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lunedì 18 luglio 2011
Il confine marino nuovo fronte tra Libano ed Israele
Un nuovo motivo di potenziale conflitto grava su Libano ed Israele. La possibile presenza di giacimenti di idrocarburi sul confine delle acque territoriali dei due stati rischia di trasformarsi in ulteriore motivo di attrito. La differenza, in definitiva è minima, si tratta di circa 17 chilometri, su cui si gioca il confine della zona economica esclusiva che corre tra le due nazioni, quella zona, cioè, il cui sfruttamento è appannaggio dello stato titolare, come avviene per le miniere sulla terra ferma. Tutto parte dall'armistizio del 1949, che fissava un limite tripartito delle acque tra gli stati di Cipro, Israele e Libano. Successivamente Israele ha concordato un nuovo accordo con Cipro, ratificato dal parlamento israeliano nel 2010, che sposta il punto del confine delle acque dei due stati, spostato proprio dei 17 chilometri in questione. Il Libano, da parte sua, non ha mai ratificato il confine fissato nel 1949, a causa delle pressioni turche, dovute all'annosa guerra con Nicosia. L'errore libanese ha indotto Israele a superare i confini marini fissati, appunto, nel 1949. Il Libano, firmatario della convenzione dei diritti del mare, al contrario di Israele, ha cercato di appellarsi alle Nazioni Unite e quindi al Tribunale dei conflitti del mare, ma tecnicamente la soluzione è impossibile, perchè non è permesso dirimere una controversia tra due stati che non si riconoscono reciprocamente. A questa fase di stallo hanno fatto seguito le minacce: Hezbollah, al governo in Libano, ha promesso da subito di difendere con le armi l'integrità dello stato libanese, per contro, Israele ha accusato il gruppo estremista al governo ed il suo principale alleato, l'Iran, di utilizzare queste ragioni con scopi del tutto secondari, per fomentare, cioè, l'ostilità anti israeliana. Dietro tutto questo, la fame di energia di entrambi gli stati, che ha scoperto questo nuovo fronte, su di un tratto di mare finora ignorato.
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