Im anhaltenden Konflikt zwischen Israel und der palästinensischen Bevölkerung des Gazastreifens sind zwei Tatsachen deutlich geworden. Diese beiden wichtigen Tatsachen sollten die Weltöffentlichkeit gebührend berücksichtigen und angemessene Reaktionen gegenüber Tel Aviv einfordern. Erstens ist die offizielle Erklärung der Vereinten Nationen über eine Hungersnot im Gazastreifen die erste im Nahen Osten, trotz der schweren militärischen Katastrophen in der Geschichte des Gazastreifens. Nach Angaben der Vereinten Nationen sind bis zu 514.000 Menschen, ein Viertel der Bevölkerung, von Nahrungsmittelknappheit betroffen. Bis Ende September wird diese Zahl voraussichtlich auf bis zu 641.000 ansteigen. Das Besondere an der Hungersnot im Gazastreifen ist, dass sie nicht auf meteorologische oder gesundheitliche Faktoren zurückzuführen ist, sondern ausschließlich von Menschen verursacht wird, nämlich durch das Vorgehen der israelischen Armee. Diese humanitäre Katastrophe hätte vermieden werden können, wenn Tel Aviv die Hilfslieferungen an die Grenzen des Gazastreifens nicht systematisch blockiert hätte. Das israelische Vorgehen ist umso schwerwiegender, da es Teil eines präzisen Plans zur Schwächung der Zivilbevölkerung ist, da die palästinensische Bevölkerung mit allen Mitteln aus dem Gazastreifen vertrieben werden muss. Der Wunsch der ultraorthodoxen jüdischen Regierung, Gaza zu annektieren, wird leider von einem Großteil der israelischen Öffentlichkeit geteilt. Trotz massiver Lebensmittellieferungen an der Grenze bleibt Israels Verhalten unverändert. Das Hohe Kommissar der Vereinten Nationen für Menschenrechte macht die israelische Regierung direkt verantwortlich und stuft Hungertote als Kriegsverbrechen des Totschlags ein. Diese Überlegung führt zum zweiten relevanten Sachverhalt, der das Thema betrifft. Einem geheimen Bericht des israelischen Militärs zufolge beträgt die Zahl der zivilen Opfer des Gaza-Krieges 83 % der Gesamtzahl. Wie aus diesen Daten hervorgeht, deutet die geringe Zahl der Kampfopfer auf eine bewusste Planung des palästinensischen Völkermords hin, der sogar mit den Massakern in Ruanda und dem Massaker von Mariupol vergleichbar ist. Die Kombination aus erzwungenem Hunger und Todesfällen durch militärische Aktionen verdeutlicht die Absichten Netanjahus und seiner Regierung in Bezug auf die Palästinenser: möglichst viele von ihnen zu vernichten, um die Voraussetzungen für ihre Deportation aus dem Gazastreifen zu schaffen. Darüber hinaus ergab eine aktuelle Umfrage, dass ganze 79 % der israelischen Bevölkerung die wahllose Unterdrückung der palästinensischen Bevölkerung befürworten, die sie als einen menschenunwürdigen, missbräuchlichen Besatzer betrachten. Netanjahu bestreitet diese Daten natürlich oder rechtfertigt sie allenfalls mit dem Vorgehen der Hamas gegen seine eigenen Bürger. Die Denkweise des israelischen Premierministers bleibt jedoch dieselbe: Er lügt schamlos und gewinnt Zeit, um seine Ziele zu erreichen. Er beschuldigt jeden, der ihm widerspricht, ständig des Antisemitismus und lehnt jede andere Interpretation als seine eigene und die seiner Regierung ab. Unabhängig von politischen Ansichten und offensichtlichen israelischen Motiven wird die fehlende Reaktion auf diese Verbrechen an unschuldigen Zivilisten jeden Alters ein unauslöschlicher Makel für jedes Land der Welt bleiben, insbesondere aber für die westlichen Demokratien, die sich als leer und abwesend erwiesen haben, wenn es darum geht, das Völkerrecht und wehrlose Bevölkerungen vor der abscheulichsten Gewalt zu verteidigen, von welcher Seite sie auch kommen mag. Erst kürzlich erfolgten Verurteilungen um ihrer selbst willen, und selbst die Anerkennung des palästinensischen Staates, der bei der nächsten Generalversammlung der Vereinten Nationen in großer Zahl vertreten sein dürfte, ist ein Manöver ohne praktische Konsequenzen. Israel muss zunehmend isoliert werden, seine Gewalt muss mit allen Mitteln eingedämmt werden, und der Anfang sind harte Sanktionen, die eine Wirtschaft ohne eigene Ressourcen treffen müssen. Europa muss zumindest dies tun und versuchen, auch in anderen Ländern, insbesondere in den arabischen, eine Reaktion auszulösen. Sicherlich wird dies eine Reaktion von Trump erfordern, aber eine konsequente Blockade, die Tel Aviv isolieren könnte, könnte eine späte, aber wirksame Abschreckung sein.

