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lunedì 6 agosto 2012
Gli sforzi USA per la transizione siriana
Washington aumenta l'attenzione sulla Siria e sul dopo Assad, ormai dato per scontato. Infatti il lavoro congiunto di Pentagono e Dipartimento di Stato verte sulle modalità della gestione derivante dal vuoto di potere, da diversi punti di vista: umanitario, economico e militare. La prima emergenza è costituita dalla grave situazione umanitaria, cui si cerca di fare fronte con massicci invii di aiuti, sia medici che alimentari, destinati ad alleviare la difficile situazione della popolazione civile. Con la caduta di Assad, gli Stati Uniti stanno approntando l'abolizione delle sanzioni economiche, in modo da permettere un afflusso ancora maggiore di aiuti, provenienti non solo dagli USA e consentire anche una ripresa delle attività economiche più veloce possibile, tramite l'arrivo di investimenti. Molto temuta è la probabile spirale di violenza che potrebbe innescarsi contro le forze leali al regime e responsabili dei tanti atti efferati contro la popolazione, in questo senso l'azione di Hillary Clinton mira a convincere le forze di opposizione a non abbandonarsi ad un clima di vendetta che avrebbe come conseguenza l'accentuazione della tanto temuta situazione del vuoto di potere, che potrebbe aprire scenari particolarmente pericolosi per la presenza, tra le fila dell'opposizione, di aderenti a movimenti integralisti islamici. Gli USA hanno bene in mente la lezione imparata con la caduta di Saddam Hussein in Iraq, dove la dissoluzione completa dell'apparato di potere, creò il caos più totale nel paese. In questa ottica non è da escludere che dietro le tante diserzioni di personaggi influenti del regime di Damasco, non vi sia proprio un piano predeterminato da Washington, per controllare il passaggio di potere, attraverso uomini chiave dell'amministrazione di Assad, che possono conoscere fin nei minimi dettagli l'organizzazione statale e possono essere accettati dall'opposizione per la loro diserzione prima della caduta del dittatore, che consente di assumere, così, il certificato di oppositore. Ma malgrado tutta questa pianificazione la Casa Bianca è consapevole di non potere avere il controllo, anche parziale della situazione, che presenta sviluppi imprevedibili perchè maturata in un contesto di forte violenza e fortemente diviso in fazioni settarie, tenute insieme, per adesso, soltanto dall'avversione per Assad. Infatti, malgrado la fase della caduta del dittatore sia ancora ritenuta problematica, ancorchè data per certa, nel senso che sicuramente accadrà, ma non si sa quando, gli USA ritengono che le difficoltà maggiori emergeranno proprio con la sconfitta ufficiale delle forze al potere. Particolare attenzione è rivolta al nutrito arsenale di armi chimiche, di cui la Siria è sempre stata una grande acquirente, il problema che tale arsenale non finisca in mano ad integralisti islamici, che potrebbe usarlo contro Israele, è stato al centro dell'elaborazione della strategia che prevederà l'impiego di squadre direttamente sul campo, del resto uomini della CIA sono già in stretta collaborazione con i ribelli, sicuramente con compiti di struzione e formazione in collaborazione con elementi analoghi di Arabia Saudita, Turchia e Qatar. Un'altro aspetto è la coordinazione e la collaborazione con i governi amici della regione, Giordania, Israele e Turchia, per organizzare e gestire la pressione umanitaria, sempre più forte, da parte dei profughi che fuggono dai teatri di guerra. L'azione americana, che era sicuramente iniziata in modo ufficioso, già precedentemente, si è fatta più massiccia con l'aggravarsi della crisi siriana e con la permanenza dell'atteggiamento di Cina e Russia, che continuano a bloccare qualsiasi soluzione proveniente dal Consiglio di sicurezza dell'ONU, rendendo vani, di fatto, ogni sforzo a livello sovranazionale.
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