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martedì 25 ottobre 2011
Benedetto XVI: un magistero attento ai problemi economici
La particolare attenzione che viene prestata dagli ambienti vaticani per l'economia e la finanza registra un netto cambiamento di rotta rispetto al papato precedente. Benedetto XVI ha avviato in sordina un magistero più attento ai problemi sociali che vanno inevitabilmente a connettersi con quelli dell'economia. Rispetto a Giovanni Paolo II, di cui non possiede la presenza quasi scenica, l'attuale pontefice ha avviato una attenta analisi sui problemi generati da una finanza sregolata, spesso condannandone gli eccessi, portatori di diseguaglianza profonda che mina le fondamenta della società. L'attenzione mostrata ai problemi del lavoro ed all'analisi spesso incentrata sull'inadeguatezza degli stipendi dei lavoratori, ha mostrato un lato di Ratzinger sconosciuto, anche nei modi e nelle parole con cui ha condannato questi comportamenti, uscendo anche dalle consuete espressioni misurate, per dare maggiore enfasi al rilievo effettuato. Con il documento uscito ieri sulle storture della finanza e la rimarcata necessità di una riforma in senso maggiormente garantista per per le parti più povere del sistema, la Chiesa cattolica si pone in prima linea, gettando sul piatto tutta la sua autorità, ed espressamente, contro i guasti del neoliberismo, andando contro la politica economica portata in auge fin dagli anni '80 dalla Tatcher e Reagan e continuata fino agli attuali eccessi dai loro successori, anche di segno politico opposto. Tale documento, molto duro, seppure espresso con le consuete sfumature curiali, non può non essere stato avvallato dal Pontefice, confermando così la linea intrapresa sull'argomento. Si individua così che la Chiesa cattolica intende governare in modo fattivo questa emergenza ponendosi come protagonista contro la dottrina economica neoliberista che sta condizionando i tempi attuali. Questa direzione dice chiaramente che i tempi devono cambiare inaugurando una stagione dove il solidarismo e la mutualità devono rimpiazzare la concorrenza sfrenata e l'assenza di regole. Ratzinger, che sembrava il campione della conservazione, dimostra invece sull'argomento, una conoscenza ed una visione più aperta e lungimirante di tanti governanti in carica, che abbozzano soluzioni temporanee prive di progettualità. L'idea di un organismo mondiale che governi la finanza in senso globale, nella sua semplicità rappresenta la soluzione più appropriata per rimettere il fenomeno sotto controllo e si concilia con l'ecumenismo come fondamento della misura. Se la Chiesa continuerà a mantenere l'attenzione su queste materie sarà un avversario in più per chi si oppone alle necessarie riforme per ridare fiato all'economia del mondo.
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