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lunedì 24 ottobre 2011

Il Vaticano per un governo mondiale della finanza

Sul tema del governo dell'economia e della finanza mondiale il Vaticano presenta la propria proposta centrando il bersaglio e dicendo quello che in pochi ammettono: la necessità della creazione di una nuova autorità mondiale che coinvolga, non solo le grandi potenze economiche mondiali, ma anche i paesi in via di sviluppo e le nazioni in fondo alla classifica del reddito e che sia destinata a governare i processi finanziari e monetari a livello globale, con la riscrittura delle regole degli scambi e con l'esercizio del controllo dell'osservanza dei nuovi regolamenti. Questa è la sostanza del documento presentato dal Pontificio consiglio per la giustizia e la pace. La soluzione rappresenta insieme una conclusione naturale di una riflessione attenta allo svolgimento della cronaca economica e la logica definizione di un problema che saprà suscitare diverse contrarietà negli ambienti finanziari e politici, gelosi della propria autonomia di gestione. Il documento verte essenzialmente su due cardini principali, che costituiscono le indicazioni su cui deve svilupparsi il nuovo governo mondiale della finanza: la prima è, appunto la creazione di un organismo che regoli e controlli l'andamento economico finanziario, che non deve essere, per forza, creato ex novo, ma ne può essere utilizzato uno già esistente ampliandone ed integrandone poteri e funzioni. Un esempio concreto può essere la Banca Mondiale, che potrebbe essere individuato come istituto sul quale impiantare le nuove funzioni. Il secondo cardine è la riforma del sistema monetario, che deve essere ripensato in modo da favorire in senso maggiormente egualitario gli scambi finanziari, in maniera tale da favorire non il bene di una parte pa il bene comune dell'intero sistema. Anche se la visione pare utopica, rappresenta un chiaro segnale del bisogno della chiesa di affermare della necessità di un cambiamento dell'andamento attuale. Ma oltre le indicazioni che si potrebbero definire tecniche, nel documento sono presenti valutazioni politiche e morali che vanno in senso contraio ai canoni ed ai principi che hanno governato l'economia fino ad ora. Quello che la situazione impone è una riflessione radicale sulla ricaduta sociale che hanno avuto le teorie neoliberiste in campo economico, con un giudizio finale completamente negativo. La Chiesa si dimostra contraria alla totale assenza di regole che dagli anni '80 del secolo scorso hanno travolto le forme di salvaguardia delle famiglie e delle persone, individuando queste cause come possibili motivi di sovvertimento dell'ordine democratico e della stabilità sociale. Il documento arriva ad individuare la necessità della tassazione delle transazioni finanziarie come elemento di riequilibrio sia macro che microeconomico; nel primo caso andando ad alimentare la costituzione di un fondo mondiale per di riserva per le economie in crisi ed il loro conseguente risanamento, mentre nel secondo caso potrebbero andare a finanziare strumenti su base statale in grado di assicurare forme di welfare avanzato. Il documento è in ultima analisi la condanna della globalizzazione affermatasi senza alcuna forma di controllo, tanto decantata dai governi di stampo liberista ed ora finalmente individuata come fattore di disturbo sociale.

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