Sotto la pressione dell'opinione pubblica internazionale il presidente siriano Assad, prova ad allentare la stretta concedendo alla Siria il multipartitismo. Il decreto emanato attua una legge approvata il 24 luglio scorso dal governo e rende effettivo il provvedimento senza il passaggio in parlamento. I nuovi partiti, o meglio le condizioni perchè un partito venga riconosciuto dalla legge, devono essere costituiti non su base tribale o da non siriani e non devono disporre di forze paramilitari, inoltre il finanziamento deve essere trasparente. La riforma che ammette il pluripartitismo è una delle più richieste dal popolo siriano e la sua mancata concessione, fino ad ora, è tra i motivi delle proteste che stanno trascinando il paese nell'abisso della repressione. Dal 1963 al potere vi è un unico partito, il Baath, che vede sancita nella costituzione la sua unicità.
Tuttavia nel contesto attuale, dove ogni giorno si registrano diverse vittime della repressione, oltre alla sempre maggiore negazione dei diritti individuali, questa nuova norma, oltre alla possibilità di essere interpretata come una provocazione, è accolta con profondo scetticismo, sia nel paese che all'estero. In verità la mossa sembra un tentativo di guadagnare tempo, per distogliere la profonda attenzione a cui è sottoposta la Siria, anche perchè l'attuazione del cambiamento in regime pluripartitico non sarà senz'altro un processo rapido.
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