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martedì 15 gennaio 2013
La Francia isolata nella questione del Mali
Nell'operazione di polizia internazionale, che la Francia ha intrapreso contro i ribelli, che hanno occupato il nord del Mali, Parigi è rimasta sostanzialmente isolata. Aldilà di un appoggio politico proveniente da NATO ed UE, l'aiuto materiale si è limitato alla sola disponibilità logistica, nel trasporto di materiali da parte di Germania, Gran Bretagna, Belgio, Danimarca e Canada. La questione, invece, riguarda tutti i paesi occidentali e sopratutto quelli che si affacciano sul Mediterraneo, dato che si corre il grave rischio, che, immediatamente dietro la sponda meridionale del bacino, si vada creando una entità statale da iscrivere subito alla lista degli stati canaglia. L'insieme di forze eterogeneo che ha occupato il nord del paese africano del Mali è tenuto insieme in maniera molto forte dal comune sentimento religioso, che propende in modo netto verso il fondamentalismo islamico, tanto estremista da potere favorire l'insediamento dei terroristi radicali nel paese. Concretamente potrebbe crearsi una sorta di zona franca per l'estremismo religioso, capace di creare basi militari e logistiche insieme a centri di reclutamento ed addestramento, il tutto relativamente molto vicino all'Europa. Inoltre il ritrovamento di munizioni di fabbricazione iraniana, usate dai ribelli, costituisce un indizio sugli possibili sviluppi delle relazioni internazionali di questa entità, anche se ciò non costituisce una prova; tuttavia per Teheran, sempre alla ricerca di nuovi partner in appoggio alla sua strategia anti occidentale, la necessità di allacciare rapporti con queste forze potrebbe rimpiazzare la sempre più probabile perdita del suo principale alleato, la Siria, dove il regime pare avere ormai il tempo contato. Militarmente già ora gli occupanti del Mali settentrionale hanno dato prova di essere tutt'altro che sprovveduti, potendo contare su parte degli arsenali di Gheddafi, sulla profonda conoscenza del territorio, grazie ai ribelli Tuareg e sull'esperienza militare di Al Qaeda. All'inizio di questa vicenda questi elementi sono stati sottovalutati e nell'indifferenza generale l'autorità legittima del Mali ha perso il suo territorio. Una delle ragioni che ha indotto il governo francese ad agire èstato il tentativo dei ribelli di penetrare nella parte ancora in mano al governo legittimo, tentativo peraltro scongiurato dalla reazione delle truppe regolari; ma la condizione strutturale dell'esercito del Mali non assicura la certezza, che, nel caso di un nuovo attacco, possa reggere di nuovo alla forza d'urto dei ribelli. Tale eventualità potrebbe aprire la strada alla conquista dell'intero paese con ricadute ulteriori sui paesi vicini. Quella che potrebbe venirsi a creare sarebbe una situazione simile all'Afghanistan all'interno del continente africano. Questa possibilità dovrebbe allarmare prima di tutto le Nazioni Unite, l'Africa si trova al centro di uno sviluppo economico in crescendo ed anche la situazione sociale, pur entro i limiti di una difficoltà endemica, sta ottenendo dei risultati significativi. Al contrario un paese in cui vigono le leggi coraniche, applicate in modo ferreo ed ottuso, come accade nella parte settentrionale del Mali, dove le vittime per l'applicazione integrale della sharia stanno crescendo, rappresenta un pericolo ed un ostacolo per il progresso africano. Peraltro il Consiglio di sicurezza ha già approvato una risoluzione che riconosce la necessità dell'intervento militare contro le forze che occupano il Mali del nord, risoluzione che è però insufficiente perchè, innanzitutto non prevede una efficacia temporale, non fissando, cioè, il tempo esatto di intervento e poi perchè affida il compito militare esclusivamente a forze africane da formare ed armare. Dall'altro versante, se si può comprendere la titubanza degli USA, appena in procinto di uscire dalla palude afghana, meno chiara è la posizione dell'Unione Europea, che perde una occasione di dimostrare di essere un soggetto internazionale in modo completo. L'assenza di una politica unitaria, data da divergenze irrisolte su vasta scala, ma in questo caso specificatamente sulla politica estera e di organismi direttivi non coperti dal potere decisionale a causa di norme mai scritte, mette in evidenza come Bruxelles sia sempre più inadatta ad un ruolo internazionale di primo piano. Sulla Francia, per ora, resta così il compito esclusivo di fermare l'avanzata del fondamentalismo islamico vicino ai confini del vecchio continente. Resta la speranza di un impegno della NATO, che potrebbe essere ratificato i prossimi giorni, ma la lentezza con la quale è stato affrontato l'argomento rappresenta un brutto segnale per la tanto decantata lotta al terrorismo.
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