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mercoledì 14 dicembre 2011

La Russia alle prese con la contestazione

I recenti avvenimenti russi testimoniano come l'ex paese sovietico sia tutt'altro che riuscito a diventare una democrazia compiuta. Troppo forti le commistioni ed i comitati d'affari ancora troppo ancorati ad una gestione statalista, ancora troppe le zone grigie del comportamento delle istituzioni nei confronti delle pratiche dell'esercizio della democrazia. Del resto Putin ha continuato su larga scala quello che ha sempre fatto per mettere il silenziatore al dissenso, soltanto non ne aveva previsto un aumento così considerevole. La Russia non ne esce bene, ricorre ancora lo stereotipo anti liberale ed anti democratico, che la caratterizzava negli anni sovietici, nonostante che il maggior seguito di Putin si registri tra le giovani generazioni, testimonianza chiara del buon lavoro di irregimentazione fatto dal leader e dagli uomini di Russia Nuova. Ma il dissenso montante dimostra anche una presa di coscienza nuova da parte del popolo russo, sia in relazione ai diritti democratici che alla qualità della vita del russo medio. Del resto la repressione messa in campo è la prova lampante di quanto l'apparato tema per la sua stessa sopravvivenza e non sia del tutto limpido di fronte alle accuse di brogli elettorali. L'accusa è particolarmente grave per un paese che ambisce, pur con tutti i propri limiti, ad essere considerato una grande potenza al pari della UE e degli USA, ed anche le reazioni diplomatiche del panorama internazionale sono andate in quel senso, rimarcando la scarsa democrazia desunta dagli episodi elettorali e condannando la repressione seguita. Tuttavia Medvedev ha confermato l'apertura del parlamento russo, secondo la data prevista il 21 dicembre prossimo, anche se non è potuto esimersi dalla promessa di una indagine, che rappresenta comunque un atto dovuto. Il Presidente russo fa leva sul dato del 49% uscito dalle urne e che sancirebbe la vittoria del proprio partito e di Putin. Ma lo stesso dato è l'oggetto del contendere dell'opposizione capace di mobilitare, soltanto per Mosca un numero di persone stimato fino ad ottantamila persone, riunite proprio contro i supposti brogli elettorali. Questa grande massa di manifestanti è una novità nella Russia post comunista e sopratutto nella Russia di Putin, abituato a percentuali elevatissime di approvazione e rappresenta una chiara crepa nel muro del consenso, tanto da mettere in dubbio nell'entourage del premier russo la rielezione a Presidente, nel 2012, data praticamente per scontata. Ma Medvedev continua ad innalzare un vero e proprio muro intorno ai risultati ufficiali, creando una situazione che resta in fase di stallo. In questo scenario si apre lo spazio per nuovi protagonisti che cercano di inserirsi nella competizione presidenziale, come outsider rendendo ancora più fluida una situazione che pare già gravida di potenziali pericolosi sviluppi.

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