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mercoledì 2 febbraio 2011

Sponda sud del Mediterraneo, Iran ed Israele

Sia Washington che Teheran hanno reagito allo stesso modo ai moti di piazza di Tunisi e del Cairo; in sostanza hanno appoggiato entrambi il popolo insorto per non essere associati ai vecchi regimi. Ma le similitudini terminano qui, la strategia Iraniana cerca di favorire l'ascesa al potere della parte più integralista dei mussulmani. Poco importa che a Tunisi la rivolta non sia stata caratterizzata da esponenti religiosi e a Il Cairo il partito dei Fratelli Mussulmani ha ammesso di essere solo una parte delle componenti della totalità delle manifestazioni. Nonostante questo il vero interesse di Teheran è di circondare Israele con un cordone di stati islamici e mettere in seria difficoltà il processo di pace, se non di scatenare una guerra su base regionale. Il sogno iraniano è che si ripeta quello avvenuto sul suo territorio, dove un dittatore, lo Scià di Persia, è stato abbattuto e sostituito da una repubblica teocratica, peggiorando alla fine le condizioni del popolo. Ahmadinejad non ha nulla da perdere perseguendo questa strategia, anche se non ci fosse la presa del potere da parte degli integralisti avrà comunque guadagnato a costo zero, grande credito in termini di immagine presso le flangie più oltranziste della religione mussulmana e presso i gruppi estremisti. Per Israele la soluzione è di accelerare il più possibile il processo di pace con la Palestina, il tempo stringe e non è il momento di indugiare ancora. L'attualità quotidiana dei fatti nella sponda sud del Mediterraneo ha distolto l'attenzione dal processo di pace per la Palestina, la speranza è che i due argomenti non abbiano incroci pericolosi per la pace mondiale.

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