Gaza : les Nations Unies affirment qu'Israël est à l'origine de la famine et un rapport de l'armée israélienne indique que 83 % des victimes civiles sont des civils.

 Deux faits sont apparus au premier plan du conflit actuel entre Israël et la population palestinienne de Gaza. Ce sont deux faits importants que l'opinion publique mondiale devrait prendre en compte et rechercher des réponses appropriées à l'égard de Tel-Aviv. Le premier est la déclaration officielle de famine dans la bande de Gaza par les Nations Unies, la première au Moyen-Orient, malgré son lourd passé de catastrophes militaires. Selon les Nations Unies, pas moins de 514 000 personnes, soit un quart de la population, sont confrontées à des pénuries alimentaires, et ce chiffre devrait atteindre 641 000 d'ici fin septembre. La famine à Gaza se distingue par le fait qu'elle n'est pas due à des facteurs météorologiques ou sanitaires, mais entièrement provoquée par l'homme, à savoir les actions de l'armée israélienne. Cette catastrophe humanitaire aurait pu être évitée si Tel-Aviv n'avait pas systématiquement bloqué l'aide humanitaire aux frontières de Gaza. L'action israélienne est d'autant plus grave qu'elle s'inscrit dans un plan précis visant à affaiblir les civils, la population palestinienne devant être éradiquée de la bande par tous les moyens. Le désir du gouvernement juif ultra-orthodoxe d'annexer Gaza est malheureusement partagé par une grande partie de l'opinion publique israélienne. Malgré la présence d'importantes cargaisons de nourriture à la frontière, le comportement d'Israël demeure inchangé. Le Haut-Commissaire des Nations Unies aux droits de l'homme tient le gouvernement israélien pour directement responsable, qualifiant les morts par inanition de crimes de guerre d'homicide volontaire. Cette considération introduit un deuxième fait pertinent, qui concerne la question. Selon un rapport secret de l'armée israélienne, le nombre de victimes civiles de la guerre de Gaza s'élève à 83 % du total. Comme le montrent ces données, le faible nombre de victimes parmi les combattants suggère une planification délibérée du génocide palestinien, à tel point qu'il peut être comparé aux massacres du Rwanda et de Marioupol. La combinaison de la famine forcée et des décès dus aux activités militaires définit clairement les intentions de Netanyahou et de son gouvernement à l'égard des Palestiniens : anéantir le plus grand nombre possible d'entre eux afin de créer les conditions de leur expulsion de la bande de Gaza. De plus, un récent sondage a révélé que 79 % de la population israélienne soutient la répression aveugle de la population palestinienne, qu'elle considère comme un occupant abusif et indigne de la dignité humaine. Netanyahou, bien sûr, nie ces données, ou tout au plus les justifie en citant les actions du Hamas contre ses propres citoyens. Cependant, la mentalité du Premier ministre israélien reste la même : mentir sans vergogne et gagner du temps pour parvenir à ses fins, accusant constamment quiconque le contredit d'antisémite et rejetant toute interprétation différente de la sienne et de celle de son gouvernement. Quelles que soient les opinions politiques et les motivations évidentes d'Israël, l'absence de réponse à ces crimes perpétrés contre des civils innocents de tous âges restera une tache indélébile pour tous les pays du monde, et plus encore pour les démocraties occidentales, qui se sont révélées vides et absentes lorsqu'il s'agit de défendre le droit international et les populations sans défense contre les violences les plus abjectes, d'où qu'elles viennent. Ce n'est que récemment que les condamnations sont arrivées, pour leur propre bien, et même la reconnaissance de l'État palestinien, attendue en grand nombre lors de la prochaine Assemblée générale des Nations Unies, est un exercice dénué de conséquences pratiques. Israël doit être de plus en plus isolé, sa violence doit être contenue par tous les moyens, et le début de cette démarche passe par de lourdes sanctions qui doivent affecter une économie dépourvue de ressources propres. L'Europe doit au moins faire cela, en s'efforçant de susciter une réaction dans d'autres pays, notamment arabes. Certes, cela nécessitera une réaction de Trump, mais un blocus persistant capable d'isoler Tel-Aviv pourrait constituer un moyen de dissuasion tardif mais efficace.

