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Politica Internazionale
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venerdì 7 dicembre 2012
Venti di guerra tra Cina ed India?
La difficile situazione che sta aumentando nel mare Cinese Meridionale tra Cina e Vietnam, rischia di degenerare pericolosamente per la possibile entrata sulla scena dell'India. Tra i due maggiori paesi emergenti i rapporti non sono buoni e la rivalità è cresciuta di pari passo con i rispettivi passi avanti nell'economia. La necessità di sempre maggiori quantitativi di materie prime ha aperto nuove occasioni di scontro, nel quadro di un allargamento di alleanze e sfere di influenza, che ha rotto equilibri ormai superati. La concorrenza tra le due potenze potrebbe essere un elemento determinante per delineare i nuovi scenari internazionali e gli equilibri che ne scaturiranno. Nel caso specifico tutto ruota attorno all'invito fatto da Pechino al Viet Nam di interrompere le perforazioni che hanno come scopo la ricerca di idrocarburi nel tratto di mare conteso. Intorno a questo episodio si sono verificati anche incidenti navali di piccola entità, che hanno visto coinvolte navi dei rispettivi paesi. I rapporti di forza tra Viet Nam e Cina sono nettamente a favore di Pechino, tuttavia esiste una joint venture tra la società indiana Oil and Natural Gas Corp ed Hanoi che potrebbe giustificare, nonostante l'India non abbia rivendicazioni territoriali nel Mare Cinese meridionale, un ingresso delle navi militari indiane a protezione delle imbarcazioni battenti la propria bandiera. La Oil and Natural Gas Corp è ritenuta dal governo indiano impresa di interesse nazionale e quindi soggetta a particolare protezione. Quello che si minaccia è un confronto di gran lunga ben più pericoloso delle dispute tra Cina e Giappone o tra Cina e Filippine, paesi comunque legati da strette collaborazioni economiche, che possono aprire con maggiore facilità canali di dialogo. Tra Cina ed India non vi sono rapporti che vadano aldilà della formalità diplomatica ed un eventuale confronto non avrebbe come uscita di sicurezza interessi comuni da tutelare. Inoltre il problema è aggravato a livello generale dalla disposizione emanata dal governo cinese, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2013, che prevede un allargamento della propria sovranità marina, forse anche in violazione della prassi del diritto internazionale, che prevede la confisca dei mezzi navali ed il conseguente arresto dell'equipaggio di quei natanti sorpresi entro i nuovi confini. Ciò implica che la Cina intende pattugliare questi tratti acquei con mezzi militari, alzando di molto le possibilità di scontri armati. Gli USA hanno chiesto chiarimenti su questa nuova legislazione ed sicuro che la questione sarà materia di scontro tra Washington e Pechino. A conferma dello stato di agitazione che si respira nella regione il Segretario dell'Associazione dei Paesi del Sudest asiatico, Surin Pitsuwan, ha affermato che la regione sta per diventare la Palestina asiatica, un termine di paragone che autorizza la massima preoccupazione nel mondo intero, è bene infatti ricordare, che per questi tratti di mare transita la maggior parte della produzione manifatturiera mondiale, ed un eventuale allungamento delle rotte marine avrebbe riflessi sicuramente pesanti sul rialzo dei prezzi.
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