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giovedì 7 giugno 2012
Gli USA avvertono il Pachistan
Gli USA sono in difficoltà a continuare a gestire il loro rapporto con il Pakistan. Ufficialmente i due stati sono alleati contro i fondamentalisti islamici, che dalle zone montuose al confine con l'Afghanistan attaccano Kabul e costituiscono il principale ostacolo al processo di pacificazione del paese di Karzai. E' questo il motivo fondamentale degli attriti tra Washington ed Islamabad, l'assoluta inaffidabilità pachistana nella lotta al terrorismo, che si concreta, appunto, nella tolleranza continua che Islamabad concede alle basi talebane. In realtà si tratta di una tolleranza che confina con la connivenza, in un gioco pericoloso dove rientrano i servizi segreti pachistani, più volte sospettati di doppio gioco alle spalle degli Stati Uniti. In questo clima, particolarmente teso, rientra la dichiarazione ufficiale del segretario alla difesa USA, Leon Panetta, rilasciata a Kabul nel corso di una visita di stato. Panetta ha chiaramente dichiarato che la pazienza americana è agli sgoccioli, parole particolarmente gradite al presidente afghano Karzai, che da diverso tempo accusa lo stato confinante di offrire protezione ai nemici del suo governo. La presa di posizione di Washington fa seguito a diversi tentativi, che si sono succeduti nel tempo, di trovare un accordo con il governo pachistano per la gestione dei rifugi talebani presenti nelle zone di confine. Si tratta di valli spesso inaccessibili, che offrono rifugi sicuri, anche all'assalto dei droni, dai quali i talebani operano azioni di guerriglia molto efficaci, la cui ritorsione si sta rivelando sempre più problematica senza l'appoggio di forze armate del luogo. Non solo la commistione dei servizi segreti pachistani con gli stessi talebani, rende praticamente impossibili azioni la cui riuscita dipende in gran parte sull'effetto sorpresa. La dichiarazione di Panetta, mai avvenuta con tali toni, è anche il chiaro segnale di una situazione difficilmente colmabile dalle due parti, che paiono ormai troppo distanti. Il problema reale è che senza un rapporto leale con il Pachistan, la soluzione del problema afghano, per gli USA è praticamente impossibile, perlomeno cercando di mantenere il programma di ritiro previsto da Obama. La forza e l'abilità dei Talebani all'interno del proprio territorio, con in più una protezione, più o meno estesa, da parte del Pachistan, rende la situazione di stallo, finchè gli USA assicurano una presenza massiccia sul territorio, ma nel momento in cui il programma di ritiro farà sentire la carenza numerica degli effettivi, lasciando all'inesperto esercito afghano, la situazione andrà a vantaggio dei fondamentalisti islamici, che potrebbero prendere il sopravvento e rendere così vani anni di combattimento portati avanti dell'esercito a stelle e strisce. Probabilmente per gli Stati Uniti è venuto il momento di compiere scelte drastiche come intensificare gli attacchi in territorio pachistano, prestando così il fianco sia a censure diplomatiche, che ad avere Islamabad come avversario diretto, piuttosto che falso alleato. E' uno scenario estremo, ma che ha sempre maggiori probabilità di verificarsi. Certo anche se ciò dovesse accadere, il ritiro delle truppe non dovrebbe subire variazioni, sopratutto in campagna elettorale, più probabile l'intensificazione dell'uso dei droni ed il mantenimento sul terreno di esperti sia di guerra elettronica, che di intelligence. Ma ancora più pericolose potrebbero essere le conseguenze sul piano diplomatico, con il Pachistan che già usufruisce dell'aiuto cinese specialmente in chiave anti indiana, infatti su questo terreno Pechino ed Islamabad hanno delle particolari assonanze in chiave di rivalità con Nuova Delhi, i primi per tradizionali ragioni storiche, i secondi per più prosaiche ragioni di concorrenza economica. Se Washington interrompesse i rapporti con il Pachistan, la Cina ne potrebbe diventare il maggiore alleato, con conseguenze imprevedibili sul piano degli equilibri regionali, peraltro già molto instabili.
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