Gaza: Nações Unidas dizem que Israel está causando fome e relatório do exército israelense diz que 83% das vítimas civis do total

 Dois fatos vieram à tona no conflito em curso entre Israel e a população palestina de Gaza. São dois fatos significativos que a opinião pública global deve levar em conta e buscar respostas adequadas para Tel Aviv. O primeiro é a declaração oficial das Nações Unidas de fome na Faixa de Gaza, a primeira no Oriente Médio, apesar de seu grave histórico de desastres militares. Segundo as Nações Unidas, cerca de 514.000 pessoas, um quarto da população, enfrentam escassez de alimentos, com projeção de que o número chegue a 641.000 até o final de setembro. A característica singular da fome em Gaza é que ela não se deve a fatores meteorológicos ou de saúde, mas inteiramente causada pelo homem, ou seja, pelas ações do exército israelense. Esse desastre humanitário poderia ter sido evitado se Tel Aviv não tivesse obstruído sistematicamente o envio de ajuda às fronteiras de Gaza. A ação israelense é ainda mais grave porque faz parte de um plano preciso para enfraquecer os civis, já que a população palestina deve ser erradicada da Faixa por qualquer meio. O desejo do governo judeu ultraortodoxo de anexar Gaza é, infelizmente, compartilhado por grande parte da opinião pública israelense. Apesar da presença de enormes carregamentos de alimentos na fronteira, o comportamento de Israel permanece inalterado. O Alto Comissariado das Nações Unidas para os Direitos Humanos responsabiliza diretamente o governo israelense, classificando as mortes por fome como crimes de guerra de homicídio culposo voluntário. Essa consideração introduz o segundo fato relevante, que diz respeito à questão. De acordo com um relatório secreto do exército israelense, o número de vítimas civis da guerra de Gaza é de 83% do total. Como se pode observar a partir desses dados, o baixo número de baixas entre os combatentes sugere um planejamento deliberado do genocídio palestino, a ponto de ser comparável aos massacres em Ruanda e ao massacre de Mariupol. A combinação de fome forçada e mortes por atividade militar define claramente as intenções de Netanyahu e seu governo em relação aos palestinos: aniquilar o maior número possível deles a fim de criar as condições para sua deportação da Faixa de Gaza. Além disso, uma pesquisa recente revelou que 79% da população israelense apoia a repressão indiscriminada da população palestina, que consideram um ocupante abusivo e indigno da dignidade humana. Netanyahu, é claro, nega esses dados ou, no máximo, os justifica citando as ações do Hamas contra seus próprios cidadãos. No entanto, a mentalidade do primeiro-ministro israelense permanece a mesma: mentir descaradamente e ganhar tempo para atingir seus objetivos, acusando constantemente de antissemita qualquer um que o contradiga e rejeitando qualquer interpretação diferente da sua e da de seu governo. Independentemente das visões políticas e das óbvias motivações israelenses, a falta de resposta a esses crimes perpetrados contra civis inocentes de todas as idades permanecerá uma mancha indelével em todos os países do mundo, mas ainda mais nas democracias ocidentais, que se revelaram vazias e ausentes quando se trata de defender o direito internacional e as populações indefesas da violência mais abominável, venha de onde vier. Só recentemente as condenações chegaram, por si só, e mesmo o reconhecimento do Estado palestino, que se espera em grande número na próxima Assembleia Geral das Nações Unidas, é um exercício sem consequências práticas. Israel deve ser cada vez mais isolado, sua violência deve ser contida por todos os meios, e o início são sanções pesadas que devem afetar uma economia carente de recursos próprios. A Europa deve fazer pelo menos isso, tentando desencadear uma reação também em outros países, especialmente os árabes. Certamente, isso exigirá uma reação de Trump, mas um bloqueio consistente capaz de isolar Tel Aviv pode ser um impedimento tardio, mas eficaz.

