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venerdì 26 agosto 2011

La dubbia leggitimità dell'uso della delibera ONU sull'intervento in Libia

Con l'approssimarsi della fine della guerra libica partono le domande sul reale rispetto delle risoluzione ONU, sull'intervento libico, che prevedeva solamente l'uso della forza per la sola difesa dei civili. In effetti non è andata così, l'uso sempre maggiore della forza aerea è stato integrato dai rifornimenti di armi ed apparati teconologici, istruzione degli insorti ed infine impiego di truppe straniere sul terreno libico. L'appoggio, quindi è stato pressochè totale, con uno sforzo logistico non indifferente anche sul piano economico. La certezza è che la protezione legale, sul piano del diritto internazionale, che forniva la risoluzione ONU, sia stata violata e che la stessa risoluzione sia stata usata come copertura per rovesciare il regime di Gheddafi. Non si vuole qui giudicare se la fine del governo del rais, ingiusto e sanguinario, sia stata giusta o meno, ma fare delle considerazioni sull'uso della risoluzione ONU che ne ha consentito l'annientamento. Gli attori principali sono stati Francia, Regno Unito ed in maniera più defilata ma non meno attiva, gli Stati Uniti. L'interpretazione più restrittiva della risoluzione dava alle forze armate, il cui impiego previsto riguardava ufficialmente la sola forza aerea, il compito di proteggere la popolazione civile in una sorta di neutralità tra i due contendenti. Non è stato così, come dimostrato dagli ultimi avvenimenti, anche volendo estendere l'interpretazione della risoluzione a termini più ampi, l'intervento armato dei volenterosi si è trasformato da subito in una alleanza con i rivoltosi. Ancora una volta si ripete che la caduta di Gheddafi rappresenta un fatto positivo, tuttavia Francia, Gran Bretagna, USA e gli altri stati che hanno partecipato alle azioni, nel quadro del diritto internazionale hanno compiuto una violazione, che non sarebbe stata tale se avessero dichiarato guerra formalmente al regime di Tripoli. Politicamente si obietterà che non era il caso di andare tanto per il sottile, ma la violazione della risoluzione ONU, per prima cosa rappresenta un pesante precedente, perchè non pare verosimile l'ipotesi di una qualche sanzione, anche solo in forma di ammonimento, ed in secondo luogo inficia l'autorità stessa delle Nazioni Unite. Ora questa è l'ennesima prova della necessità di una riforma strutturale dell'ONU, che preveda un sistema di pesi e contrappesi e che preveda, sopratutto la creazione di strumenti atti a garantirne l'effettiva autonomia. Solo in questi termini le Nazioni Unite possono finalmente assurgere al ruolo per cui sono nate. Dal punto di vista politico questa questione porrà senz'altro delle questioni, in special modo tra i componenti del Consiglio di sicurezza, dove l'astensione di Cina e Russia, ottenuta in maniera poco convinta, ha permesso la delibera sull'intervento in Libia. La questione di legittimità, non di opportunità, sulla quale non vi era comunque accordo, non potrà non essere sollevata e sarà interessante vedere come sarà risolta. Fortunatamente sarà impossibile per Gheddafi tornare al suo posto, ma in teoria, il diritto internazionale potrebbe tutelare il dittatore. Questo buco legale è da imputare alla coalizione dei volenterosi, che si è nascosta dietro alla risoluzione determinando la vittoria della parte avversa al colonnello in maniera non chiara. Il fatto di non dichiarare esplicitamente il proprio intento ne ha chiarito in modo ancora più limpido l'intenzione: la caduta di Gheddafi. Ma ha anche messo in risalto la debolezza dell'apparato del diritto internazionale ed in special modo delle organizzazioni internazionali.



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