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venerdì 22 aprile 2011
Voto finlandese e deficenze UE
La Finlandia ha appena il tre per cento di immigrati eppure l'ultradestra ha ottenuto alle elezioni un successo politico rilevante; la ragione è che, per chi ha votato questo schieramento, la minaccia non proviene da un altro continente ma proprio dall'Europa. La situazione debitoria di Grecia, Irlanda e Portogallo peserà inevitabilmente sulla totalità dell'Unione Europea, il salvataggio doveroso da parte di Bruxelles prima o poi andrà ad impattare sui bilanci dei singoli stati. E' questa la leva principale che ha permesso di rovesciare i pronostici elettorali in uno dei paesi famosi per il proprio welfare. Appare chiaro il timore di una fetta consistente del popolo finlandese di perdere i propri diritti, guadagnati con una regolare tassazione ed una condotta lineare di bilancio, a favore di nazioni contraddistinte da allegre amministrazioni dei propri conti. Questa è una stortura evidente dei sistemi dell'Unione Europea, che non ha saputo esercitare un efficace controllo preventivo sull'andamento dei suoi soci; ma oltre alle mancanze di Bruxelles occorre rilevare le furbizie degli stati, che hanno sempre contrastato l'azione regolatrice degli organismi centrali. Questo risultato elettorale finlandese appare come una legge del contrappasso, dato che va in direzione completamente contraria delle intenzioni dei fondatori dell'Europa unita. Il problema non deve essere sottovalutato perchè presenta due aspetti strettamente correlati: da un lato l'ingresso in Europa ha favorito comportamenti fuori dalle regole, proprio perchè la UE garantisce una copertura piuttosto solida tramite gli ammortizzatori che il proprio ombrello garantisce; ma la presenza di stati che hanno esagerato favorisce la crescita degli euroscettici, non senza alcune ragioni. Il dato è importante e può essere gravido di conseguenze, perchè mancando la convinzione nell'istituzione europea il passaggio logico successivo è la mancanza di coesione, che favorisce i fenomeni come quello finlandese.
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