Il regime siriano allarga la linea della repressione dai civili verso le ambasciate estere. L'escalation di Damasco segna un fatto nuovo nei fatti siriani, andando a colpire gli uffici diplomatici di Arabia Saudita, Turchia, Qatar e Francia, colpevoli agli occhi del regime di condannarne l'operato. L'operato siriano sembra quasi un avvertimento in preparazione della riunione dell'imminente Lega Araba, quando si riuniranno i ministri degli esteri dell'organizzazione sovranazionale, che ha più volte condannato l'operato di Assad. Inoltre, per la Siria si aggiunge anche la posizione pesantemente critica della Turchia, che fino ad ora, pur condannando le violenze del regime di Damasco, non aveva ancora intrapreso passi ufficiali contro il governo. Ankara ha, infatti deciso la completa evacuazione di tutto il proprio personale diplomatico, andando così a sottolineare la completa incapacità di garantire la sicurezza del governo di Damasco alle legazioni diplomatiche. Il passo turco ha il significato di condannare esplicitamente l'amministrazione siriana ed i suoi metodi, gettando sul piano diplomatico tutta la propria importanza acquisita nella regione; tale mossa si completa con il prossimo incontro del ministro degli esteri di Ankara con i rappresentanti dell'opposizione siriana, vertice, peraltro che non rappresenta una novità, dato che si è tenuto già lo scorso mese.
Il mancato rispetto delle sedi diplomatiche in Siria, pare una tattica ormai consueta nella pratica repressiva attuata da Assad, che si concretizza con manifestazioni di appoggio al regime che finiscono per assaltare l'ambasciata di turno del paese che ha espresso o appoggio ai ribelli o reprimende per le repressioni governative. Perfino la sede dell'ambasciata dell'Arabia Saudita è stata violata, pur essendo a pochi isolati dagli uffici dello stesso Assad, una delle zone più sorvegliate della capitale siriana, fatto questo, che sta a dimostrare l'assoluto appoggio del regime alla pratica delle ritorsioni contro le sedi diplomatiche. La palese violazione delle consuetudini del diritto internazionale, che sanciscono il principio di extra territorialità delle sedi diplomatiche, rappresenta la grande difficoltà del regime ha governare sia l'opposizione interna, che quella, ritenuta ben più pericolosa, proveniente dal mondo diplomatico, sopratutto di matrice araba. La pressione su Assad proveniente dal mondo musulmano, specialmente sunnita, mentre l'Iran appoggia apertamente Damasco, ha una sua giustificazione nel timore di un allargamento a macchia d'olio delle proteste, già faticosamente represse proprio in Arabia Saudita ed Oman. Sopratutto Riyad preferirebbe che la situazione siriana andasse a normalizzarsi, anche con aperture che potrebbero essere causa di possibile emulazione di oppositori interni, con una uscita di scena del presidente Assad, in maniera tale da tacitare al più presto la questione siriana. Anche la Francia ha richiamato l'ambasciatore siriano affinchè il suo stato si attenga al rispetto dei reciproci obblighi dettati dal diritto internazionale, mentre si attende ancora l'azione dell'Unione Europea, nella speranza che le questioni economiche non distolgano Bruxelles dal proprio ruolo diplomatico.
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