La strategia di pacificazione mondiale, che Obama sta portando avanti fin dall'inizio del suo mandato, sarà il cardine dell'azione americana al vertice di Seoul sulla prevenzione del terrorismo internazionale atomico. Il summit sud coreano, a cui parteciperanno più di 50 paesi, analizzerà le possibili azioni per limitare la minaccia atomica nel mondo. La proliferazione degli armamenti nucleari è un tema la cui soluzione ormai non è più rimandabile ed occorre trovare una via d'uscita condivisa a livello mondiale, per, almeno, limitarne la pericolosità. In questo senso il Presidente USA ha promesso una azione di riduzione delle armi nucleari americano, anche a seguito degli incontri bilaterali con il presidente russo Putin, per un disarmo congiunto degli arsenali atomici dei due paesi. Questo gesto dovrebbe rappresentare l'esempio da seguire per la comunità internazionale, al fine di ridurre al minimo i rischi di un possibile utilizzo delle armi atomiche. Tuttavia, non essendo più in regime di guerra fredda, quando gli ordigni nucleari erano detenuti soltanto dalle due super potenze di allora e di conseguenza arrivare ad accordi di limitazione era più facile perchè soltanto due erano i soggetti coinvolti, attualmente sia per l'accresciuta diffusione della tecnologia, che rende più facile la costruzione delle bombe atomiche, sia per il minore investimento necessario per disporre nel proprio arsenale di tali armamenti, la proliferazione nucleare rende necessario, ma purtroppo non sempre sufficiente, cercare di coinvolgere un sempre crescente numero di paesi a partecipare ad eventi del genere. Per Obama è ancora più importante ribadire il suo ruolo di normalizzatore del fenomeno, perchè si trova coinvolto in piena campagna elettorale e la politica estera è uno dei suoi punti di forza, anche se le vicende afghane hanno causato qualche perdita di consenso. Proprio in quest'ottica è importante per il presidente americano uscente, uscire dal vertice incassando risultati positivi, almeno sul piano delle intenzioni per il disarmo nucleare. La dimostrazione di quanto Obama punti a questo obiettivo, per certi versi molto ambizioso e difficile, è la programmazione di un progetto di cooperazione internazionale che riduca la dipendenza energetica sia dal petrolio che dall'energia nucleare, dietro la quale, spesso, si nascondono programmi militari.
Nonostante queste buone intenzioni non sarà facile convincere paesi come l'Iran, con il quale è in corso un contenzioso piuttosto problematico, l'India, il Pakistan o la Corea del Nord ha rinunciare ai propri arsenali atomici. Se per l'Iran il discorso è differente, perchè ufficialmente Teheran persegue una ricerca nucleare a fini pacifici, per gli altri possessori ufficiali di ordigni atomici, ai quali va aggiunto Israele, è difficile immaginare una moratoria dei propri arsenali. La bomba atomica oltre che ad essere uno status symbol è ormai diventato uno strumento a pieno titolo della politica estera degli stati, sopratutto in fase di dissuasione e difensiva da possibili attacchi. Ma la grande instabilità mondiale giustifica i timori di Obama, peraltro condivisi da un alto numero di uomini di stato, circa la disponibilità relativamente facile di reperire tali strumenti bellici anche da parte di gruppi terroristici, che potrebbero vedere così notevolmente accresciuto il loro potere di ricatto. Soltanto una azione comune di controllo e di, sopratutto, prevenzione coordinata a livello internazionale può limitare questo pericolo. E' chiaro che i fattori in gioco sono molteplici, fermata l'emorragia del contrabbando nucleare a seguito della dissoluzione dell'impero sovietico, ora il pericolo maggiore è la disponibilità economica di alcuni gruppi terroristici, sopratutto islamici, che possono facilmente reperire sia la tecnologia, che il materiale per la costruzione di ordigni tascabili, non usabili a grande gittata ma comunque in grado di fare danni notevoli se usati in città di medie o grandi dimensioni. Diventa così prioritario fermare sul nascere questo pericolo che innescherebbe anche il superamento del blocco psicologico dell'attentato atomico fino ad ora mai osato, rischiando di aprire un mortale pericolo di emulazione. Molto spesso da riunioni che comprendono un così vasto numero di partecipanti escono solo dichiarazioni di buone intenzioni e nulla più, l'augurio, questa volta è quello di che vanga elaborata una strategia condivisa di azione concreta, capace di oltrepassare il mero aspetto teorico.
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