Uno degli effetti tanto temuti da Israele per la destituzione di Mubarak, si concretizzerà a breve: l'Egitto, infatti, riaprirà in modo permanente la frontiera di Gaza. La misura fa parte del quadro complessivo della nuova dirigenza egiziana di allentare la pressione sulla striscia di Gaza, dove la condizione dei palestinesi resta molto difficile. Rimane chiusa la frontiera di Rafah, che potrà essere aperta solo per ragioni di carattere umanitario. L'importanza strategica della frontiera di Gaza è data dal fatto che è l'unico varco, per entrare nella striscia non controllato da Israele. La chiusura della frontiera di Gaza è, da molti osservatori, ritenuta la causa dell'incremento della popolarità di Hamas nella striscia, quale reazione estrema alle condizioni imposte da Tel Aviv. La misura egiziana, oltre ad avere uno scopo pratico di tipo umanitario, ha una sicura valenza politica sia per quello che riguarda l'universo palestinese che per ciò che concerne i rapporti con Israele. Dal punto di vista palestinese pare evidente che questa apertura punta ad indebolire Hamas, che detiene la maggioranza dei consensi nella striscia, a favore di una visione più moderata, come può essere quella di Al Fatah. Con l'apertura della frontiera, infatti, dovrebbero migliorare sensibilmente le condizioni di vita dei palestinesi della striscia, grazie all'arrivo costante e continuativo di medicinali, generi alimentari e forniture di materiale vario, favorendo la diminuzione del tasso di adesione alle posizioni estremiste. Sempre che Israele non decida una strategia repressiva che riporti in auge le ragioni di Hamas, il cui gradimento nella striscia è funzionale alla politica del governo in carica a Tel Aviv; governo che si trova ora a fronteggiare questo nuovo problema, dopo la pacificazione tra Hamas ed Al Fatah. Sicuramente l'apertura della frontiera rappresenta un fattore negativo per il paese della stella di David, perchè oggettive ragioni logistiche permettono al popolo della striscia di alleviare le proprie condizioni, ma anche di rifornirsi di armamenti, potenzialmente utilizzabili contro Israele. Tuttavia questa prospettiva, è sicuramente meno importante del cambiamento di atteggiamento egiziano, che si pone ora in maniera differente, di fronte al problema palestinese, rispetto alla gestione Mubarak. Quella che emerge è una volontà di protagonismo di fronte al problema: in pochi giorni tramite l'azione egiziana si è concretizzata la riunione delle due anime palestinesi e l'apertura del varco di Gaza. Due episodi cruciali nell'ottica delle future relazioni con Israele.
Difficile però pensare che dietro questi due fatti non ci sia stato il placet americano, se così fosse Tel Aviv dovrebbe iniziare a ripensare le proprie posizioni sulla creazione dello stato palestinese.
Nessun commento:
Posta un commento