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mercoledì 21 marzo 2012
Ancora sull'anomalia italiana
Grecia ed Italia, rappresentano, ormai, due evidenti anomalie politiche nel cuore dell'Europa. Se ad Atene si sono imposti, anche con la forza, i dettami della Germania, che di fatto hanno limitato la sovranità del paese, a Roma, il governo cosidetto tecnico, instaurato dalle banche e dal mondo della finanza con modalità più morbide, sta perseguendo obiettivi analoghi a quelli subiti dal popolo ellenico. Occorre ricordare che il governo italiano in carica non è stato scelto dal corpo elettorale, ma è al potere con il consenso dei principali partiti, di solito schierati su posizioni diametralmente opposte. Questo ne legittima, secondo la legge, la vita e l'azione, ma ne fa una situazione anomala, se guardata dal lato del processo democratico. In queste ore in Italia infuria la battaglia sulla riforma del lavoro, che riguarda tutti i lavoratori italiani, ed è, perlomeno, strano, che ha decidere su di un tema così fondamentale non sia un esecutivo passato per il giudizio elettorale. Non è questo l'unico episodio cui questo governo è stato chiamato a decidere: la riforma delle pensioni e l'introduzione di nuove tasse, che hanno notevolmente abbassato la qualità della vita dei cittadini in maniera simile a quella dei greci, parlano chiaramente di una azione penalizzante verso una sola parte sociale, senza azione alcuna contro quel mondo bancario e finanziario, che a detta di molti è responsabile della crisi economica acuta che vive il paese italiano. Nella giornata di ieri un episodio di ulteriore gravità è accaduto in un ramo del parlamento italiano, la Camera dei deputati, dove il rappresentante del governo si è permesso di non rispondere nulla alle domande dei deputati, fatto già molto grave se inquadrato nel normale processo democratico, sulla mancata copertura finaziaria di una legge in discussione, cosa in palese contrasto con la legge fondamentale italiana, la Costituzione della Repubblica, e quindi al di fuori della legalità stessa rappresentando un ossimoro, generando la reprimenda del Presidente dell'assemblea. Il fatto di cui sopra rappresenta una duplice valenza che dimostra come l'esecutivo italiano sia al di fuori della democrazia e continui a rappresentare un pericoloso precedente per il normale svolgimento della vita democratica di uno dei paesi principali dell'Unione Europea. Non esistono le prove materiali che questo governo sia, come da più parti affermato, l'espressione delle banche e della finanza e che quindi agisca, in ultima analisi in loro favore, a parte prove indiziarie rappresentate da diversi provvedimenti che paiono andare in quella direzione, ma non è questo il punto centrale di questa riflessione. Qualunque provenienza abbia il governo italiano in carica ciò che importa è che non proviene dalle urne e questo basta ad identificarlo come un vuoto pericoloso per il processo democratico. Se questa prassi dovesse prendere campo, a livello europeo, non solo greco o italiano, in ogni caso di crisi economica, ci troveremmo davanti alla morte dell'esercizio democratico in nome di una emergenza che potrebbe anche non essere vera, si pensi a come ciò potrebbe essere possibile con la manipolazione dei mass media, giustificando la sospensione dei diritti fondamentali per qualunque esigenza finanziaria. Questa convinzione, che potrebbe sembrare una estremizzazione, pone dei quesiti concreti al fine di evitare anche tentativi di alcuni stati, più potenti economicamente, di limitare la sovranità di altri più deboli. Sono fattispecie che si stanno purtroppo verificando, instaurando un colonialismo modernissimo di matrice diversa da quello tradizionale, oltretutto in un ambito, come l'Unione Europea, che dovrebbe essere costituito da alleati. Se i paesi più deboli pagano la loro gracilità economica, Bruxelles, in quanto istituzione centrale, paga la propria debolezza politica, frutto di un processo unificatore incompiuto, che non permette all'intero sistema di avere persi e contrappesi in grado di bilanciare queste nuove casistiche che la crisi economica sta generando. Il mancato controllo sulle banche e sulla finanza genera dei mostri giuridici come il governo italiano, senza che l'ente sovranazionale possa opporsi in nome dell'esercizio democratico. Tutto ciò rappresenta una evoluzione inattesa e spiacevolmente presente, dei sistemi politici occidentali, quelli che dovrebbero esportare la democrazia nel mondo.
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