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venerdì 3 agosto 2012
La riforma dell'ONU è sempre più urgente
La situazione siriana, dopo avere causato la dimissioni di Annan, provoca una reazione in seno all'assemblea delle Nazioni Unite, che potrebbe avere conseguenze sull'organizzazione del Consiglio di Sicurezza. Il gruppo di nazioni arabe che ha presentato la risoluzione, che sarà votata nella giornata di oggi, per condannare l'uso dell'aviazione militare da parte di Damasco, che ha provocato il bombardamento delle posizioni dei ribelli, contiene, al suo interno, il rammarico per l'incapacità dimostrata dal Consiglio di Sicurezza di arrivare ad una sintesi che favorisse la transizione politica e, con essa, la pace nel paese. Sebbene la risoluzione, che probabilmente verrà adottata con la grande maggioranza dei voti dell'assemblea, non sia vincolante, implicitamente accusa il sistema di funzionamento dell'ONU, troppo rigido e bloccato dall'eccessivo potere degli stati membri permanenti del Consiglio di sicurezza, che possono così condizionare, l'assemblea dove, al contrario, si dovrebbe esercitare la democrazia delle nazioni. Viceversa l'eccessivo potere nelle mani soltanto di alcuni stati, stravolge quello che è il senso profondo di una organizzazione che dovrebbe essere il governo del mondo. La questione non è nuova, recentemente già la Germania ha richiesto una profonda revisione di meccanismi,ormai farraginosi perchè elaborati in una fase storica ormai abbondantemente trascorsa. L'evoluzione profonda della società internazionale e la nascita di nuovi stati espressione dell'autodeterminazione dei popoli, che caratterizza l'attuale fase storica, sebbene ancora densa di fattori portatori di profonda instabilità, stride profondamente con un assetto pensato con la presenza di territori ancora sottoposti al regime coloniale. Del resto quello spirito è rimasto tuttora sullo sfondo del Consiglio di Sicurezza e gli stati colonialisti o neocolonialisti ne fanno abbondantemente uso per tutelare i propri interessi particolari. Se ciò è quasi scontato per Francia e Regno Unito, ma anche per gli USA e la Russia, protagonisti principali della stagione della guerra fredda, con tutto il corollario di influenze e dominazioni più o meno nascoste su stati formalmente autonomi, anche la Cina non sfugge a questa logica, in virtù di un neocolonialismo economico, che esercita sia sui paesi in via di sviluppo, sfruttandone proprio vantaggio le risorse, sia anche verso i paesi industrializzati in ragione di una disponibilità economica senza pari. Così il Consiglio di sicurezza, da luogo deputato alla risoluzione delle controversie tra gli stati, pensato sopratutto per evitare nuovi conflitti, si è ritrovato in mano ad un club ristretto che lo usa piegandolo alla propria ragion di stato. Il caso siriano è soltanto l'ultimo campanello d'allarme che avverte della necessità di una riforma che dovrebbe essere urgente, ma che non è ancora stata ne pianificata ne progettata. I tempi tecnici della burocrazia tra gli stati e gli sforzi diplomatici che occorreranno, rischiano di fare diventare obsoleta una istituzione che rappresenta l'unico sforzo teso a dare al mondo una forma di governo comune. Non è detto che prima o poi, gruppi di stati, stufi dell'immobilismo del Consiglio di sicurezza, escano dalle Nazioni Unite decretandone la diminuita importanza. Per evitare ciò è necessario che i membri permanenti rinuncino ai loro privilegi iniqui e si pongano le basi per una revisione il più possibile condivisa del funzionamento dell'ONU: mai come ora è necessario uno strumento del genere.
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