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giovedì 7 giugno 2012
La Merkel auspica maggiore unione politica nella UE
La cancelliera Merkel, bersagliata da più parti come responsabile della mancata crescita europea, gioca la carta del rafforzamento dell'unione politica. Si è detto più volte che l'euro è nato senza il dovuto sostegno di un apparato politico in grado di intervenire in caso di difficoltà, ma la diffidenza dei singoli governi verso provvedimenti che ne potessero limitare il raggio d'azione ed il crescente successo degli ultimi anni di partiti e movimenti territoriali, hanno sempre impedito il regolare corso del processo di unificazione europea, che è un processo essenzialmente politico, anzichè economico. Quello che sembrava una conquista, la moneta unica europea, si è rivelato un fallimento proprio perchè doveva essere il passo successivo e non quello iniziale, da dove partire per l'effettiva unificazione del vecchio continente. Gli ultimi avvenimenti di natura economico finanziaria hanno messo in luce tutta la debolezza dell'Euro, causata proprio dal mancato sostegno istituzionale; infatti le misure sia di natura fiscale, che creditizia, che finanziarie, messe in campo, sia dai singoli stati, che dalle istituzioni centrali, sono apparse fin da subito provvedimenti slegati e mancanti di un indirizzo politico unitario e concreto, che li caratterizzasse sui mercati, in modo tale da garantire un indirizzo preciso tale da dare sia ai mercati, che agli speculatori un segnale forte ed inequivocabile. Ora finalmente anche il governo del paese più importante, l'azionista numero uno della UE, si rende conto, aldilà delle necessità elettorali e dei gradimenti dei sondaggi, che iniziare a pensare concretamente all'ipotesi della creazione di strumenti volti a dare una politica unitaria, non è più procrastinabile. Tuttavia siamo già in ritardo e l'urgenza necessaria a sveltire il processo sarà tutt'altro che garantita. Il punto di partenza, ancora una volta non è corretto, infatti anzichè partire dalla creazione di istituzioni politiche comuni con a disposizione strumenti efficaci, si vuole iniziare dall'unione fiscale da attuare con maggiore coordinamento delle politiche di bilancio. Ciò significa, tecnicamente, sempre tempi lunghi a cui sottoporre i programmi elaborati dai singoli stati, sempre poco propensi a perdere autonomia. Il pericolo concreto è di trovarsi di fronte a trattative sfiancanti, quando il requisito della velocità è, di questi tempi, il più essenziale per contrastare le ondate speculative. La Merkel conosce il problema e probabilmente ritiene il suo approccio l'unico possibile: un avanzamento graduale dove il risultato ultimo è l'unione politica. La cancelliera tedesca infatti prospetta diversi vertici per arrivare ad un risultato conclusivo che soddisfi il criterio dell'unicità dell'indirizzo politico. Se teoricamente e, purtroppo anche praticamente, la Merkel ha ragione, non si può non imputare alla classe politica europea la responsabiltà del ritardo con il quale continua a muoversi: questi punti dovevano essere affrontati e risolti molto tempo prima ed è ben triste che soltanto una crisi profonda come quella attuale costringa finalmente a muoversi verso quei provvedimenti la cui utilità appariva chiara già da diversi periodi.
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