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mercoledì 12 ottobre 2011

Per la nuova Libia è l'ora di gestire il petrolio

Il conflitto libico continua nelle ultime roccaforti gadafiste, ma Sirte è praticamente caduta e la sua conquista da parte delle truppe del CNT è vissuta come fortemente simbolica per il legame della città con il clan del colonnello, mentre le ultime sacche di resistenza si oppongono, alle ormai truppe governative, soltanto nella zona di Bani Walid. La NATO ritiene che togliendo l'ultimo accesso al mare ai lealisti di Gheddafi, il conflitto sia veramente alle battute finali. Intanto il governo libico di transizione inizia ad addentrarsi nella gestione della maggiore ricchezza del paese: il petrolio. Una delle molle che ha scatenato il conflitto è stata la condizione di povertà del popolo libico, addebitata, oltre alla gestione del rais, anche alla corruzione fortemente estesa nei gangli burocratici del sistema di governo di Tripoli. Una delle maggiori branche dell'amministrazione di Gheddafi ad essere contaminata dal fenomeno della corruttela è stata proprio quella relativa alla gestione dell'oro nero. L'intenzione dei nuovi amministratori libici è da subito quella di esaminare i contratti per trovare chi si è arricchito a scapito dei cittadini. Sul fronte dei contratti per la fornitura di greggio, motivo di trepidazione di diversi governi occidentali, alla ripresa della piena produzione è prevista la priorità verso le raffinerie domestiche, per soddisfare principalmente i fabbisogni interni, lasciando per l'esportazione l'eccedenza. Tuttavia la Libia è un paese di tre milioni di abitanti, con necessità contenute, questa affermazione pare la premessa per una ricontrattazione delle destinazioni e delle quantità delle forniture del petrolio. Non è un mistero, che l'aiuto al CNT sia stato fortemente interessato, l'intervento immediato di Francia e Regno Unito è stato dettato anche dall'esigenza di incrementare le proprie importazioni di greggio dal paese libico a scapito di chi se ne avvantaggiava maggiormente e cioè l'Italia. Roma ha più volte ribadito che i contratti precedentemente presi non si toccano, ma la fase in cui entra la vicenda, non pare assicurare l'assunto italiano in toto, il futuro del petrolio libico sarà oggetto di una trattativa serrata, che lascerà degli scontenti sul terreno.

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