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giovedì 18 agosto 2011

La necessarietà della Tobin tax

Il dibattito intorno all'introduzione della Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, sta registrando un ovvio sfavore da parte delle borse. Tuttavia grandi paesi come Francia e Germania stanno spingendo per l'applicazione della nuova imposta. Questo dimostra come finalmente anche la politica si stia rendendo conto della necessità di tassare la speculazione finanziaria, ora per favorire il riequilibrio dei bilanci statali, in futuro, forse, per diminuire la tassazione sul lavoro. Questo passo è necessario per ristabilire l'importanza dell'economia concreta, produttiva e tangibile, sulla pratica effimera dello scambio borsistico. Non che non sia necessaria una contrattazione dei titoli, soltanto che questa pratica ha superato la realtà e la sua influenza sull'economia reale ha preso il sopravvento. Non è naturale che aziende senza ricchezza materiale e di idee vengano valutate più di aziende che producono beni fisici ed hanno a disposizione beni materiali su cui hanno investito anche somme ingenti, è questo il nocciolo della rovina dell'economia reale. Fino ad ora non sono stati messi freni concreti a questa pratica, perchè la politica non è riuscita ad imporre la sua supremazia, come sarebbe dovuto essere, anche per ragioni di connivenza e convenienza. Neppure le varie bolle che hanno colpito negli anni passati, sono riuscite a scalzare dalla cima della piramide economica la supremazia della pratica finanziaria. Ora, con il precipitare della situazione si è arrivati al dunque: frenare il guadagno borsistico vuole dire rivalutare il lavoro reale, anche se sicuramente per i primi tempi si avranno delle controindicazioni. La liquidità, infatti potrebbe transitare da quei mercati oggetto di tassazione a quelli non ancora tassati. L'ottimo sarebbe che la Tobin tax venisse riconosciuta a livello universale per non creare sperequazioni sul credito, tuttavia in una prospettiva di lungo periodo nei paesi dove dovesse essere inserita la tassa sulle transazioni finanziarie si dovrebbero rilevare benefici sul piano dell'economia reale, sicuramente meno influenzata dagli sbalzi umorali delle borse.

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