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mercoledì 27 luglio 2011

Tendenze attuali e possibili sviluppi dell'economia tedesca nella UE

La rigidità della Germania nei confronti dei paesi in difficoltà della zona euro, non è soltanto dettata dalla previdenza per il corso futuro dell'economia europea. In realtà uno dei fattori che concorrono a questa politica è dato anche dallo sviluppo dell'economia tedesca, che sta spostando sempre di più il baricentro lontano dal continente europeo. Per ora il fenomeno è in crescita, ma non rappresenta ancora l'aspetto maggioritario dell'andamento e la zona euro rappresenta ancora il mercato centrale per Berlino. Ma i dati indicano che in futuro questa centralità potrebbe cambiare, portando la Germania a concentrarsi in maggior misura oltre i confini europei. La tendenza è confermata dagli investimenti che la locomotiva europea, che ha ripreso a viaggiare in modo sostenuto, sta effettuando nei paesi che ritiene più stategici: Russia, Cina, India e Brasile, a discapito di Italia, Francia e Regno Unito. Anche politicamente non manca il sostegno di Angela Merkel, che è impegnata costantemente in prima persona a rappresentare gli sforzi del governo a favore dell'economia tedesca, sia in patria che all'estero. Quello che la Germania sta facendo è prepararsi al futuro, per superare la stagnazione dei mercati maturi per aggredire le opportunità offerte dai paesi in via di sviluppo. Se questa tendenza dovesse confermarsi si aprirebbero scenari futuri pieni di incognite sia per l'Unione Europea che, in misura maggiore la moneta unica. Pensare ad una UE senza la Germania appare poco probabile, il paese è sempre stato europeista convinto, tuttavia i travagli dell'euro hanno generato dubbi molto forti sulla convenienza della moneta unica. D'altro canto, oramai, pensare ad una forma di unione politica senza l'euro appare sostanzialmente difficile. Prima o poi il problema dovrà porsi, la Germania avrà sempre più potere economico per pretendere di avere sempre più peso nelle scelte economiche dell'Unione, a quel punto la suscettibilità di Francia e Gran Bretagna sarà senz'altro colpita e si può ragionevolmente prevedere che il processo decisionale avrà delle battute d'arresto. Spetta agli eurocrati prevenire questo intoppo, che come risoluzione presenta uno spettro di possibiltà negative che vanno dalla tutela tedesca su tutta l'economia della UE, fino ad una non augurabile uscita della Germania. Gli antidoti a queste possibilità sono una crescita, se non uniforme a quella tedesca, almeno sufficientemente grande per arrivare al tavolo delle trattative con argomenti che possano smorzare il potere tedesco; è una eventualità di difficile attuazione in questo momento economico, anche perchè l'industria europea, con tutti i distinguo del caso, non sta attuando la politica finanziaria e di marketing che può permettersi Berlino. Quale futuro allora? Appare più facile raggiungere intese sulla politica comunitaria e su aspetti quali la politica estera e la difesa che sugli aspetti economici, che saranno il vero nodo futuro sul quale si giocherà l'aggregazione europea. Se la Germania continuerà ad essere il motore economico europeo, sarà necessità di tutti gli stati membri che essa resti all'interno del recinto dell'Unione, cedendo quote di sovranità per quanto riguarda il governo dell'economia; stante così le cose il processo è irreversibile ed irrefrenabile, l'economia e la finanza della UE saranno affare tedesco, per gli altri membri si tratterà o meno di adeguarsi.

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