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lunedì 28 gennaio 2013
La Cina minaccia la Corea del Nord
La pazienza della Cina, nei confronti della Corea del Nord sembra finita. L'interesse principale di Pechino è che nella regione vi sia stabilità e la tensione che si è sviluppata in conseguenza del lancio del razzo da parte di Pyongyang ha provocato le dure reazioni di USA, Corea del Sud e Giappone, che sono culminate nelle nuove sanzioni a cui la dittatura ereditaria è stata sottoposta, proprio con l'avallo cinese. La Corea del Nord può contare solo sull'alleanza con la Cina, per il resto non intrattiene, praticamente relazioni con altri stati, tanto da essere stata definita stato eremita. Dal legame con la Repubblica Popolare Cinese provengono, in maniera esclusiva, tutti gli aiuti economici, che consentono al paese, seppure tra infinite difficoltà, la sopravvivenza. Questa situazione permette di comprendere come la Cina sia l'unico attore internazionale che possa esercitare una influenza concreta sulla Corea del Nord, tale da fermare l'escalation nucleare di Pyongyang. Si è arrivato così alla concreta minaccia della riduzione degli aiuti essenziali per il paese nordcoreano, se si verificheranno ulteriori test nucleari. Del resto mai, fino ad ora, la posizione cinese era stata più esplicita di adesso, con l'approvazione delle sanzioni Pechino ha formalmente censurato di fronte al mondo intero le velleità della Corea del Nord. Ma il passo successivo, della minaccia della sospensione degli aiuti, segna uno sviluppo ancora ulteriore nel volere esercitare l'influenza decisiva nei confronti dell'alleato, tanto che le relazioni tra i due paesi stanno attualmente vivendo il punto più basso della loro storia. Pechino ha più volte mostrato comprensione verso questo stato ed i comportamenti bizzarri dei suoi governi, sfruttandone in maniera funzionale ai suoi scopi le azioni estemporanee, in maniera di avere un mezzo di persuasione indiretto contro gli stati concorrenti della regione, come la Corea del Sud ed il Giappone. Ma il nuovo corso cinese pare ormai orientato ad un maggiore pragmatismo, da attuare soltanto trovando un rapporto il più redditizio possibile tra gli investimenti effettuati, anche in politica estera, ed i guadagni strategici ricavabili.
Se questo teorema è vero l'inaffidabilità della Corea del Nord la pone al di fuori dello spettro degli investimenti potenziali cinesi, almeno finchè non manterrà una condotta più regolare. Nel passato parevano esistere progetti di Pechino sull'utilizzo della manodopera nordcoreana, senz'altro a bassissimo costo, ma non certo specializzata a causa dell'arretratezza sia dell'istruzione, che del livello di industrializzazione del paese. Tale situazione presupponeva investimenti massicci, sia in formazione, che in macchinari per rendere i prodotti finiti vendibili in mercati emergenti, con il vantaggio, per Pyongyang della creazione di un reddito capace di innalzare il livello di vita del popolo nordcoreano. Il cambio al vertice con il nuovo dittatore al potere, pareva incoraggiare questa apertura, tuttavia con il passare del tempo e l'intensificarsi degli episodi dubbi, non risultano più chiare le intenzioni del governo e gli effettivi assetti di potere e le ultime vicende possono essere la spia del peso sempre più crescente dei militari. La Cina, inoltre, non ha gradito le dichiarazioni nordcoreane, che anzichè apprezzare il proprio impegno per ridurre gli effetti delle sanzioni, ha bollato Pechino di avere subito l'influenza determinante degli Stati Uniti. Ma ciò non corrisponde al vero: Pechino ha ormai preso atto della assoluta necessità della denuclearizzazione della penisola coreana, allineandosi alle posizioni di Washington, Seul e Tokyo, per la stabilità regionale e per il fastidio di avere un paese confinante con un governo così fuori dai canoni, che dispone dell'arma atomica. Per Pyongyang la minaccia cinese non è da sottovalutare: l'interruzione degli aiuti getterebbe il paese nel dramma, creando una situazione totalmente insostenibile, il finale più probabile, quindi, è una retromarcia della Corea del Nord verso posizioni più miti, anche perchè la Cina non può accettare altra soluzione, dato che un isolamento ancora maggiore della nazione eremita, potrebbe determinare un esodo in massa, a causa della fame, della popolazione nordcoreana proprio entro il territorio di Pechino; esito fortemente temuto dal governo cinese, ma previsto in più simulazioni nel caso della caduta della dinastia comunista ereditaria nordcoreana.
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