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giovedì 14 giugno 2012
Gli USA accusano la Russia per gli aiuti ad Assad
La questione siriana, troppo a lungo sottovalutata, rischia di avere un impatto ben maggiore sul complesso sistema delle relazioni internazionali. L'ultima vicenda riguarda la rinnovata tensione tra USA e Russia, che pare ricalcare le cupe atmosfere della guerra fredda. Gli Stati Uniti accusano Mosca di rifornire Damasco con armi, elicotteri da combattimento e sistemi anti aerei, viceversa la Russia accusa Washington di fare altrettanto con le forze ribelli. Se entrambi negano le reciproche accuse, Mosca ammette però, di avere effettivamente inviato i sistemi di difesa aerea, facenti parte di lotti di forniture firmate precedentemente dell'inizio della guerra civile in corso, mentre gli USA hanno confermato soltanto l'invio di materiale medico ed apparati per le radio comunicazioni, smentendo in modo categorico l'invio di armamenti. Se risulta ben difficile stabilire, sopratutto adesso, la verità, l'invio dei sistemi anti aerei, peraltro confermato dai russi, va ad inquadrarsi nella strategia di Mosca di evitare che forze aeree possano bombardare le truppe di Assad. Il pensiero russo si basa sui precedenti casi della Serbia e della Libia, dove, per sfiancare i regimi in carica è stata usata l'arma aerea, che attraverso bombardamenti, che dovevano essere mirati, ha operato con lo scopo di indebolire i governi in carica ed in appoggio delle forze di terra ribelli, evitando l'impiego diretto di truppe straniere sul terreno. Anche per la Siria i piani erano questi, ricalcando un modello di azione ormai assestato. La Russia, affiancata dalla Cina, ha unito gli sforzi diplomatici con il veto nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, con la fornitura dei sistemi anti aerei ottenendo così di blindare dall'alto il regime di Assad, anche nel caso di azioni concordate al di fuori dell'ombrello delle Nazioni Unite. Così se i sistemi anti aerei russi assicurano una copertura del cielo siriano, in concomitanza con l'impossibilità di una invasione da terra, Assad per il momento resta saldamente al suo posto, giacchè la composizione delle forze in campo può consentire ai ribelli, nella migliore delle ipotesi, soltanto il mantenimento delle zone conquistate, insomma una situazione di stasi, che, però gioca a favore del dittatore siriano, perchè gli consente di recuperare tempo prezioso per riorganizzare la riconquista sistematica dei territori a lui più lontani. L'atteggiamento russo non è però una novità, nello schema geostrategico di Mosca la Siria rappresenta una pedina fondamentale, perchè in quella nazione è ospitata l'unica base militare russa nel Mediterraneo ed un eventuale cambio al vertice del paese potrebbe creare le condizioni per uno sfratto delle navi militari ex sovietiche, sopratutto dopo il comportamento di appoggio ad Assad tenuto finora dal governo russo. La situazione particolarmente tesa tra USA e Russia impedisce qualsiasi progresso sulla via della pacificazione in Siria e l'irrigidimento delle rispettive posizioni non favorisce gli incontri bilaterali che dovevano tenersi nei prossimi giorni e che risultano ora sospesi. Il maggiore impegno della Russia a favore di Assad rischia così di diventare un pericoloso intralcio nella soluzione della questione e determina che l'unica strategia possibile sia un maggiore coinvolgimento della Cina, verso cui devono essere operate azioni di convincimento a cambiare il proprio atteggiamento nel considerare possibili alternative all'ormai fallito piano di pace di Annan. Un mutato atteggiamento cinese porterebbe la Russia ad un isolamento diplomatico sulla questione siriana difficilmente spiegabile se non con l'ammissione, per ora sempre negata, di profondi interessi in Siria, tali da permettere le carneficine praticate da Assad: una posizione difficilmente sostenibile per una nazione che aspira a riprendere il suo ruolo di super potenza, in un contesto che non è più quello degli anni della guerra fredda.
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