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martedì 11 ottobre 2011

II punto più basso di Netanyahu

L'evoluzione della questione delle colonie israeliane costruite su territori palestinesi prende una via inaspettata e destinata ad aumentare la tensione. Benjamin Netanyahu avrebbe chiesto la creazione di un pool di specialisti per cercare di dare una via legale alla legittimità degli insediamenti sui territori. Oltre che illegale per la stessa legge israeliana, perchè in contrapposizione con la posizione della Corte Suprema, che dal 1979 considera illegali gli insediamenti ebraici costruiti sui terreni privati palestinesi, questa novità è in contrasto con gli stessi ordini impartiti dal governo in carica, che prevedono, per l'esercito, l'ordine di smantellare diverse colonie. Inoltre le stesse autorità israeliane considerano fuori legge, tutte le colonie costruite dopo il 2001, a prescindere anche dalla regola che considera legali quelle costruite sulla base della proprietà della terra.
La comunità internazionale, abbraccia una visione più ampia, considerando illegali tutti gli insediamenti posizionati nella West Bank ed a Gerusalemme Est occupate fin dal 1967. Netanyahu, con questa decisione, si dimostra ostaggio della estrema destra ebraica e mostra scarsa lungimiranza e poca attitudine all'esercizio del governo del paese; infatti una decisone tale mostra il fianco ad una prevedibile serie di critiche senza possibilità di replica. La base legale che il premier vorrebbe utilizzare, per rendere legali le colonie dovrebbe costruirsi sul principio ottomano (il che sarebbe un aspetto comico, se non fosse un tragico ossimoro) che prevede che la terra incolta o abbandonata sia destinata allo stato. Ora è evidente, che anche si volesse applicare una regola di uno stato che non esiste più, totale contraddizione giuridica, pur recependola nel proprio ordinamento, non si vede come si possa conciliare la destinazione dei terreni ad un'altra entità statale, soltanto confinante con lo stato legittimo. In questo modo si viola espressamente il diritto internazionale ed anche quello civile. Se il capo del governo israeliano intende controbattere con questa mossa all'operazione di Abu Mazen presso l'ONU, non fa altro che confermare la propria pochezza e rende esplicito il proprio pensiero di potere contare sempre sugli USA, anche se è chiaro che il Presidente americano non può che condannare questo espediente. Netanyahu gioca d'azzardo contando sulle prossime elezioni americane e sulla necessità per Obama del voto ebraico. Ma la sensazione è che questa alzata d'ingegno possa rompere una corda già molto consumata, gli americani, infatti, si sono focalizzati maggiormente sui problemi di casa propria ed addirittura, per Obama una condanna esplicita di Israele potrebbe costituire una boccata di ossigeno nei sondaggi.

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