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venerdì 1 febbraio 2013

La Turchia minaccia di entrare nell'Organizzazione di Shangai

Le resistenze all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea potrebbero determinare una curiosa scelta di campo per Ankara. Il governo turco avrebbe, infatti, intenzione di diventare membro, per ora soltanto osservatore, della Organizzazione di Shangai per la cooperazione. Il premier turco Erdogan ha individuato questa possiblità in alternativa all'ingresso nella UE, come possibile sbocco della ricerca dell'allargamento delle forme di cooperazione internazionale per il proprio paese. Il persistere dell'ostinato atteggiamento, per la verità in parte giustificato, di diversi paesi membri della UE all'ingresso turco nell'unione, spingerebbe Ankara verso l'Organizzazione di Shangai, considerata da osservatori turchi addirittura potenzialmente più potente della UE. Questa visione, in realtà pare una estremizzazione, il percorso di unione, seppure rallentato e irto di ostacoli, compiuto da Bruxelles, è molto più avanti sull'integrazione, che, tra l'altro, non figura tra gli obiettivi dell'Organizzazione di Shangai. Resta comunque vero che una unione che comprende: Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, come membri permanenti ed India, Mongolia, Iran e Pakistan, come osservatori ha effettivamente delle grosse potenzialità, che però restano distanti dai vantaggi immediati che potrebbe assicurare l'ingresso nell'Unione Europea. Per la Turchia uno dei vantaggi maggiori a fare parte dell'organizzazione di Shangai, sarebbe la comunanza con la lingua di molti stati, fattore che potrebbe assicurare una maggiore integrazione. Tuttavia i fini istituzionali dell'Organizzazione di Shangai sono molto differenti da quelli dell'Unione Europea, nata per motivi di sicurezza, dettati dalla necessità di bilanciare il potere e l'azione militare, che gli USA hanno sviluppato a livello mondiale dopo l'undici settembre 2001, l'organizzazione di Shangai promuove anche la cooperazione economica, specialmente relativamente ai settori energetici, e culturale. L'assenza di forme democratiche nei governi che compongono l'Organizzazione, costituisce un elemento di forte critica in Turchia verso questa soluzione, quello che si teme nel paese è che Erdogan effettui una virata verso una forma dittatoriale del proprio governo, anche se l'assetto democratico del paese, sebbene influenzato da forme più o meno accentuate di commistione con la religione islamica, pare immune da una tale deriva. Ma l'aspetto più curioso è che l'Organizzazione, militarmente, è alternativa alla NATO, mentre la Turchia è un membro dell'Alleanza Atlantica, considerato strategico dagli Stati Uniti; infatti Washington osserva con attenzione questo processo che potrebbe creare una situazione paradossale, e spinge, dietro le quinte, per l'ammissione del paese turco dentro l'istituzione europea. Al netto di tutte queste considerazioni, la maggioranza degli osservatori considera però, l'interesse mostrato dalla Turchia per l'Organizzazione di Shangai soltanto un metodo per costringere l'Unione Europea ad accelerare il processo di adesione di Ankara. La Turchia, forte del suo sviluppo economico, maturato negli ultimi tempi nonostante la crisi mondiale, ha la necessità di entrare dalla porta principale nel mercato più ricco del mondo per espandere il suo ciclo produttivo, di contro, la UE, sottoposta ad una fase di compressione economica, avrebbe necessità di un nuovo membro capace di aumentare la ricchezza comune e di portare dati confortanti capaci di incrementare il mercato interno. Mai come in questo momento il verificarsi di queste due condizioni, potrebbe favorire le aspirazioni turche e quindi la teoria della minaccia di andare verso un'altra organizzazione sovranazionale risulterebbe esclusivamente funzionale a fare cadere le resistenze per entrare in Europa.

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