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venerdì 4 novembre 2011

Cosa potrebbe nascondere il ritiro delle truppe USA?

L'accelerata del ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan e dall'Iraq, con situazioni tutt'altro che risolte, sono state lette più volte in chiave dell'appuntamento elettorale USA in programma nel 2012. Tuttavia l'accelerata sulla questione iraniana, potrebbe consentire una lettura differente del movimento delle truppe a stelle e strisce. Se l'obiettivo iraniano dovesse essere veramente percorso, la necessità bellico operativa diventerebbe ingente, non basterebbe soltanto una flotta di droni, ma la possibile evoluzione di un conflitto localizzato nel medio oriente prevederebbe scenari diversi: dall'impiego di armi convenzionali ad armi tattiche dispiegate lungo le frontiere. Uno scenario possibile è un attacco che parta con lanci missilistici da Israele congiunto a bombardamenti aerei sugli obiettivi ritenuti sensibili presenti in Iran, rappresentati dalle aree che potrebbero racchiudere i siti dello sviluppo nucleare. Superata questa prima fase è impensabile che Teheran non risponda all'attacco, ad una immediata risposta con bombardamento missilistico con obiettivo Israele potrebbe seguire l'impiego di forze terrestri con il passaggio della frontiera iraqena. In quest'ottica l'abbandono dell'Iraq da parte USA rappresenterebbe un suicidio militare, a meno che non sia una tattica per attirare l'esercito di Teheran nel territorio iraqeno; tale tattica necessiterebbe di una grande quantità di effettivi che potrebbero fare base in Arabia Saudita, paese da cui fare partire l'eventuale controffensiva. Lo scopo sarebbe abbattere il regime iraniano, ciò permetterebbe di eliminare il principale supporto ai grandi network del terrore basati sull'integralismo islamico ed appoggiati principalmente proprio da Teheran, secondo numerosi analisti occidentali. Ma l'esito non sarebbe così scontato e potrebbe degenerare o in una estenuante guerra di posizione o peggio potrebbe aprirsi anche un tragico scenario nucleare su scala regionale. E' una prospettiva che sfiora previsioni apocalittiche e che deve servire da monito ad azioni avventate, il pericolo di un conflitto su tale scala rischia di alterare tutti gli equilibri mondiali, andando a sovvertire ben più di quello che la crisi economica attuale sta provocando. L'opzione militare è la soluzione che deve essere assolutamente evitata, ma i protagonisti intorno al tavolo non sono dei più affidabili, sia il premier israeliano, che quello iraniano, non paiono propensi ad una qualche soluzione concordata, calati come sono nella parte dell'uomo forte; ed anche Obama e Cameron, non danno sufficienti garanzie presi come sono dalla necessità di deviare l'attenzione dai problemi interni, con la focalizzazione su un argomento di politica estera tale da distrarre l'attenzione della propria opinione pubblica. Non resta che sperare in una qualche azione dell'ONU, che agisca in modo di prevenire quello che potrebbe essere un conflitto capace di paralizzare l'intero pianeta.

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