Газа: ООН заявляет, что Израиль является причиной голода, а в отчете израильской армии говорится, что 83% жертв среди мирного населения

 В продолжающемся конфликте между Израилем и палестинским населением Газы на первый план вышли два факта. Это два важных факта, которые мировое общественное мнение должно должным образом учесть и найти адекватную реакцию в отношении Тель-Авива. Первый – это официальное объявление ООН о голоде в секторе Газа, первом на Ближнем Востоке, несмотря на тяжелую историю военных катастроф. По данным ООН, около 514 000 человек, то есть четверть населения, испытывают нехватку продовольствия, и, по прогнозам, к концу сентября эта цифра достигнет 641 000 человек. Уникальность голода в Газе заключается в том, что он вызван не метеорологическими или медицинскими факторами, а исключительно антропогенными причинами, а именно действиями израильской армии. Этой гуманитарной катастрофы можно было бы избежать, если бы Тель-Авив не препятствовал систематическим поставкам гуманитарной помощи к границам Газы. Действия Израиля ещё более серьёзны, поскольку являются частью чёткого плана по ослаблению гражданского населения, поскольку палестинское население должно быть любыми средствами искоренено из сектора. К сожалению, стремление ультраортодоксального еврейского правительства аннексировать Газу разделяет значительная часть израильской общественности. Несмотря на наличие крупных партий продовольствия на границе, поведение Израиля остаётся неизменным. Верховный комиссар ООН по правам человека возлагает прямую ответственность на израильское правительство, классифицируя смерть от голода как военное преступление, связанное с преднамеренным убийством. Это соображение подводит нас ко второму важному факту, касающемуся данного вопроса. Согласно секретному докладу израильских военных, число жертв войны в Газе среди гражданского населения составляет 83% от общего числа погибших. Как видно из этих данных, низкое число потерь среди комбатантов свидетельствует о преднамеренном планировании геноцида палестинцев, настолько, что его можно сравнить с резнёй в Руанде и Мариупольской резнёй. Сочетание принудительного голода и гибели людей в результате военных действий чётко определяет намерения Нетаньяху и его правительства в отношении палестинцев: уничтожить как можно большее их число, чтобы создать условия для их депортации из сектора Газа. Более того, недавний опрос показал, что целых 79% населения Израиля поддерживают беспорядочные репрессии против палестинского населения, считая его жестоким оккупантом, недостойным человеческого достоинства. Нетаньяху, конечно же, отрицает эти данные или, в лучшем случае, оправдывает их, ссылаясь на действия ХАМАС против собственных граждан. Однако менталитет израильского премьер-министра остаётся прежним: бесстыдно лгать и выигрывать время для достижения своих целей, постоянно обвиняя любого, кто ему противоречит, в антисемитизме и отвергая любую интерпретацию, отличную от его собственной и позиции его правительства. Независимо от политических взглядов и очевидных мотивов Израиля, отсутствие реакции на эти преступления, совершённые против невинных мирных жителей всех возрастов, останется несмываемым пятном на всех странах мира, но ещё больше – на западных демократиях, которые продемонстрировали свою беспомощность и безразличие в вопросах защиты международного права и беззащитного населения от самого отвратительного насилия, с какой бы стороны оно ни исходило. Лишь недавно раздались осуждение, само по себе, и даже признание палестинского государства, которое, как ожидается, будет в большом количестве представлено на следующей Генеральной Ассамблее ООН, – это мероприятие, лишенное практических последствий. Израиль должен быть всё больше изолирован, его насилие должно быть сдержано всеми средствами, и начать нужно с жёстких санкций, которые должны повлиять на экономику, испытывающую нехватку собственных ресурсов. Европа должна сделать хотя бы это, пытаясь вызвать реакцию и в других странах, особенно арабских. Конечно, это потребует реакции со стороны Трампа, но последовательная блокада, способная изолировать Тель-Авив, могла бы стать запоздалым, но эффективным сдерживающим фактором.