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sabato 23 luglio 2011
L'attentato di Oslo e la xenofobia europea
Il tragico attentato di Oslo è lo specchio dei problemi europei. Un paese al di sopra della media, in buona situazione economica ma alle prese con il problema dell'integrazione e della crescita della destra xenofoba. La Norvegia conta circa quattro milioni di abitanti, con la presenza di circa 150.000 musulmani, nonostante l'ottimo sistema di welfare presente, le tensioni alimentate dalla crescita dei movimenti anti immigrati hanno provocato una spaccatura all'interno del tessuto sociale. Infatti la prima attribuzione a terrorismo di matrice islamica pare naufragata a vantaggio di dinamiche interne al paese. Nonostante la situazione permanga ancora poco chiara, i motivi che sono stati elaborati a sostegno della prima tesi sono stati frutto di una visione stereotipata dell'attacco terroristico. Non che non fosse o sia possibile, ma le ragioni addotte sono parse da subito deboli. La presenza di 400 soldati norvegesi in Afghanistan o le vignette su Maometto, ragionevolmente non sembravano sufficienti a scatenare questa tragedia. La psicosi dell'attentato integralista, si è ormai impadronita della pubblica opinione, tanto da essere immediatamente tirata in causa nel caso di accadimenti di questa portata. Nei momenti immediatamente successivi all'attentato sono fiorite analisi avventate e precipitose, che non possono avere favorito una disanima fredda e ragionata dei fatti. Pur essendo ancora nell'ambito delle ipotesi, alla fine la maggiore probabilità sembra da imputarsi, appunto a dinamiche interne del paese, nell'ambito di una dialettica deteriorata, dove i capi dei gruppi di estrema destra sono stati i cattivi maestri, senza avere neppure la scusa di una situazione economica difficile. Ecco il punto dolente per l'Europa, l'affermazione di idee xenofobe, anche in società senza apparenti problemi, costituisce ormai l'allarme, non solo sociale ma sopratutto politico, che rappresenta uno degli ostacoli maggiori per l'integrazione del vecchio continente. La visione della pubblica opinione, anche di chi non condivide la xenofobia, risulta condizionata da una dicotomia nord-sud difficilmente superabile senza azioni dell'istituzione centrale. Questo caso tragico deve rappresentare uno stimolo per sviluppare gli anticorpi alla visione, sempre più imperante, anti integrazione e costituire la base di partenza per un maggiore spirito unificatore.
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