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venerdì 1 febbraio 2013
L'ONU potrebbe inviare i Caschi Blu nel Mali
L'ONU potrebbe decidere di inviare i caschi blu nel Mali; l'argomento sarebbe in discussione al Palazzo di Vetro di New York e potrebbe entrare nell'ordine del giorno del Consiglio di sicurezza. La decisione potrebbe essere presa anche se l'intervento francese, per liberare il paese africano dagli estremisti islamici, non fosse ancora concluso. Parigi ha mostrato di essere favorevole alla decisone, anche se ha espresso alcune perplessità circa il dispiegamento della forza di pace in una situazione non ancora del tutto stabilizzata. Questo perchè i caschi blu potrebbero essere obiettivo di attentati da parte delle ultime formazioni che oppongono resistenza. Ciò potrebbe determinare un intralcio allo svolgimento delle operazioni. Diverso il caso di un impiego con l'esclusivo scopo di mantenimento della pace in uno scenario liberato dai terroristi. Questa soluzione solleverebbe, almeno in parte, i francesi dai compiti seguenti ai combattimenti. In ogni caso per Parigi, una tale decisione sarebbe una vittoria sul piano internazionale e determinerebbe la fine dell'isolamento nell'impegno nel paese maliano, rappresentando un riconoscimento tangibile dell'operato eseguito, aldilà delle dichiarazioni di simpatia, che hanno seguito l'intervento. Tuttavia, paradossalmente, anche una decisione favorevole del Consiglio di sicurezza potrebbe non bastare senza l'avallo e l'appoggio dell'Algeria. La decisione dell'ONU, comunque, sarebbe il logico seguito alla risoluzione del Consiglio di sicurezza che riconosceva la pericolosità del fenomeno del terrorismo islamico nel nord del Mali, ma prevedeva l'invio di una forza armata soltanto alla fine del 2013. Si stima che il fabbisogno di uomini si aggiri su di un numero entro il raggio compreso tra le 3.000 e 5.000 unità, due sono le possibilità che si profilano: la prima una forza costituita da soldati provenienti da paesi non africani, senz'altro maggiormente preparati ed armati, ma forse, invisi alla popolazione, la seconda una forza formata da militari di origne africana, con il sostegno logistico delle nazioni Unite e, verosimilmente, istruttori occidentali; questa scelta, che gode dell'appoggio dell'Unione Africana e della Comunità degli stati dell'Africa Occidentale, pare, dal punto di vista diplomatico, più facilmente percorribile, anche se esistono dei dubbi sull'operatività di questi militari e sul rispetto dei diritti umani che potrebbero assicurare. Questo aspetto è molto sentito dalla comunità internazionale, che vuole risparmiare alla popolazione civile, eventuali nuovi soprusi, dopo quelli patiti dall'applicazione della sharia da parte dei miliziani islamici radicali.
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