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lunedì 18 luglio 2011

Dove va la politica estera cinese?

Quale è il programma della politica estera cinese? Le recenti mosse di Pechino, che pure mantiene come proprio cardine quello di non volere ingerire nella politica interna dei singoli stati, vedono una tessitura a trama fitta, fatta di una realtà di accordi commerciali sempre più stringenti, con paesi in difficili rapporti con l'occidente. Non può essere un caso che l'azione cinese vada ad insinuarsi in zone lasciate scoperte da embarghi e sospettate di vicinanza, se non di collusione con il terrorismo. Quello che sembra, a prima vista, è che l'azione cinese sia esclusivamente commerciale, sempre alla ricerca di nuovi mercati con ampie potenzialità; questo è certamente il primo passo con cui si muove il gigante di Pechino, tuttavia è impossibile non leggere un programma studiato con cura, per contendere agli Stati Uniti la supremazia mondiale. Certo la Cina attua una politica meno eclatante, si tiene fuori dai conflitti mondiali e non agisce da gendarme del mondo, ma la sua azione non vieta di immaginare, che in futuro, non possa e sopratutto voglia, ritagliarsi un ruolo alternativo a Washington. Le ampie potenzialità economiche e finanziarie conferiscono alla Cina una ampiezza di manovra molto rilevante nel panorama internazionale, per Pechino il salto di qualità nell'arena diplomatica deve diventare una mossa obbligata se intende assurgere al titolo di potenza mondiale globale, non solo economica. Dal punto di vista militare la Repubblica Popolare Cinese sta attuando una grande modernizzazione dei propri armamenti, dotandosi, tra l'altro di portaerei, per dare maggiore mobilità alle proprie truppe, realizzando così strumenti essenziali per agire su teatri al di fuori dei propri confini ed avendo quindi la potenzialità di agire ed interpretare un ruolo decisivo nei conflitti internazionali. Qualche dubbio è sollevato dal fatto delle sempre più stringenti relazioni con regimi di dubbia reputazione, ma d'altro canto, la Cina stessa non è un sistema democratico e non pare in difficoltà nelle relazioni con altre dittature. E' pur vero che nelle relazioni commerciali della Cina ci sono anche democrazie e non solo occidentali, ma quello che Pechino sta facendo è di rompere l'isolamento creato come sanzione per stati ritenuti pericolosi per la pace mondiale. La visione cinese appare non sintonizzata, non solo su quella occidentale, ma anche di organizzazioni sovranazionali come l'ONU. Quella che si può aprire è una nuova stagione delle relazioni internazionali, con il sovvertimento dei rapporti fin qui cristallizzati.

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