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giovedì 13 ottobre 2011
Gli USA premono su Cina e Russia contro l'Iran
Gli strascichi della vicenda dei falliti attentati negli Stati Uniti, addebitati all'organizzazione dell'Iran, aprono una fase pericolosa. Anche se per ora la strategia statunitense è quella di inasprire le sanzioni e coinvolgere tutto il Consiglio di sicurezza nella condanna a Teheran, filtrano notizie di allerta per le forze USA. L'obiettivo primario è quello di coinvolgere, nelle sanzioni contro l'Iran, la Cina e la Russia, restie ad ingerirsi negli affari interni degli stati. Le due superpotenze hanno rifiutato di sanzionare Teheran per la questione nucleare, lasciando, di fatto, uno spazio di manovra, sul piano internazionale, all'Iran. Un coinvolgimento di Cina e Russia metterebbe la repubblica islamica in grossa difficoltà di fronte al mondo. Il peso specifico delle sanzioni condivise anche da Pechino e Mosca, salirebbe parecchio e ridurrebbe lo stato iraniano ad un pesante isolamento diplomatico. Il lavorio diplomatico americano sta spingendo in questa direzione, anche se è pressochè impossibile ottenere un voto unanime in sede di Consiglio di sicurezza dell'ONU, per la presenza del Libano, governato dal movimento Hezbollah, uno dei maggiori alleati di Teheran. Tuttavia la chiave per portare verso gli USA i due pesi massimi del Consiglio di sicurezza è l'importanza della mancata vittima dell'attentato, infatti l'Arabia Saudita è il più grande produttore di petrolio e potrebbe gettare sulla bilancia la sua forza determinante di fornitore di greggio, argomento a cui è particolarmente sensibile la Cina. Se l'Arabia riuscirà ad essere determinante in questo senso, potrebbe avere anche un ruolo essenziale per scongiurare una eventuale opzione militare, che sta montando in alcuni ambienti americani. L'amministrazione americana, infatti, pur non ritenendo praticabile in tempi immediati questa soluzione, non scarta a priori una ritorsione armata verso obiettivi iraniani. Ciò darebbe l'avvio ad una pericolosa escalation diplomatico militare che coinvolgerebbe l'intero pianeta andando verosimilmente a sconvolgere gli attuali equilibri. Soluzione che potrebbe essere scartata nel caso Washington trovasse soddisfazione sul piano diplomatico.
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