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giovedì 21 luglio 2011
L'emergenza del Corno d'Africa e le reponsabilità occidentali
L'emergenza del Corno d'Africa si aggrava giorno per giorno. La catastrofe annunciata dai metereologi è stata sottovalutata dalle uniche organizzazioni che potevano dare un assetto organizzativo per prevenire la crisi: l'ONU e le altre ONG deputate al compito. Si è dato così sfogo ad una migrazione di proporzione biblica nella quasi totale indifferenza del mondo, occupato a scegliere dove mettere i propri cannoni, quale guerra era più conveniente fare. L'ONU ha più volte accampato la scusa della guerra in corso in Somalia, che effettivamente rappresenta uno scoglio di grosse proporzioni, ma l'intervento di una forza di pace, per permettere agli operatori umanitari di svolgere il loro compito non è mai stata presa in considerazione. Ancora una volta il mondo occidentale parla a vanvera di cooperazione, sviluppo e tralascia la messa in pratica di propositi che servono solo a riempire le tasche di funzionari ben pagati, che elaborano faraonici progetti che restano sulla carta. Nazioni in grossa difficoltà economica, come il Kenya, sono costretti ad ospitare campi profughi giganteschi, senza avere la forza di gestirli. Popoli interi dediti esclusivamente alla pastorizia migrano da un punto all'altro di pianure sconfinate alla ricerca di fonti d'acqua prosciugate. Il livello di denutrizione e di prostrazione non impedisce loro di dare vita a duri contrasti per il bene più prezioso: l'acqua. Ma è un circolo vizioso, senza acqua gli animali muoiono e dopo di loro gli uomini. L'aumento delle materie prime incide anche in queste società arcaiche, la difficoltà di coltivare il grano, l'alimento base, spinge anche i coltivatori a mettersi in marcia, contribuendo ad ingrossare la massa dei disperati per fame. Sembra che l'orologio della storia si muova all'indietro, nessun progresso tecnico e scientifico, per questi popoli ha cambiato il loro destino, nel terzo millennio morire ancora di fame è un interrogativo su cui gli storici avranno da scrivere montagne di libri. Ma è impossibile non vedere il colpevole che sta dietro a questa tragedia: ancora una volta la parte ricca del mondo non ha saputo razionalizzare le risorse, anche nel proprio interesse, limitandosi a trincerarsi dietro gli steccati delle frontiere dei propri confini. Tra poco non basteranno più le leggi restrittive per proteggerli dalla pressione dei disperati per fame, l'emergenza diventerà anche fatto politico perchè arriverà dentro ai confini del mondo ricco; ma per ora bisogna interrogarsi, ancora una volta, sugli scopi e la reale legittimità in vita delle ONG. Senza una riforma radicale, esse costituiscono un orpello che l'intero mondo non può più permettersi.
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