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martedì 4 ottobre 2011

Putin propone una unione che vada da Lisbona a Vladivostock

Putin illustra il suo programma internazionale per superare l'attuale fase di crisi economica globale. Sul quotidiano Izvestia, il primo ministro russo, espone le sue tesi, in un articolo che propugna l'integrazione euro asiatica, creando un mercato che comprenda il territorio da Lisbona a Vladivostock. La ricetta di Putin è ambiziosa, ma anche condivisibile nella sua visione, forse un poco utopica, ma certamente carica di significati sia economici, che politici ed anche sociali. La necessità di cercare sempre nuove soluzioni in ambito geopolitico, al fine di aggregare sempre più soggetti, per creare organismi sempre nuovi, anche attraverso il rafforzamento di unioni già esistenti, sembra per Putin, l'unica soluzione per superare gli ostacoli imposti dal processo di globalizzazione mondiale e le sue evidenti patologie. L'integrazione si rende necessaria per sommare forze, che da sole non sono più sufficienti, per contrastare le difficoltà sempre crescenti in materia economica e politica. La Russia e la UE sono già legate dal rapporto creato dal mercato degli idrocarburi e del petrolio, dove la prima è il maggiore fornitore della seconda. Ciò rappresenta una ottima base di partenza per sviluppare ulteriori contatti capaci di ampliare i legami già presenti, vantaggiosi sopratutto per Mosca, che finanziariamente ha una grossa dipendenza dal mercato sopra citato. La necessità di sottolineare questa esigenza è data anche dal fatto che il processo di ingresso della Russia nell'Organizzazione mondiale del commercio ha subito forti ritardi; inoltre alla Russia non basta più l'integrazione che ha sviluppato nell'area dell'ex URSS, dove Mosca gioca un ruolo preminente. Nonostante l'importanza riconosciuta al modello seguito alla disgregazione dell'impero sovietico, quello della formazione della Comunità degli Stati indipendenti (CSI), che ha permesso di continuare i legami storici e sociali, quello che più preme alla Russia è di sviluppare organizzazioni che possano contrastare la crisi economica. L'eliminazione delle dogane dovuta alla creazione allo spazio economico unico tra Russia, Kazakistan e Bielorussia rappresenta un punto di partenza dell'integrazione ma Mosca deve guardare necessariamente ad occidente per potere contare su di un mercato capace di assorbire i suoi prodotti in maniera consistente. Lo sbocco naturale non può che essere la UE, anche se nello spazio dell'ex URSS, l'aggregazione con altri stati deve ancora progredire. Infatti occorre coinvolgere l'Ucraina ed il Tagikistan. Ma la UE resta l'obiettivo di fondo, nelle intenzioni di Putin. In effetti una organizzazione, per lo meno basata sugli scambi economici, che abbracci l'intero continente europeo avrebbe una facilità di sviluppo di fondo grazie alle comuni radici storiche e per la contiguità territoriale, quasi una evoluzione naturale della stessa Unione Europea. Il progetto di Putin appare così non una novità, ne una intuizione rivoluzionaria, ma ha il merito di riportare all'attenzione, sia dell'opinione pubblica, che dei governi, un tema ricco di possibilità e di sviluppi. Non è da poco nell'impasse del momento.

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