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martedì 27 settembre 2011
Cade Sirte ma Gheddafi è ancora libero
I ribelli, ormai al governo, della Libia annunciano di avere conquistato definitivamente il porto di Sirte, città natale del colonnelo Gheddafi. Il porto rappresenta una infrastruttura strategica per la nazione libica, essendo un terminal petrolifero dei più importanti del paese. Ancora una volta è stato decisivo il ruolo della NATO, che con i suoi bombardamenti, ha fiaccato la resistenza dei lealisti. L'azione NATO giustifica quindi le ragioni del mantenimento della forza di appoggio ai ribelli nella non conclusa guerra di Libia. La consistenza e la forza dei lealisti, arroccati nella città, rappresentava ancora un punto di forza pericoloso per il nascente stato libico, la quantità degli armamenti ed anche la qualità dei combattenti assoldati dal rais, potevano anche generare una pericolosa controffensiva. Si comprende così la necessarietà della permanenza della forza della NATO in appoggio agli insorgenti. Frattanto manca al compimento della liberazione della Libia la cattura o, almeno, notizie riguardanti Gheddafi. Gli annunci degli scorsi giorni della figlia, lo davano in mezzo alle sue truppe proprio a Sirte, con la pistola in mano, ma per il momento il destino del colonnello appare avvolto in un fumo di mistero. L'aspetto non è da sottovalutare, i resistenti di Sirte hanno, per forza di cose, avuto una coordinazione nei combattimenti, dimostrata con la difficoltà incontrata dai ribelli nella battaglia; non si è trattato di soldataglia allo sbando, ma di truppe organizzate e dirette con metodo militare. La libertà di Gheddafi, rappresenta un pericolo sia per la Libia, che per i paesi che hanno contribuito ad aiutare le forze dei ribelli. Le disponibilità finanziarie occulte del rais dovrebbero essere ancora notevoli, tali da garantire l'organizzazione di attentati o forme di ritorsione particolarmente violente. A questo punto della guerra, diventa prioritario assicurare Gheddafi alla giustizia, anche per inchiodarlo alle sue responsabilità di anni di violenze perpetrate ai danni del suo popolo. Il suo destino deve diventare la Corte dell'Aja per un equo processo ed una equa condanna.
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