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giovedì 19 gennaio 2012
Il piano per salvare l'euro: intenzioni e debolezze
Il piano per salvare la zona Euro, elaborato da Berlino e Parigi, sarebbe pronto e dovrebbe essere reso pubblico a breve. I diversi punti cardine del programa dovrebbero produrre effetti tali da indurre la crescita economica, aumentare e creare occupazione e competività, ridare slancio all'Europa. L'introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie dovrebbe costituire la principale fonte per sostenere i provvedimenti e centrare gli obiettivi del programma, che si articola anche nella creazione di speciali uffici di collocamento capaci di entrare sul mercato del lavoro con l'offerta di impieghi a tempo determinato combinati con la formazione, inoltre nelle zone frontaliere le agenzie per il lavoro avranno carattere sperimentale, al fine di cercare l'elaborazione di soluzioni comuni tra le istituzioni degli stati confinanti. Sul fronte delle famiglie si dovrebbe cercare di abbassare il costo del lavoro per alzare le retribuzioni, mentre su quello delle imprese, l'impegno sarà di facilitare l'accesso al credito attraverso la semplificazione sia della contabilità delle imprese stesse, che la semplificazione dei regolamenti bancari in modo di garantire una maggiore e più facile accessibilità ai finanziamenti. Una particolare attenzione sarà rivolta alla semplificazione burocratica delle amministrazioni pubbliche, offrendo un sostegno, anche economico, a quei paesi che dimostreranno un concreto impegno alla elaborazione ed alla attuazione di programmi capaci di creare rigore, riforme e risparmio. Sono programmi che sulla carta possono anche essere visti con favore, ma che non rappresentano nulla di nuovo da cose già dette, sopratutto a causa del divario tra teoria dell'elaborazione delle misure e difficoltà pratica del metterle in concreta attuazione. Il primo scoglio è l'introduzione reale della versione che si vorrà attuare della Tobin tax; riuscire a superare lo scoglio del mondo della finanza sarà un banco di prova decisivo per la vita stessa dell'Euro. Quello della finanza e delle banche è il vero muro da superare per iniziare a risolvere la crisi: per come è stato formato il mondo dell'economia l'introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie può costituire una svolta epocale perchè potrebbe sovvertire il fatto che le banche e la finanza diventino strumentali alla società ed allo stato, inteso come insieme della comunità nazionale e non il contrario, come accade attualmente. Se questo obiettivo sarà raggiunto potranno essere perseguiti anche gli altri obiettivi del piano, che rappresentano, però, il ribadire ricette già viste, ma mai attuate fini in fondo. La presa d'atto e di coscienza della necessità di ridare liquidità in mano alle famiglie ed alle imprese è l'unico strada per rilanciare la produzione e rappresenta una crepa nella concezione teutonica fin qui portata avanti dalla Merkel, basata esclusivamente sul rigore dei conti pubblici. La spinta degli industriali ed in generale del mondo produttivo tedesco, che ha visto rallentare le proprie esportazioni in quello che è, malgrado tutto, ancora il mercato più redditizio del mondo, l'Europa, ha fatto cambiare idea alla cancelliera tedesca, più del pressing a cui è stata sottoposta, come azionista di maggioranza, dagli altri partner europei, prima fra tutte l'Italia. Tuttavia non tutti in Germania sono convinti dell'applicazione della Tobin tax, anche in seno al governo tedesco, ad esempio, i liberali, si dicono contrari e propongono come alternativa una tassa per i vantaggi del business bancario e ritenute più pesanti sugli stipendi e le indenità dei dirigenti degli istituti di credito. Ma al netto delle proposte operative quello che manca è ancora una solida impalcatura di tipo politico che sostenga queste iniziative: senza organismi comunitari dotati di maggiore potere decisionale, ogni proposta, ancorchè valida, rischia di essere vanificata nel gioco dei veti incrociati dei singoli governi, ciò vuol dire che la necessaria gestione dell'urgenza è destinata a fallire se non si effettua un ragionamento politico sul lungo periodo, creando un investimento sull'organizzazione comunitaria condiviso da tutti i membri, o perlomeno, quelli convinti di proseguire su questa strada.
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