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domenica 6 marzo 2011

Libia: la divisione tribale ed il pericolo Somalia

Con il passare dei giorni e delle ore il conflitto libico registra sempre di più un equilibrio allarmante. Il rischio concreto è di avere un situazione del tipo di quella somala a poche ore dal cuore dell'Europa. La condizione del paese somalo è un drammatico susseguirsi di instabilità e di violenze, un mix tra nazionalismo ed estremismo religioso, lontano dalla risoluzione. Con la Libia condivide l'antico colonialismo italiano, ma sopratutto l'assenza di una articolazione sociale che faccia da cuscinetto tra le avverse fazioni. La Libia è uno stato artificiale, composto da tre grandi territori: Tripolitania, Cirenaica e zona desertica, che prima del 1951 non stavano assieme, l'identità nazionale è artefatta, costruita sul collante del petrolio e sul culto di Gheddafi, peraltro imposto con la violenza. La divisione tribale è l'unica struttura presente sul territorio, non esistono sindacati, partiti politici clandestini o in esilio. La divisione tribale è a compartimenti stagni, non vi è scambio culturale tra i diversi clan, che hanno maggiore affinità con i popoli delle rispettive nazioni di confine: Egitto, Tunisia ed Algeria. Insomma un quadro particolarmente diviso in un paese molto ricco, già per gli standard africani, ed ancora di più potenzialmente, in un supposto quadro che preveda una maggiore e più equa suddivisione del reddito. In questo panorama l'anomalia è il tessuto urbano dove si è incubato ed è scoppiato il seme della rivolta, che a seguire si è esteso alla società tribale. Non che i clan vivano al di fuori dei centri urbani, anzi spesso sono i protagonisti della vita sociale perchè detengono posti chiave dell'amministrazione di Gheddafi, che non è un monolite, ma perchè, pur, a volte, non condividendo la politica del rais, mantenevano le loro nicchie conservando il potere che gestivano. La scintilla della rivolta ha provocato, tra l'altro, la consapevolezza tra la società tribale di muoversi allo scoperto contro o a favore di Gheddafi. Rotto il fragile equilibrio lo scenario futuro si può prefigurare come una continua guerra per il predominio del paese da parte di un gruppo o di un'alleanza di gruppi tribali sugli altri, oppure si può immaginare una divisione pacifica del territorio libico sulla base delle diverse zone occupate dalle diverse tribù, secondo la consuetudine della stanzialità. In questo caso sarebbe la fine della Libia come nazione, come è stato fino ad ora. Se la seconda eventualità potrebbe avere effetti meno cruenti, anche se la presenza dell'oro nero costituirà un dosso difficilmente negoziabile, la prima ipotesi prevede scenari inquietanti. Uno stato in guerra incastonato tra regimi in caduta libera, sulla costa mediterranea e con ingenti riserve energetiche, presenta un ordigno difficilmente disinnescabile, le conseguenze economiche e sociali sarebbero particamente ingestibili da paesi oltretutto in crisi economica. A monte di tutto il fattore Gheddafi, il primo da togliere dalla scacchiera per avere una possibilità di soluzione il più veloce possibile.

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