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lunedì 26 novembre 2012
USA: Partito Repubblicano le ragioni della sconfitta e la necessità del cambio di atteggiamento
Negli USA, il dopo elezioni ha portato nel Partito Repubblicano un momento di forte contrasto, dettato dal pessimo risultato elettorale, che oltre a non raggiungere la vittoria nella corsa per la presidenza, ha anche subito un calo di seggi al Senato. La situazione attuale è quella di un partito spaccato in due, con, da una parte, il vecchio gruppo dirigente ed i suoi seguaci e, dall'altra gli esponenti del Tea Party, che rappresentano la nuova tendenza all'interno del movimento conservatore statunitense. Pur avendo diversi punti in comune, le due parti sono, nel contempo, molto distanti sulla concezione intrinseca con cui praticare l'azione politica. Il gruppo dirigente è composto da personale più navigato ed esperto, che, pur restando nei binari del conservatorismo, agisce in modo più pragmatico per il raggiungimento dell'obiettivo. Tuttavia questa caratteristica, nelle ultime elezioni, è stata frustrata da un candidato inadatto, frutto di una scelta basata su troppi compromessi, che ha puntato su di una persona spesso in contraddizione anche con se stessa. I continui errori, compiuti a ripetizione, hanno vanificato le possibilità di vittoria esistenti, fondate sulla delusione dell'azione in campo economico di Obama. L'avere snobbato il voto femminile e quello delle minoranze etniche ha denunciato i limiti di una campagna impostata sulla base elettorale certa, senza cercare il consenso in altre aree attraverso l'elaborazione di programmi, che pur restando nel solco conservatore, sapessero richiamare anche un tipo di elettorato nuovo, oramai necessario per arrivare alla vittoria. Non pare però possibile che la scelta di Romney sia stata presa con tanta leggerezza, ben sapendo i limiti del candidato a cui si affidava la competizione. Quello che emerge è un partito ingessato e privo di linfa vitale e sopratutto arroccato su posizioni ormai troppo lontane dalla base. Del resto è questa, sostanzialmente, l'accusa che proviene dal Tea Party: un allontanamento dalla base, incapace di essere coinvolta anche a livello emotivo, dal programma del candidato presidente. Se il Tea Party ha indubbiamente ragione, vi è però da dire, che la parte direttiva del partito accusa il movimento di avere preso una strada troppo di destra, spesso coincidente soltanto con il comune sentire dell'America più profonda, legata alle questioni religiose e troppo lontano dagli effettivi problemi che uno stato multietnico come gli USA deve quotidianamente affrontare. Ma se questo è vero occorre dire che Romney non ha certo incarnato i valori di una destra moderna, capace di confrontarsi con elasticità alle sfide attuali; semmai la percezione che il candidato repubblicano ha trasmesso è stata di essere troppo elitaria, il che non può certo piacere ai seguaci del Tea Party. L'errore di tutto il movimento è stato quindi di scendere troppo a compromessi con due visioni che erano quasi opposte e non sapere trovare una sintesi capace di produrre un candidato che sapesse ridurre le distanze anzichè aumentarle. La lezione non è da poco, senza sapere compattare fino ad unire queste due anime del partito, i repubblicani hanno poche speranze di incidere nell'immediato sulla politica delgi Stati Uniti. Il futuro perà può dare già delle opportunità per operare dei cambiamenti strategici in attesa di tempi migliori. Nello scorso mandato l'ostruzionismo praticato dai repubblicani in sede istituzionale è stato, spesso, la causa di veri e propri blocchi all'attività dell'apparato statale, una strategia controproducente, che non è irragionevole individuare come una delle cause della sconfitta elettorale. Se non vi sarà un cambio di rotta sarà difficile poi presentarsi come paladini degli interessi nazionali, viceversa un atteggiamento più duttile, che possa dimostrare la partecipazione a scelte che possano favorire azioni tese a favorire le riforme, potrà presentare il Partito repubblicano come una forza più responsabile, non ferma ad inutili posizioni di principio. I prossimi appuntamenti riguarderanno la riforma fiscale e la legge sull'immigrazione: si tratta di due prove cruciali, non solo per la maggioranza, ma, in un'ottica di lungo periodo, ancora di più per la minoranza, che è chiamata ad esercitare un ruolo più attivo del semplice rifiuto. Una partecipazione attiva alle decisioni, impostata su di un dialogo differente potrà generare una nuova immagine del partito, maggiormente disposta a collaborare con un governo di segno opposto, portando alla discussione la propria esperienza e le proprie esigenze, esercitando un ruolo costruttivo anche dalla parte dell'opposizione.
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