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martedì 18 febbraio 2025

Ora più che mai l'Europa deve essere autonoma

 Aldilà degli inqualificabili comportamenti del nuovo Presidente degli USA e del suo vice, la sorpresa dell’Europa, per la nuova situazione, non può essere affatto giustificata. La sensazione si spaesamento e di urgenza, per essere esclusa dalle trattative tra Casa Bianca e Cremlino, proprio per il volere di Trump, per la questione ucraina è un colpo notevole all’autorevolezza di Bruxelles ed a poco sembrano valere le ragioni e le richieste di sedere al tavolo delle trattative, nonostante possa esistere la possibilità di alzare le spese per la difesa ed in misura minore l’invio di un contingente di pace formato da militari europei. L’Unione Europea aveva l’esperienza della prima presidenza di Trump, dove era già stata enunciata l’inutilità dell’Alleanza Atlantica e con essa la fine del sistema occidentale, come era da sempre conosciuto, ed del periodo successivo: i quattro anni della presidenza Biden, dove si poteva arrivare ad un punto avanzato, se non definitivo, di una forza militare comune europea, in grado di garantire la difesa autonome dell’Europa; al contrario si è preferito rinviare il problema, sperando nell’elezione di un esponente democratico, che potesse portare avanti la politica occidentale, come è stata fin dopo la seconda guerra mondiale. Una difesa dell’Europa fondamentalmente delegata alla presenza statunitense, capace di supplire alle mancanze europee. Ora non è più così e la politica di difesa militare è soltanto il problema più immediato, che è legato intimamente alla mancanza di una politica estera comune ed a intenti unitari anche in tema di economia, che rende l’Unione debole di fronte alle minacce dei dazi americani. Una serie di problemi capaci di accomunare l’intera Unione Europea alla Gran Bretagna, che si è risvegliata più lontana della tradizionale alleanza con Washington e ben più vicina ai timori di Bruxelles. L’Europa tenta di ripartire con la proposta della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di non conteggiare nelle restrizioni di bilancio la quota di denaro destinata alle spese militari. Pur trattandosi di materia molto delicata, per le varie sensibilità delle nazioni componenti l’Unione, questa soluzione appare un punto di partenza, ancorché tardiva, per una politica di difesa potenziata, alla quale dovranno seguire politiche di integrazione efficaci delle singole forze armate verso un esercito comune, capace di difendere il territorio dell’Unione anche senza l’appoggio degli USA. Si tratta di un obiettivo ambizioso ma quanto mai necessario: Washington, fin dai tempi di Obama, ha diretto il proprio sguardo verso le sue esigenze di presidio dell’Oceano Pacifico, nell’ottica della competizione con la Cina ed ora Trump ha deciso di accelerare in questa direzione e ciò spiega il suo impegno nell’immediato coinvolgimento della Russia per la definizione della questione ucraina; tuttavia una trattativa dove una parte in guerra è esclusa è una trattativa che parte male e bene ha fatto l’Europa a rivendicare la presenza di Kiev al tavolo di qualunque negoziato ed anche della propria presenza, proprio come garanzia dell’Ucraina e di se stessa. Una Ucraina sconfitta precederebbe soltanto una possibile avanzata russa sicuramente verso i paesi baltici, la Polonia e la Romania, che è poi il vero progetto di Putin per ridare lo status di grande potenza alla Russia. Trump ha una visione contraria alle democrazie occidentali, ritenendo i loro valori superati, ma si tratta di una visione di brevissimo periodo nei confronti di quello che è ancora il mercato più ricco. Bruxelles deve sapersi muovere con questa consapevolezza, arrivando anche a ristabilire legami, che potrebbero andare oltre quelli commerciali, con altri soggetti molto importanti sullo scenario internazionale, certo la Cina, ma anche l’India ed il Brasile fino alle repubbliche centro asiatiche, spesso desiderose di allontanarsi proprio dalla Russia. Il primo passo, però, deve essere un coinvolgimento totale dei membri dell’Unione, senza effettuare riunioni ristrette che lascino fuori paesi direttamente coinvolti nelle situazioni contingenti, come i paesi baltici nella riunione convocata da Macron. Per fare ciò, oltre a quello già detto in precedenza, l’Unione si deve dotare di regolamenti più veloci capaci di superare l’assurdo criterio della totalità dei voti per l’approvazione di leggi e decisioni comunitarie e della capacità di espulsione dei paesi contrari alla direzione unitaria della politica europea, come l’Ungheria. L’adesione dell’Ucraina all’Unione è un fatto dovuto ed una assicurazione contro le politiche di Putin, ma deve essere sostenuta da una forza armata capace di sganciarsi dagli USA, una Alleanza Atlantica meno dipendente da Washington, anche nella capacità di produrre gli armamenti che potrebbe usare.

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