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lunedì 3 ottobre 2011
La tattica preventiva di Cameron
Le dichiarazioni del premier inglese Cameron sull'euro denotano l'ennesimo tentativo di gettare su altri le proprie responsabilità. Il livello del debito pubblico inglese è a livelli record, tanto che alcuni osservatori lo hanno paragonato a quello greco, ed una delle cause sono i massicci investimenti pubblici per salvare le banche inglesi, sull'orlo della bancarotta per azioni finanziarie speculative spericolate ed andate molto male. Londra è il centro della finanza europea, il motore borsistico del continente, sentire delle critiche sull'euro da chi dovrebbe governare il sistema, preservandolo da speculazioni dannose per il sistema ed i risparmiatori non può che fare sorridere. Ma la mossa di Cameron pare un gridare al lupo ancora prima che la bestia sia arrivata. L'impressione è che il premier inglese stia preparando il terreno a qualcosa che sta per avvenire. Per la sterlina fino ad ora l'euro è stato uno scudo, seppure involontario, la speculazione ha attaccato la divisa comune tralasciando di focalizzarsi su altre divise, ma l'accordo favorito dalla Germania per il salvataggio della Grecia e la creazione del fondo salva stati ha smorzato la pressione speculativa sulla moneta unica europea. Con questo non è che i movimenti speculativi si sono arrestati e la sterlina potrebbe entrare nel mirino, proprio a causa degli alti valori del debito pubblico e dell'esposizione ancora consistente del sistema bancario, tra l'altro con una struttura ed una importanza ben maggiore di quello italiano o, addirittura, francese. Se la sterlina dovesse entrare nell'orbita speculativa in maniera massiccia per il premier inglese sarebbe difficile uscirne senza pagare un tributo elevato, sia in costi economici che sociali. Il Regno Unito è però già attraversato da tensioni sociali elevate, frutto di una politica economica che ha colpito in maniera indiscriminata i ceti medi, abbassandone sostanzialmente il reddito in maniera consistente; questo fattore si unisce alla elevata diseguaglianza sociale, percepita in modo molto netto dalle giovani generazioni. Il piano di risanamento messo in piedi dal governo ha destato, quindi molto scontento nell'opinione pubblica inglese e pare avere dato fondo a tutte le possibilità previste per non forzare ulteriormente le situazione. Ma il piano è stato elaborato prima dell'attacco speculativo all'euro ed il pericolo di un eventuale speculazione sulla sterlina non era minimamente contemplato. Se la situazione dovesse mutare per Cameron sarebbe un grosso problema affrontare la situazione, ed ecco, quindi la tattica preventiva di gettare la croce addosso all'euro. La manovra, oltre ad essere irresponsabile dal lato della ripercussioni che può avere sulle borse, rimarca lo strisciante anti europeismo del governo inglese in carica. Sarebbe opportuno che Bruxelles facesse sentire la propria voce per smorzare certe voci, con sanzioni di richiamo. Inoltre occorrerebbe avviare una nuova fase dell'Unione Europea, che preveda una ridiscussione dei principi di adesione, chi non sta nell'euro non dovrebbe stare neanche nell'unione politica, non ha, infatti, alcun senso proseguire su questa via poco chiara che non produce che confusione e conflitti che danneggiano sia l'unione monetaria che quella politica.
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