Un incontro durante il forum regionale per la sicurezza dell'Associazione dei paesi del sud est asiatico, in Indonesia, potrebbe fare ripartire i colloqui sul nucleare tra le due Coree, interrotti da circa tre anni. Il negoziato a sei, che oltre le due Coree comprende anche USA, Cina, Giappone e Russia, mira, come fine ultimo, a bloccare la proliferazione nucleare a scopo militare perseguita dalla Corea del Nord. La diplomazia internazionale non si è lasciata sfuggire l'occasione per fare riallacciare il dialogo che può risolvere una minaccia concreta in una zona nevralgica del mondo.
L'attivismo degli USA, che con Hillary Clinton ha trattato il tema con i più alti vertici cinesi, dimostra quanto Washington tenga alla risoluzione della vicenda, ponendo come condizione per la ripresa formale dei negoziati, il miglioramento delle relazioni tra le due nazioni della penisola coreana. In special modo a Pyongyang viene chiesto un cambio nel comportamento verso Seul e la fine delle provocazioni, come il bombardamento del territorio e l'affondamento della corvetta sud coreana avvenute nel 2010, quando, in seguito a questi fatti, si è più volte sfiorato il conflitto armato. Quello a cui mirano gli USA è una distensione a tutti gli effetti, che possa favorire il dialogo verso una definizione positiva, per la quale sono ritenuti essenziali presupposti chiari e lineari. Non è, purtroppo ancora così: la Corea del Nord starebbe preparando manovre militari, proprio nella zona calda del Mar Giallo ed inoltre è stato scoperto un sito per l'arricchimento dell'uranio, tuttavia per usi pacifici. Va anche ricordato che il regime di Pyongyang dal 2009 impedisce agli ispettori dell'AIEA di effettuare sopralluoghi ai siti nucleari. Nonostante questi presupposti negativi, i quattro paesi che partecipano ai negoziati non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione per tenere in vita la speranza della risoluzione del problema, anche in forza delle sempre più difficili condizioni interne della Corea del Sud, dove la popolazione continua a patire le gravi condizioni economiche. Uno sblocco delle trattative potrebbe dirottare i fondi per la ricerca nucleare verso il miglioramento delle condizioni di vita dei nordcoreani, anche se questa opzione è ritenuta remota dagli stessi negoziatori.
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