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giovedì 14 luglio 2011
La nuova strategia talebana e l'importanza del Pakistan
Il recente attentato in cui hanno perso la vita militari francesi ed un civile afghano, presenta, secondo i comandi transalpini, anomalie indicative del cambiamento della strategia militare dei talebani. Il sospetto è che siano stati usati kamikaze non afghani, ma terroristi arabi provenienti dal Pakistan. Innanzitutto appare chiaro che le azioni terroristiche si stiano concentrando sulle truppe di quelle nazioni in cui è presente un dibattito, talvolta acceso, sulla opportunità di portare avanti la missione afghana. Non è un caso che sia Francia che Italia, in questo contesto, siano state oggetto di attentati sanguinosi. Si mira a fare terra bruciata attorno agli Stati Uniti, premendo sull'opinione pubblica e sui governi di paesi alleati in difficoltà al proprio interno e sull'orlo di elezioni. Il possibile ritiro di questi paesi trasferirebbe il quasi totale monopolio della forza ai militari afghani, non ancora del tutto pronti ad assumere in toto l'impegno, questo è senz'altro uno degli obiettivi che i talebani cercano di conseguire, per affrontare un avversario meno forte e preparato. Tuttavia la nuova modalità praticata dai terroristi, se accertata, denuncia una carenza nelle forze talebane, ormai consapevoli di non essere in grado di affrontare in campo aperto truppe regolari, ma rileva anche il pericoloso coinvolgimento di kamikaze stranieri, che, in qualche modo, internazionalizza il conflitto anche da parte degli insorti. L'aspetto non è da sottovalutare, perchè confermerebbe, ancora una volta e se ce ne fosse ancora bisogno, della pericolosa ambiguità da parte pakistana, come base logistica del terrorismo islamico. Questo fattore costituisce un nodo cruciale per la soluzione del conflitto, perchè senza la soluzione di questo punto non si può parlare di sconfitta del terrorismo islamico, vanificando gli ingenti sforzi compiuti sia in vite umane che in capitale finanziario. Non è azzardato affermare che senza l'appoggio pakistano, con o senza una complicità dell'apparato statale di Islamabad, l'andamento del conflitto e le stesse prospettive dello stato afghano sarebbero da inquadrare in tutt'altra ottica. Se il ritiro delle truppe è una via ormai irrinunciabile, non resta che l'offensiva diplomatica per convincere il Pakistan a collaborare fattivamente, attraverso accordi e collaborazioni e sopratutto cercando di sottrarlo alla sfera cinese, come sta avvenendo. La Cina non è, per ora interessata, alla lotta al terrorismo islamico, perchè la sua struttura di stato è impermeabile alle influenze esterne e punta ad una espansione di tipo economico, dove la politica costituisce solo il metodo per raggiungere gli obiettivi commerciali e produttivi. La politica estera cinese non si intromette nella politica degli stati esteri per intima convinzione e ciò permetterebbe la crescita ulteriore di quei movimenti che sono la base per il reclutamento dei terroristi. Diventa allora necessario riportare o portare a tutti gli effetti, nell'orbita occidentale, il Pakistan per tagliare i rifornimenti ai gruppi talebani.
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